Nella grande riorganizzazione annunciata dall’agenzia di notizie del Califfato Islamico, Al-Naba, si ridefiniscono in Siria ed Iraq le 22 province islamiche o Wilayat, ridotte a solo due a riflettere la perdita di controllo di territorio nei due paesi di circa 80%, e l’aggiunta di una nuova provincia nel Sudestasiatico, la Wilayat Sharq Asiyya, che i militanti pro-ISIS volevano da molto tempo.
I primi militanti della regione dichiararono la fedeltà al IS a metà 2014. Tra i primi a giurare fedeltà c’erano Isnilon Hapilon del gruppo filippino di Abu Sayaff e Santoso dei Mujahideen dell’Indonesia Orientale (MIT).
Poi seguirono i gruppi filippini BIFF (che si erano separati dal MILF), AKP Ansar Khalifa Philippines e il Gruppo Maute. In Indonesia Abu Bakar Bashir, ex capo spirituale della Jemaah Islamiyah, vicino ad Al Qaeda ed Aman Abdurrahman hanno dichiarato la propria fedeltà dalla prigione al IS causando un altro spostamento di militanti indonesiani.
La crescita del Califfato Islamico in Siria e Iraq giocò un ruolo fondamentale nella rivitalizzazione delle reti terroristiche in tutto il Sudestasiatico.
Jemaah Islamiyah non aveva in generale capi riconosciuti ed era divisa sulla tattica e sulla strategia. Di recente c’è stato un intenso dibattito sugli obiettivi: una fazione voleva emulare il radicalismo di Al Qaeda in Iraq ed intensificare gli obiettivi contro l’Occidente. Altri si opponevano a tale strategia non perché errata eticamente ma per essere controproducente con arresti di massa. Questi sostenevano un ritorno alle azioni sanguinose settarie senza però riuscire a fare nulla.
Nessuna delle fazioni emerse vincitrice. Un tentativo di colmare le differenze fu fatto tra il 2009 e il 2010 che però fu cancellato dalla sicurezza indonesiana che uccise o arrestò oltre 120 membri della JI compreso Bashir.
Le forze indonesiani lasciarono uno spazio di esistenza per JI attraverso moschee e scuole islamiche, finché restava a lavorare sulle attività di proselitismo, ma qualunque tentativo di riorganizzazione e di reclutamento di nuovi capi era ostacolato da un ambiente ostile. Le forze di sicurezza indonesiane erano di fatto riuscite a sciogliere il gruppo.
Nelle Filippine, Abu Sayaff, che continua ad oscillare tra il terrorismo motivato ideologicamente alla pura criminalità, ritornò ai rapimenti estorsivi lasciando pochi segni. L maggioranza dei gruppi Moro non riusciva ad avere forza mentre il processo di pace tra MILF e governo era molto attivo.
Solo dopo la sospensione del processo di pace a causa dei fatti di Mamasapano nel gennaio 2015, questi gruppi estremi accelerarono il loro reclutamento lasciando il proprio segno.
L’emergere dello Stato Islamico diede loro una nuova ragion d’essere e uno strumento di mercato. I militanti potevano riferirsi ad una forza che sembrava irrefrenabile. Si concentrarono sul settarismo e alla brutalità dei militanti ISIS.
Mentre a livello locale continuava la repressione una nuova generazione si mise in viaggio verso l’Ira e la Siria. Alla fine del 2014 c’era un numero sufficiente di militanti della regione in Siria per formare una compagnia che parlava il Bahasa, Khatibah Nusantara, che cominciò a dare prova di saper combattere contro i Peshmerga Kurdi.
Ed gli scaltri media sociali del IS furono adattati a comunicare con i giovani del Sudestasiatico. Alla fine del 2014 IS presentava militanti del Sudestasiatico nella loro propaganda e accresceva le pubblicazioni ed i media in Bahasa Indonesiano.
Nel luglio 2016 apparve Al-Fatihin, un e-zine settimanale insieme ad altri video di reclutamento. Proliferavano i canali su Telegram a favore del ISIS. Dalla fine del 2014 c’erano indicazioni che ISIS voleva creare una provincia nel Sudestasiatico.
Furono oltre un migliaio di abitanti del Sudestasiatico a muoversi verso il Medio Oriente sebbene i veri combattenti erano poche centinaia; il resto erano donne e bambini e chi operava come assistenza umanitaria. A molti fu promesso un lavoro ed un buon salario nel califfato. Moltissimi furono ingannati e le donne trattate da schiave. Molti furono deportati dalle autorità turche.
I militanti oscuri
I militanti del Sudestasiatico non riuscivano ad essere riconosciuti come sperato dal comando del Califfato Islamico.
