La Commissione del Fume Mekong nel passato ha provato senza alcun successo a far rallentare il Laos nella sua furia costruttrice di dighe e a riconsiderare alcuni dei suoi progetti, come la diga di Xayaburi, la prima diga sul Basso Mekong ritenuta da moltissimi esperti come la più distruttiva dell’ambiente di tutte le dighe laotiane.
Eppure sono ancora in costruzione più dighe sulla parte del Mekong che scorre nel Laos, con l’innalzamento di blocchi di cemento a Pakbeng e a Don Sahong, vicino alle cascate di Si Phan Don, proprio sul confine cambogiano.
Si è data meno attenzione alle dighe sugli affluenti del Mekong che si ergono sul fiume Nam Ou (una cascata di sette dighe che hanno posto fine alla navigazione sul fiume in un meraviglioso nord), a quelle sul fiume Sekang e Xe Pian a meridione, la Nam Theun nel Laos centrale e anche sui fiumi affluenti di questi fiumi. E questa è solo una lista breve.
Il giusto castigo forse è giunto troppo prima di quanto atteso. Il 23 luglio la diga di Xe Pian è crollata nella provincia meridionale di Attepeu. Un’ondata di acque brune ha cancellato interi villaggi uccidendo decine (se non centinaia) di persone e creando una crisi per il governo laotiano. Mentre nessuno sembra aver previsto questo disastro, è possibile che il Laos abbia raggiunto un punto critico.
Tappare virtualmente tutti i fiumi del paese con alti muri di cemento cambierà le cose: le migrazioni dei pesci sono turbate se non distrutte del tutto, i livelli dei depositi di limo dei fiumi crescono drammaticamente, tantissimi villaggi devono essere spostati per dare spazio a nuove riserve che, a loro volta, danno inizio a nuova deforestazione per creare le aree abitate, sono emesse grandi quantità di gas serra per ogni nuova diga tropicale, hanno luogo virtualmente corse all’oro della deforestazione e nelle aree dei bacini prima che siano allagati per non far perdere ogni singolo legname pregiato.
Le valli un tempo inaccessibili diventano così facilmente raggiungibili con le barche dopo che la riserva d’acqua si è formata, permettendo la caccia di frodo in zone irraggiungibili prima, mentre specie rare come il delfino di fiume Irrawaddy e il pesci giganti di acqua dolce cominciano a scomparire e persino le specie più piccole si fanno rare, e il viaggio in barca su grandi distanze diventa impossibile.
E le dighe del fiume sono solo una parte del problema ambientale del Laos. Il diboscamento illegale continua ad essere un immenso problema nella provincia di Attepeu e dovunque nel paese. Il WWF descrive il Laos come lo scenario peggiore. Persino nell’angolo più remoto di Attepeu, nel distretto di Phuvong, vicino al parco nazionale cambogiano di Virachey sono state sentite fortissime esplosioni che giungono dalle montagne del Laos in vista di nuovi progetti infrastrutturali.
“Il Laos fa apparire la Cambogia come un paese organizzato” ha detto un militante ambientalista della regione. “Almeno in Cambogia c’è una parvenza di sistema di aree protette. Nel Laos è anarchia allo stato puro”
Il Laos perde anche la fauna selvatica per il bracconaggio. Mentre si esaltava l’arresto di un bracconiere famoso della fauna selvatica laotiana in Thailandia Boonchai Bach, continuano a fiorire alla luce del giorno i mercati illegali di fauna selvatica e di allevamento di tigri, mentre continuano ad operare altri grandi bracconieri durante l’assenza di Boonchai.
In un segno di speranza il primo ministro laotiano Thongloun Sisoulithhas dà ordini di chiudere i mercati illegali di fauna selvatica in tutto il paese, ma ora come questo si svolga concretamente è fortemente incerto.
