La Cina avrebbe dispiegato sistemi missilistici antiaerei ed antinave in tre isole del Mare Cinese Meridionale in occasione delle grandi esercitazioni navali di aprile. Lo avrebbe detto un analista della sicurezza alla CNN.
Questo sviluppo seguirebbe l’impiego nelle stesse zone di equipaggiamenti militari che generano interferenze nei radar e nei sistemi di comunicazione.
Pechino dal canto suo, senza confermare o negare la presenza dei sistemi missilistici, ha riaffermato il proprio diritto alla costruzione di installazioni militari sulle isole artificiali.
I sistemi missilistici antinave impiegati sono quelli YJ-12B che permettono da una delle isole di colpire navi a 295 miglia nautiche, circa 480 chilometri; quelli antiaerei sono gli HQ-9B che possono colpire oggetti volanti a 300 chilometri di distanza.
Se l’informazione dovesse essere verificata, si potrebbero verificare rinnovate tensioni tra i paesi che sono lungo i bordi del Mare Cinese Meridionale e che vantano reclami territoriali su varie caratteristiche di mare, come Filippine, Malesia, Vietnam, Taiwan e Brunei.
Si deve ricordare che nell’area di mare transitano merci del valore di migliaia di miliardi di dollari l’anno.
“La costruzione pacifica della Cina nell’arcipelago delle Spratly che includono l’impiego di strutture della difesa nazionale, è mirata a proteggere la sicurezza e la sovranità della Cina” ha detto Hua Chunying, portavoce del ministero degli esteri. “Chi non intende violarli non ha ragione di preoccuparsi”.
Le isole interessate nelle Spratly sono Cross Reef, Subi Reef and Mischief Reef e si trovano tutte tra le Filippine ed il Vietnam, in una zona vitale sulle rotte delle navi commerciali e si crede che si trovano ricchi giacimenti di idrocarburi.
Tutte e tre le caratteristiche di mare rientrano nella zona esclusiva economica delle Filippine.
Washington non vanta alcun reclamo sull’area se non quello della libertà di navigazione e di sorvolo che la militarizzazione cinese metterebbe in pericolo.
Ad essere state prese un po’ alla sprovvista sono le Filippine che hanno inaugurato con la Cina un nuovo corso di relazioni diplomatiche e che mirano a costruire un accordo di condivisione di risorse marine, non solo nelle Spratly, dove le Filippine vantano reclami di sovranità sulle Mischief Reef, ma anche sul versante occidentale a Benham Rise.
Il presidente Duterte, di fronte a queste notizie, si è lanciato prima in una tiritera contro la passata amministrazione di Aquino che avrebbe permesso l’intrusione cinese nonostante il verdetto arbitrale de L’Aia, dimenticando che il verdetto stesso fu opera della presidenza Aquino e che fu emesso un mese dopo l’elezione di Duterte stesso.
Duterte alla sua elezione decise di mettere da parte il verdetto dell’Arbitrato per trattare con la Cina di finanziamenti e prestiti ed usarlo magari in altre circostanze, poiché le Filippine non hanno la forza di andare in guerra contro la Cina e sarebbe inutile e controproducente prendere una posizione di opposizione frontale per non rischiare una possibile guerra per la disputa di sovranità.
il ministro degli esteri filippino, Cayetano, ha detto che prenderanno in considerazione un’azione diplomatica contro la Cina. “La consideriamo seriamente e stiamo verificando l’informazione”
“Il problema non può essere risolto solo da Filippine e Cina” ha detto Cayetano. “Questo è quello che diceva il presidente, quello non è diretto a noi, ma naturalmente i nostri alleati e la difesa dicono che potrebbero esserci missili lì. Potrebbero colpire chiunque”
L’ambasciatore USA a Manila Sung Kim ha riaffermato la posizione USA contro la militarizzazione in quel mare che tutti i paesi compreso la Cina dovrebbero evitare azioni aggressive unilaterali che non sono consistenti che le leggi e le norme internazionali.
“Siamo preoccupati ogni volta che un ricorrente Cina inclusa fa un azione aggressiva unilaterale verso la militarizzazione che è quanto sembra essere stato chiaramente fatto. Sembra che vadano verso una militarizzazione” ha detto l’Ambasciatore USA a Manila.
Secondo un parlamentare filippino di opposizione Gary Aljano le attività cinesi nelle acque della disputa sono “minacce alla nostra sovranità nazionale”.
“Non facciamo che le dolci parole cinesi di investimenti e prestiti ci addormentino in un falso senso di sicurezza. Le loro azioni tradiscono le loro dichiarazioni” ha detto Gary Alejano.
Il presidente del Senato Filippino e alleato di Duterte Pimentel ha detto che un gruppo del senato dovrà confermare se su quelle isole ci sono i missili e come il governo intende rispondere alle attività militari cinesi. Quindi il Senato terrà una discussione a porte chiuse in cui chiederà al ministero degli esteri come intende gestire la cosa.
Una forte nota di protesta giunge dal giudice Antonio Carpio che è uno degli artefici dell’arbitrato de L’Aia sul mare cinese meridionale.
Il giudice Carpio, che ha ricordato a Duterte come ogni cessione sulla sovranità nazionale lo pone a rischio di messa sotto accusa, ha ricordato che la Cina si è rimangiata la parola che diede a Obama nel 2015 quando negò che stesse militarizzando le isole.
“La Cina ha già violato quella promessa installando missili antinave ed antiaerei su quelle isole artificiali. Le Filippine devono giudicare la Cina per le sue azioni non per le promesse di amicizia verso le Filippine”
Carpio ha ricordato che il verdetto dell’arbitrato stabilisce che Subi Reef fa parte del mare territoriale di Pagasa occupata dalle Filippine e che le Mischief Reef fanno parte della Zona esclusiva economica filippina.
Azione necessaria da fare è una protesta formale del governo per l’installazione di missili per proteggere la sovranità filippina ed i diritti di sovranità sull’isola.
http://cnnphilippines.com/news/2018/05/04/china-missile-system-us-official.html
http://news.abs-cbn.com/news/05/06/18/senate-to-look-into-reported-chinese-activities-in-west-ph-sea-says-pimentel
http://news.abs-cbn.com/news/05/06/18/xi-broke-promise-not-to-militarize-spratly-islands-carpio