Sul fronte del dimenticato conflitto Kachin, l’esercito martella i ribelli con attacchi aerei ed artiglieria. Nei campi profughi, i civili terrorizzati si costruiscono dei rifugi con sacchi di sabbia e pietre.
Dovunque in questo spazio tormentato del settentrione birmano, c’è la sensazione crescente che il conflitto possa solo peggiorare.
Mentre l’attenzione di tutto il mondo è concentrata sulla questione dei Rohingya Musulmani, qui è in corso una guerra civile che pone le forze del governo contro un’altra minoranza del paese, i Kachin che sono a maggioranza cristiana. E’ una delle guerre più vecchie al mondo e negli ultimi mesi si intensificata in modo drammatico. Secondo i dati ONU, solo a gennaio ci sono stati diecimila sfollati.
La crisi comunque è anche una delle più dimenticate al mondo, offuscata persino in Birmania dalla violenza contro i Rohingya ad occidente, 700 mila dei quali sono stati costretti all’esilio dai militari.
Il conflitto può anche essere differente ma condividono lo stesso tema tragico, dice Zau Raw che guida un comitato dei ribelli per l’aiuto umanitario sulla parte montagnosa di territorio controllato da i ribelli lungo la frontiera cinese.
Proprio come i Rohingya i Kachin hanno cominciato a capire che “l’esercito ci vuole cancellare. Questa è una guerra per liberarsi di noi”
I Kachin che sono a maggioranza cristiani combattono per una maggiore autonomia in questa nazione a maggioranza buddista sin dal 1961. Ma la loro campagna fa parte di una lotta più vasta per il potere che pone la maggioranza etnica Bamar, che controlla le potenti posizioni di governo e dei militari contro una dozzina di minoranze etniche.
Almeno una ventina di questi gruppi hanno preso le armi sin dall’indipendenza dai britannici nel 1948, ed il governo negli ultimi anni ha firmato cessate il fuoco con almeno una decina di loro.
Sei altri gruppi tra i quali i Kachin combattono ancora.
Sebbene le atrocità commesse dai militari impallidiscono di fronte alla scala delle violenze documentate contro i Rohingya lo scorso anno, una missione di inchiesta di Marzo dell’ONU riportava “similarità forti” tra i due conflitti.
Proprio come nel Rakhine, l’ONU ha ricevuto nuovi rapporti di gravi abusi delle forze di sicurezza come omicidi, rapimenti, tortura, stupri e lavoro forzato. E proprio come nel Rakhine, il governo ha ristretto l’accesso umanitario verso le popolazioni disperate che sono fuggite. SI parla di 120 mila nel Kachin e nel vicino stato Shan.
Queste restrizioni si sono rafforzate da quando Aung San Suu Kyi è salita al potere nel 2016, dice Zau Raw. Il governo ora impedisce all’ONU e alla maggioranza delle organizzazioni umanitarie di raggiungere del tutto le zone dei ribelli, lasciando che a distribuire i pochi aiuti ci pensano le chiese cristiane locali.
La scorsa settimana i capi delle comunità Kachin ha chiesto al governo di permettere ai medici di raggiungere duemila persone, tra i quali bambini e donne incinta, intrappolate in una foresta vicino al fronte con alimenti ed acqua disponibili solo per una settimana. Non ci sono state risposte.
Le autorità sostengono che parte degli aiuti finiscano nelle mani dei combattenti, cosa che ribelli e organizzazioni umanitarie negano fermamente.
Per Zau Raw l’obiettivo del governo è semplice: provano a rendere la vita difficile per i civili che vivono nelle aree ribelli dove la malnutrizione tra i bambini sta peggiorando.
Il portavoce presidenziale Zaw Htay ha riconosciuto che sono accadute violazioni dei diritti umani, sebbene le responsabilità siano da ricercare in entrambe le parti.
