La Thailandia non è fisicamente divisa come lo sono la Corea del Nord e del Sud. Non è in guerra tecnicamente parlando e la perdita di vite per il conflitto nazionale è minuscolo rispetto alla Guerra di Corea che ha visto oltre 3milioni di morti e molte parti di Seoul distrutte alla fine del 1953.
Eppure si guarda come se le due Coree si potrebbero riunire prima che lo facciano politicamente i Thailandesi.
Dopo la storica stretta di mano, l’ex senatrice Rosana Tositrakul ha invitato le magliette rosse e le magliette gialle a mettersi alle spalle il conflitto politico decennale e ad unire le forze.
La senatrice è stata attaccata violentemente.
E’ come se chiunque provi a trovare una via di mezzo sia automaticamente vilificato. Ci sono persone che sembrano beneficiare di questo scisma e odio prolungati.
E’ facile essere definito un traditore se si prova a uscire dallo stereotipo di ciò che è essere Giallo o Rosso.
Lo stereotipo è che le Magliette Gialle, come anche le cosiddette multicolori, odiano così tanto l’ex premier cacciato ed in esilio Thaksin Shinawatra da voler accettare e persino sostenere un golpe ed un governo militare perenne senza altra preoccupazione per la Thailandia, i diritti umani o quello che sia giusto o sbagliato.
D’altro canto le magliette rosse sono viste come sostenere ciecamente politici corrotti come Thaksin senza preoccuparsi di quello che comporta per il paese.
Che la si ami o la si odi, Rosana ha riconosciuto che le magliette gialle hanno un’inclinazione a sostenere gli interventi militari nonostante il fatto che il governo militare non è senza corruzione. Questo è un buon inizio, perché la stessa Rosana è considerata da molti come una ex leader delle Magliette gialle. Abbiamo bisogno di persone dal campo delle magliette rosse che siano più oneste pubblicamente ed ammettano come la loro cieca aderenza a Thaksin e Yingluck, che non ascoltavano genuinamente le voci di chi non li votava, hanno portato tanti conflitti e problemi alla società thai.
La Thailandia sembra essere a corto di capi di entrambi gli schieramenti che vogliano fare una storica stretta di mano ed ammettere le mancanze delle loro parti.
Forse il dolore causato alla società thailandese non è stato paragonabile a quello delle due Coree.
Forse è solo da “appena” dodici anni che la società thailandese si è così profondamente divisa e piena di odio politico e sfiducia, mentre in Corea è da oltre sei decenni e tanta gente è stanca.
Se la gente non riesce a riconoscere il prezzo enorme pagato dalla società come risultato della paralisi protratta, allora il solo corso è che la società continui a pagare il prezzo a detrimento del paese finché la gente non si stanca e non riconosca l’insostenibilità della situazione attuale.
Ci vorrà forse il tempo che sparisca una generazione prima che la politica e la società thailandese possano davvero ricominciare da capo e che scompaia il livello di odio reciproco diventato così tossico. Lo si può osservare nei media sociali dove i troll continuano a spargere odio politico usando profili anonimi.
Essere uniti non vuol dire costringere tutti a pensare allo stesso modo sulla società thai e sul suo corso preferito. Si tratta di imparare a rispettare le differenti opinioni politiche senza vilificare o disumanizzare chi la pensa differentemente. Si tratta dell’empatia e di riconoscere che le persone in disaccordo hanno il diritto ad esprimere le loro idee, ad essere ascoltati e che sono cittadini.
Significa desiderare genuinamente fare un compromesso e comprendere che non possiamo mai essere d’accordo su tutto e che ci deve essere un dare ed avere, non che il vincitore prende tutto.
Se questo fallisce la società thailandese continuerà ad essere condannata a soffrire sotto la invisibile linea di divisione che paralizza la società Thai.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish.com