Sarawak è la parte dell’isola del Borneo che cade nel territorio della Malesia. Nelle prossime settimane in questa regione molto importante, ricca di risorse naturali, di terra e di povera gente, si terranno le prossime elezioni che sono molto importanti per l’attuale coalizione al governo, Barisan National, che teme di perdere la propria maggioranza.
La regione del Sarawak è la più ricca dal punto di vista di risorse naturali, ma ha uno dei redditi pro capite più bassi della Malesia.
Nello stesso tempo, gli attuali politici al potere in questa regione malese sono il simbolo del ruolo del politico in tutta la società malese: una gestione corrotta e familiare che, in nome della protezione dei poveri malesi, sta appoggiando, in modo insensato e razzista, il radicalismo islamico contro i cinesi cristiani e contro le minoranze indiane di religione Hindu per mantenere gli attuali privilegi e favoritismi dei Bumiputra.
Essenziale a questo scopo politico, è l’attacco, anche personale, nei confronti dei leader dell’opposizione, in particolare di Anwar Ibrahim che, oltre ad essere sotto processo con l’accusa di sodomia (considerato crimine in Malesia), è stato accusato di essere il personaggio maschile in un video registrato, in cui un uomo si porta in camera di albergo una prostituta straniera, vale a dire cinese, in un periodo quando Anwar Ibrahim era Ministro delle Finanze ed alleato dell’attuale amministrazione.
Ma Sarawak è essenzialmente una parte di quel polmone importante per l’umanità, Il Borneo, dove si produce ossigeno e si consuma anidride carbonica, uno dei suoi grandi regolatori.
Qual’è l’attuale situazione del diboscamento della foresta vergine del Sarawak?
Le cifre del governo, il 30% della foresta vergine convertita in bioproduzioni, è fortemente contestato dall’opposizione politica ma anche da ambientalisti e organizzazioni non governative che parlano dell’85%. Una di queste voci è quella di Mark Bujang direttore di Brimas, nel blog Aliran.com, intervistato da Lim Swee Bin.
Mark Bujang è il direttore esecutivo dell’Istituti di ricerca del Borneo Malese di Sarawak (BRIMAS), geologo e lavora dal 1998 con la ONG sulla difesa delle comunità di indigeni contro le intrusioni dello sviluppo nelle loro terre. BRIMAS mappa in modo completo le terre tradizionali e l’uso delle foreste, e i suoi lavori usati come prove in sostegno, nei processi, della rivendicazione della terra dei Diritti Consuetudinari degli Indigeni. E’ quindi la persona più adatta per chiarire fino a che punto è avanti la deforestazione del Sarawak e a darne una valutazione quantitativa.
D. Come si può definire la deforestazione?
R. La deforestazione è un atto di abbattimento della giungla sia per fare legname che per ottenere terra agricola.
D. Per Deforestazione si intende la decimazione totale degli alberi e di altre vegetazioni?
R. No se non è un abbattimento per fare radure. Deforestazione è un rarefare la foresta.
D. Vuoi dire che le zone deforestate sembrano ancora verdi?
R. Sì. Si può avere diboscamento e l’area apparire verde a causa degli alberi più piccoli e di altre vegetazioni che permangono
D. Puoi spiegare cosa intende BRIMAS quando afferma che l’85% dell’area del Sarawak è stata deforestata?
R. Intendiamo le aree dove sono state portate avanti le attività sulla foresta vergine. La cifra copre tutti i generi di attività, taglio del legname, piantagioni e agricoltura. Legname e piantagioni contribuiscono maggiormente alla deforestazione di quanto faccia l’agricoltura da parte delle comunità, benché le autorità amino biasimare la pratica della coltivazione itinerante praticata dalle comunità locali. Soltanto il taglio del legname è responsabile per quasi il 60 % delle aree deforestate. La cifra di 85% include aree della foresta che non sono state completamente ripulite ma sono meno dense rispetto alla foresta originale. Come detto prima, la deforestazione non implica che è stato pulito tutto.
D. Alcuni partiti hanno espresso il dubbio dicendo che la vostra cifra di 85% sia un mito. Un amico che ha lavorato nei distretti di Lun Bawan e Bekalalan mi diceva che le foreste sono ancora lì.
R. Non mi sorprende. Una delle cinque maggiori compagnie nello stato e un gigante nel commercio di legname, la Samling, ha appena cominciato a lavorare in questi due distretti da quasi due anni. Naturalmente, vedete ancora alberi e verde. La comunità del posto, i Kelabit, sono già toccati. Hanno sentito delle altre comunità toccate dal diboscamento e si stanno organizzando, formando un’associazione per bloccare lo sfruttamento.
Non siamo i soli su questa questione. Il fondo Bruno Manser per esempio è attivo nel mettere in luce la deforestazione nello stato specialmente con i Penans che proprio ora stanno conducendo una campagna di petizione “Ferma la corruzione del legname”.
D. Se volessi vedere con i miei occhi, credo che dovrei volare con un elicottero. Vero?
R. Un modo facile e poco costoso è vedere le mappe satellitari di Google Maps. Si possono notare linee di un bruno chiaro che si incurvano, si piegano e si attraversano nella foresta. Sono i percorsi di taglio e si trovano di solito sulla cresta della montagna. Sono la prova migliore. I percorsi di taglio implicano che si sta ancora tagliando legname. La situazione più drammatica è nei distretti di Baram e Belaga rispettivamente nella regione settentrionale e centrale.
Si possono notare i contrasti. Nel Brunei, vedrai verde scuro che indica una foresta vergine. Attraversa la frontiera nel Sarawak e immediatamente vedrai un verde più chiaro dove la foresta è stata affinata. Segui le aree della costa e vedrete blocchi rosso e bruno: queste sono le piantagioni. Vedete questa immagine satellitare, qui.