“Ogni volta che ci sono scontri c’è un danno collaterale” dice ed aggiunge che il governo da parte sua vuole porre fine alla guerra. “Ecco perché invitiamo i gruppi etnici a firmare un cessate il fuoco nazionale”
I ribelli dell’Esercito di Indipendenza Kachin, KIA, ha ripetutamente incontrato i militari per i colloqui di pace ma si sono rifiutato di firmare un accordo perché il governo non riconosce vari gruppi di insorgenza con cui sono alleati. I Kachin si sono anche rifiutati di riconoscere la costituzione del 2008 che dà ai militari poteri enormi.
Come la maggioranza delle altre minoranze considerano la loro lotta come una lotta esistenziale per sopravvivere e per gli stessi diritti. I militari di contro vedono i ribelli come una forza terrorista che vuole destabilizzare la nazione, secondo il generale dei ribelli Maran Zaw Tawng.
Mentre entrambe le parti si accusano di aver riacceso la guerra nello stato Kachin nel 2011 dopo 17 anni di pace, c’è stati solo un vincitore militare da allora: i militari del governo meglio equipaggiati che hanno preso oltre 200 posti dei ribelli nello stato ricco di giada.
L’ultimo colpo è giunto a marzo quando un intero battaglione di ribelli si è ritirato da Tanai, una regione la cui ambra ed il cui oro è fondamentale per le casse dei militari.
Un miliziano ferito sopravvissuto alla battaglia, Dee La, ha detto che le forze del governo hanno colpito per mesi le loro posizioni con attacchi aerei, artiglieria, elicotteri. Nel giorno finale dello scontro, disse che la sua posizione fu bombardata in un bombardamento così intenso e duraturo da non riuscire a trasportare via i corpi morti di altri e cinque compagni morti.
“Usavano i droni per localizzarci e poi ci colpivano con i bombardamenti aerei” dice dal letto di un ospedale a Laiza, la piccola cittadina che fa da quartier generale dei rivelli. “Abbiamo perso tutto .. fu un fallimento”.
Il miliziano è stato accecato ad un occhio e ferito al suo braccio quando una mina di terra che stava ponendo durante la ritirata esplose occasionalmente.
Sebbene entrambe le parti siano state accusate di usare le mine e di reclutare bambini nelle loro fila, l’esercito birmano si è guadagnato la reputazione per la brutalità che supera di gran lunga quella degli altri gruppi.
Il Consiglio per i diritti umani dell’ONU ha detto di aver ricevuto rapporti di una vecchia tattica militare usata qui: i soldati di pattuglia sequestrano civili, molti dei quali picchiati e attaccati sessualmente, che sono costretti ai lavori forzati o a fare gli scudi umani.
Sono emersi numerosi le denunce di sequestro e di omicidio. A marzo furono ritrovati in una fossa i corpi di due uomini Kachin di un campo di sfollati nel territorio controllato dal governo.
Tutti e due come altri dello stesso campo l’anno prima erano assenti da tempo dopo essere stati detenuti dai soldati in circostanze oscure.
I militari sparano anche con i mortai in modo indiscriminato attorno e dentro Laiza da anni uccidendo e mutilando i residenti.
L’ultimo assalto del 12 aprile ferì due uomini in una piantagione di banano; altri tre civili sono stati uccisi questo mese nello stato Kachin secondo fonti ribelli.
Dopo vari giorni di bombardamenti i residenti di due campi di sfollati Mung Lai Hkyet e Woi Chyai hanno costruito decine di rifugi sul suolo affianco le loro case, una prova del terrore continuo della guerra. Sono stati costruiti simili rifugi vicino Laiza dopo un’ondata di attacchi aerei nel 2013.
“Tutto ciò che sappiamo è la paura” dice Lahtaw Kai Ring una madre, costretta a rifugiarsi con i figli nel rifugio neanche finito di costruire per una bomba di mortaio alla vigilia di Natale.
A far paura a tutti è che nessuno sa quando e dove cadranno altre bombe, dice la donna che piange quando ricorda come i suoi figli scappino anche al rumore dei fuochi d’artificio.
Laphai Kai Nan, un’insegnante ferita in uno di questi attacchi da un frammento entratole dalla nuca e fuoriuscito con molti denti dalla mandibola, dice che l’obiettivo dell’esercito è chiaro.
“Non se ne fregano dove cadono le bombe. Mirano a colpire chiunque sia Kachin”
AP