Forse non compare più nei titoloni dei media internazionali, ma la guerra alla droga sancita dallo stato continua nelle Filippine e come dice l’ex capo della polizia ad Howard Johnson, BBC, ha dato la copertura a chiunque abbia voluto uccidere impunemente.
Da quando il governo filippino a luglio 2016, lanciò la sua campagna totale contro la droga, oltre 4000 presunti tossicomani e spacciatori sono morti nelle operazioni di polizia.
Sotto la spinta del presidente Duterte la polizia perlustrò le comunità povere prendendo di mira i sospettati nelle liste di proscrizione compilate dai capi comunità.
In tutto il mondo sono circolate le immagini notturne di corpi insanguinati distesi per strada e per le stradine. I gruppi dei diritti hanno detto che il numero dei morti supera le 12 mila unità in quanto gli omicidi compreso quelli dei vigilanti sono extragiudiziali e quindi illegali. La polizia sostiene che tutti gli omicidi sono stati di autodifesa dopo che i sospettati hanno resistito all’arresto.
Non ci siamo tirati indietro
L’uomo che ha condotto la campagna, l’ex capo polizia della PNP Ronald dela Rosa, dice alla BBC che la campagna non è stata perfetta, ma è fiero di ciò che ha raggiunto.
“Possiamo dire che abbiamo preso il toro per le corna” dice quando ci siamo incontrati a Parigi. “Non ci siamo tirati indietro di fronte al problema, che è molto molto grande nelle Filippine.”
Il generale dela Rosa, soprannominato Bato, vale a dire Roccia, è considerato il principale esecutore della campagna antidroga di Duterte. I due avevano lavorato insieme quando Duterte era sindaco di Davao.
Da capo della polizia cittadina nel 2012 e 2013, dela Rosa applicò la sua campagna antidroga Oplan Tokhang, cioè bussa ed appellati, che vide ufficiali di polizia perlustrare i quartieri per arrestare presunti tossicomani e spacciatori.
Nel luglio 2016, appena dopo Duterte divenne presidente De La Rosa fu nominato capo della polizia. E si mise ad applicare la stessa strategia, attivare agenti sotto copertura in operazioni di compra-ed-incastra su scala nazionale.
Le è stato dato un mandato di spara per uccidere?
“No, vorrei chiarirlo al mondo intero” dice Rolando Bato de La Rosa. “Presidente Duterte non mi diede un ordine di uccidere. Nessuno. Ha detto ai nostri poliziotti che se la vostra vita è in pericolo dovete proteggervi perché è meglio che siano uccisi dei criminali che voi”
All’inizio della campagna Duterte fu criticato molto dalla comunità internazionale per varie affermazioni che sembrarono incoraggiare la polizia a uccidere impunemente.
A settembre 2016 disse: “Se tirano fuori una pistola, uccideteli. Se non lo fanno, uccideteli comunque, figli di puttana. Così finisce, se non perdete la pistola. Avrò io cura di voi”
Questa era un’iperbole destinata ad instillare la paura nella testa dei criminali, dice dela Rosa. Quando gli si chiede se sia responsabile che un capo di stato faccia una tale dichiarazione, il generale sostiene che ci sono sempre stati “alcuni omicidi senza spiegazione” nelle Filippine, “quindi perché lo si attribuisce al linguaggio del presidente?”
Ma ha dovuto ammettere che la guerra alle droghe è stata la copertura perfetta per i sicari che hanno potuto uccidere senza paura di essere investigati.
I sicari potevano uccidere qualcuno in pubblico e porre poi una scritta sul corpo accusandolo di coinvolgimento con la droga per nascondere il vero motivo dietro gli omicidi. In quel modo la comunità “non si arrabbierà per la soluzione del caso” ha detto.
Carlos Conde di Human Rights Watch dice che “sebbene possa essere stato vero che sindacati criminali si siano avvantaggiati della guerra alla droga, è una patetica spiegazione per le migliaia di morti incoraggiate e permesse dall’alto dal governo.