Quando si vola in Sarawak, la prima cosa che si nota è che tutta la terra lungo la costa è stata ripulita per far posto alle piantagioni di olio di palma. Andando verso l’interno noti i famosi tratti che come ho detto sono la migliore prova del taglio per legname.
D. Se la foresta è solo meno densa ma non ripulita, ci sono conseguenze sulla vita selvatica?
R. Una volta che si ha il taglio per legname, l’ambiente è già toccato e cambia la biodiversità. La terra è compattata da macchine di movimento terra e pesanti autoveicoli fanno avanti e indietro col legname. I fiumi sono pieni di melma, sporchi e inadatti per la vita. C’è una rapporto di Greenpeace sulla piantagione a Sarawak che ne discute gli effetti. Dopo il taglio del legname viene tagliato tutto il legno, e l’area è trasformata in piantagioni. E’ allora che accade la decimazione totale della foresta.
D. Sto pensando ai famosi tuoi Buceri.
R. Si vedono ormai moto raramente. Prima li si poteva vedere volare anche nelle città come Miri. Ora anche nelle città rurali è duro individuarli.
D. Vediamo le piantagioni. Qual’è la storia in merito? Quando iniziarono le piantagioni nello stato?
R. Lo sviluppo delle piantagioni si è fatto aggressivo dal 1997. Prima il governo statale stava facendo sperimentazioni senza successo, finché non inventarono il concetto di sviluppo di NCR (Diritti Consuetudinari degli Indigeni). Lo scopo detto è lo sviluppo rurale e agli indigeni promisero il 30% delle azioni nei progetti di joint-venture. Ora un decennio dopo, da tutte le comunità provengono lamentele secondo cui non hanno avuto molti benefici. Precisamente, hanno ricevuto solo pagamenti irregolari, piccoli ed unici. Non sono mai arrivati i dividendi promessi e a loro è sempre detto che le compagnie non se la cavano bene. Non c’è trasparenza nei resoconti delle compagnie e le comunità sono state lasciate all’oscuro benché si suppone che loro siano azionisti in affari.
D: A quanto ammonta l’area totale convertita in piantagioni?
R. Dalle nostre mappe crediamo che sia il 30% dell’area totale del Sarawak. Le autorità dello stato definiscono le piantagioni “foreste”.
D. Hai citato che il governo statale intende sviluppare 5 milioni di ettari di piantagioni su un totale di 12,4 milioni di ettari totali. Come si ottengono queste cifre? Sono cifre ufficiali?
R. Lo sviluppo delle piantagioni è ora incluso nel Corridoio di Sarawak dell’obiettivo delle Energie Rinnovabili. La cifra dei 5 milioni di ettari non si trova da nessuna parte, persino nell’obbiettivo. Il ministero di Sarawas della terra e dello sviluppo ha detto che si è dato l’obiettivo di aprire dino a 3 milioni di ettari a piantagioni di olio di palma. Da parte sua le imprese del legno hanno detto di pianificare uno sviluppo di 2 milioni di ettari per piantagioni di alberi industriali. Oltre questo abbiamo solo informazioni in conflitto dal primo ministro e dagli altri ministri. Così 3 più due fa cinque milioni di ettari. Ulteriori informazioni sulle aree obiettivo da sviluppare e le aree attuali sviluppate non sono mostrate.
D. Cosa è una piantagione di alberi industriali?
R. Sono alberi usati per scopi di manifattura. A Sarawak, l’industria principale sostenuta è quella della carta e sono stati selezionati due alberi, l’acacia e l’eucalipto, sin dal 2003. Entrambi gli alberi sono estranei a Sarawak e sono causa di serie preoccupazioni. Sono noti per tirar fuori l’umidità e i nutrienti dal suolo impedendo ad altre piante di vivere e crescere nell’area; sono inoltre facili a prendere fuoco a causa delle loro foglie secche, dal momento che nei loro habitat naturali hanno bisogno di incendi di foresta per propagare il loro seme.
D. la Mappa di Brimas con l’80 % di aree deforestate e i tipi di attività coinvolte hanno avuto un forte impatto su molta gente poiché mette in mostra nelle proporzioni scioccanti e chiare l’estensione delle foreste primitive distrutte. Come siete arrivati alla demarcazione mostrata in mappa?
D. Le informazioni delle nostre mappe derivano da quelle che abbiamo ottenuto dal dipartimento delle foreste, dal dipartimento del territorio, rapporti EIA e anche da mappe segrete che siamo riusciti a d ottenere da amici. Diversamente dalle autorità statali, non includiamo le piantagioni nella definizione di foresta. Le nostre mappe mostrano solo pochissimi pezzi di foresta originale, vergine rimasta e sono quelle verdi sui confini col Kalimantano. Le concessionarie di legname sono unite l’une alle altre in forma stretta. Non esiste un’area intatta nel mezzo per le comunità indigene o la vita naturale. Si veda la mappa qui sotto.
D. Infine, posso sapere tu come la pensi?
R. Il governo è sempre lì ad accusare gli indigeni di deforestare con le loro pratiche di coltivazione itinerante. Lo contestiamo questo. Le comunità indigene usano questa tecnica da secoli, all’interno delle loro aree di territorio. Non hanno avuto granché di impatto sulle foreste. Da quando è iniziato il commercio di legname e le piantagioni negli anni 60 con un picco dagli anni 80 e 90, abbiamo assistito ad un massiccio e sistematico diboscamento che non è sostenibile e che attacca direttamente l’ambiente e la vita delle comunità locali.