Una ragione sarebbe potuta essere che i militanti ISIS della regione non avevano una grande storia. Il primo grande attacco del ISIS fu quello allo Starbuck di Giacarta del gennaio 2016. C’erano notizie di jihadisti che accusavano online i comandi del Sudestasiatico di non essere stati capaci di orchestrare attacchi significativi.
All’inizio del 2016 ISIS riconobbe finalmente le promesse di fedeltà di vari militanti della regione e riconobbe in Hapilon del gruppo Abu Sayaff l’emiro del Sudestasiatico ed in altri gruppi le brigate.
Il califfato islamico era troppo occupato per i propri successi ed a costruire il proprio progetto nel Medio Oriente e troppo lontano per vedere la regione del Sudestasiatico come una priorità. Forse attendevano semplicemente che emergessero gruppi o capi.
Per esempio si pensava che AKP avesse qualche chance in più ma con la mote del loro capo il gruppo cadde in crisi, mentre allo stesso tempo apparve dal nulla il gruppo Maute.
La propaganda del califfato islamico provò a dimostrare che i gruppi filippini e i combattenti stranieri si addestravano insieme, ma è importante notare che ISIS non dichiarò mai il Sudestasiatico come una provincia o Wilayat.
Persino durante la battaglia di Marawi da maggio ad ottobre 2017, ISIS non dichiarò la regione come wilayat. C’è la prova che dice che Hapilon e i Maute vedevano la presa di un centro popoloso come qualcosa da portare alla dirigenza ISIS a giustificazione della dichiarazione di un Wilayat che avrebbe aiutato a consolidare la loro autorità.
La battaglia di Marawi giunse quando l’ISIS stava perdendo molto del suo territorio in Iraq e Siria con due effetti immediati: i militanti del Sudestasiatico furono incoraggiati a viaggiare a Mindanao piuttosto che in Siria.
Questo è importante perché i militanti esteri riuscirono spesso a colmare le divisioni locali e favorirono la coesione dei vari gruppi nelle Filippine. Molti di questi gruppi erano insignificanti ma ponevano un problema al governo quando cooperavano come accadde a Marawi.
Inoltre il Sudestasiatico divenne più importante in termini dei media centrali del ISIS quando il gruppo cominciò a cambiare la propria strategia verso l’insorgenza globale. Un organo dei media del ISIS produsse un documentario ambiguo su Marawi come parte della sua seria “Nel Califfato”.
Verso l’insorgenza globale
Mentre ISIS ha cambiato totalmente la propria strategia verso l’insorgenza globale, il Sudestasiatico assume un significato aggiunto.
Non si vuol dire che ci saranno più attacchi nella regione, ma ci sarà più pressione sui militanti a farli. Spingono da anni a fare questo.
Si pongono alcune domande: arriveranno più risorse ai gruppi del Sudestasiatico? i media del ISIS centrale accresceranno la diffusione di notizie e useranno il linguaggio dei media locali? I capi del ISIS spingeranno per una maggiore cooperazione tra i gruppi o un comando e controllo più unificato?
Ci si deve però anche chiedere se ne abbiano le capacità. I capi più importanti del ISIS in Siria e Ira sono stati uccisi o creduti morti. Tra questi ci sono Mohammed Lutfi Ariffin, Bahrun Naim, Bahrumsyah, Isnilon Hapilon, Salim Mubarak Attamimi (Abu Jandal), ed i fratelli Maute. Aman Abdurrahman è stato condannato a morte e Abu Bakar Bashir resta in prigione.
Ce ne sono tanti altri nella regione , prive di forza e di risorse, ma le forze di sicurezza indonesiane, malesi e di Singapore hanno accresciuto le loro operazioni congiunte.
L’anello debole restano le Filippine ma si spera che con l’applicazione dell’accordo di pace col MILF avranno bisogno di mettersi alla prova a reprimere i militanti vicini al IS che dopo tutto sfidano il comando del MILF.
ISIS ha chiarito che non abbandonerà il loro Califfato nonostante le perdite di territorio. Il califfato si è semplicemente trasformato e troverà nuove aree e nuovi campi di battaglia compreso il Sudestasiatico.
Ma per essere chiari, non sembra esserci un accordo completo anche dentro il comando IS, come dimostrato da alcuni canali di Telegram che ancora non usano il termine wilayat in riferimento all’Asia.
Ancora mentre ISIS adotta il modello dell’insorgenza globale, dobbiamo ricordarci dell’efficacia dell’insorgenza nelle giungle del Sudestasiatico.
Zachary Abuza, Benarnews