“Ci sono credibili racconti di testimoni e famiglie delle vittime, dei gruppi di diritti umani e dei media, di azioni di polizia che indicano che gli omicidi siano una politica del governo. Ma anche se restiamo agli oltre 4200 che sono morto nelle operazioni di polizia perché avrebbero resistito, quella affermazione richiede una indagine.”
Dalle strade alla prigione
Ciononostante De La Rosa è popolare nelle Filippine. Appare regolarmente sulla televisione e gode a postare foto sue in pubblico. E’ apparso persino su un gioco per iPhone che lo mostra insieme a Duterte a sparare ai criminali. Il gioco fu poi rimosso dalla appstore di Apple.
E’ diventato famoso dopo aver pianto durante un’audizione al senato filippino per la morte di un sindaco durante la custodia della polizia. Rimangiandosi le lacrime disse ai senatori che non poteva accusare la gente per la fiducia minore nella polizia perché lui stesso non sapeva più “di chi aver fiducia”.
Durante il suo mandato la guerra alla droga fu sospesa temporaneamente due volte per errori di polizia.
Ad ottobre 2016 un uomo di affari sudcoreano fu sequestrato e assassinato da ufficiali di polizia nel quartier generale di Manila mentre era in fermo per possesso di droga.
A settembre 2017 fu ucciso un adolescente di 17 anni in una operazione antidroga. Tra le grandi proteste i poliziotti dissero di non avere prove che Kian delos santos fosse coinvolto nel traffico di droga.
La PNP riprese il controllo della guerra contro la droga a novembre 2017, ma pochi mesi dopo dela Rosa fu trasferito a direttore generale delle Carceri.
Da capo delle carceri ha deciso che il suo grande obiettivo era di cancellare il commercio della droga dentro il principale centro di detenzione, New Bilibid, dove sono tenuti molti dei grandi signori della droga.
Secondo il generale dela Rosa le ispezioni passate rivelavano che i detenuti “vivano da pascià”, ed alcune celle avevano vasche idromassaggio e studi di registrazione.
“Non lo possono fare più” ha detto De La Rosa. “Sin dal primo giorno di lavoro ho detto loro che ora qui sono io il capo. Non siete voi i capi”
Poi riferendosi alla serie Narcos apparsa su Netflix, in cui il signore della droga Pablo Escobar controlla una prigione denominata La Cattedrale, il generale ha aggiunto: “Bilibid non è più la vostra cattedrale”.
Non nascondiamo nulla
La Corte Penale Internazionale a febbraio scorso ha detto di aver cominciato un esame preliminare della denuncia fatta da un avvocato filippino secondo cui il governo aveva commesso crimini contro l’umanità durante la gestione della sua guerra alla droga.
Duterte rispose dicendo di volere le Filippine dalla giurisdizione della ICC perché aveva violato il gusto processo.
Ma de la Rosa sostiene di accettare le indagini del ICC. “Non nascondiamo nulla. Siamo aperti. Quello che è difficile è se stanno solo ascoltando le denunce che provengono dai critici di Duterte che portano loro questi rapporti. Allora saranno accecati dai falsi rapporti o dalle notizie false”
La sua popolarità è tale che molti gli suggeriscono di partecipare alle prossime elezioni per il senato. Secondo i sondaggi avrebbe una buona probabilità di essere eletto se decidesse di partecipare.
Ma dice di volere l’approvazione di Duterte prima di prendere la decisione di entrare in politica. Se ottiene il permesso, si batterà nella sua campagna elettorale per introdurre la pena di morte per i reati di droga e per introdurre un sistema nazionale di carta di identità.
Quando gli si chiede se abbia aspirazioni alla presidenza per sé, dice: “Lascio questa decisione al Signore. Destino, destino. Già essere diventato capo della polizia è una realizzazione del destino”
Howard Johnson, BBC