Molti dicono che nell’ultimo luogo dove si potevano trovare le tigri in Laos, Nam Et-Phou Louey, è ormai impossibile trovare i grandi felini. Un visitatore in Laos, chiamato un tempo il paese di un milione di elefanti, avrà grandi difficoltà a trovare oggi un esempio di elefante selvatico.
Un secolo fa era un altro mondo, era l’Amazzonia dell’Asia. L’esploratore francese Henry Mouhot, che fu uno dei primi occidentali a vedere il tempio di Angkor Wat, partecipò alla caccia di un rinoceronte a soli due chilometri dalla città di Luang Prabang. Ci volle qualche rumore di bambù e alcune grida stridule per are fastidio ad un immenso rinoceronte che si trovò di fronte al gruppo. Poi un cacciatore esperto si fece avanti con la lancia in mano.
Scrisse Mouhot: “Devo dire che tremavo per lui, e caricai la mia pistola con due colpi; ma quando il rinoceronte si avvicinò a breve distanza ed aprì la sua immensa bocca per prendere il suo nemico, il cacciatore spinse la lancia dentro di lui alla profondità di un metro, e con calma tornò indietro dove eravamo noi”.
Ne seguì una scena orrenda di agonia per lo sfortunato rinoceronte, e lo stesso Mouhot finì la bestia con due colpi di pistola alla testa.
E’ difficile credere che si potesse trovare un rinoceronte così facilmente e così vicino alla città e, se vero, è prova che un tempo la fauna selvatica grande era di casa in Laos.
La testimonianza di Mouhot non è l’unica a disposizione. Negli anni 1860 il francese Francis Garnier, che era membro della Commissione di esplorazione del Mekong che aveva il compito di scoprire se il Mekong fosse navigabile dalla Cambogia fino alla Cina, descrive un incontro con una tigre vicino le cascate di Si Phan Don, nella stessa area dove si sta costruendo la diga, e settimane dopo fu azzannato da un leopardo indocinese vicino al campo a pochi giorni di cammino più a nord.
Dieci anni dopo l’esploratore francese Harmand descrisse un leopardo che si avvicinava di soppiatto a lui che osservava una famiglia di lontre in un fiume. Tigre e leopardi sono quasi estinti nel Laos oggi, ed altre specie sono diventate rare.
I Saola, l’unicorno a rischio di estinzione che si trova solo nelle Montagne Annamite tra Laos e Vietnam, forse non si arrampica più dalle parti laotiane di queste colline, ma se esiste lo si trova di certo in numeri molto piccoli a causa del bracconaggio.
E’ un mondo molto differente quello di oggi dove l’abbondanza del passato sembra un riflesso dell’Eden, e dove la vita selvatica delle foreste laotiane che scompare in una spettrale marcia forzata lontano dai rifugi della giungla.
Nel suo strabiliante “The Last Unicorn” William Debuy scrive:
“Per un istante mi raffiguro l’esodo di queste meraviglie in una parata per libri dell’infanzia, in una processione di Disney di animali esotici che escono dalla foresta in un’unica fila indiana. Alcune specie sono scomparse per sempre, altre stanno scomparendo, tutti sono in marcia.
Rinoceronti, i buoi della Sonda, e le tigri guidano la processione, poi le tartarughe dorate, leopardi, elefanti e il bisonte indiano. Le cairine scutulate svolazzano sopra. I pangolini annusano l’aria mentre camminano a papera, le lontre e le tartarughe dal grande capo a fatica le seguono. Ora arrivano i leopardi nebulosi che si aggirano furtivi, e i gatti dorati ed il gatto marmorizzato, gruppi di cani rossi, e mandrie di almeno tre specie confuse di cervi d’acqua.
Bande messe su alla meglio di gibboni ed altri primati parlottano al loro passare. Su una linea incerta di un migliaio di portatori, segue anche un treno sovraccarico di alberi di aquilaria e palissandro che solleva la polvere che oscura il giorno. La polvere non si è del tutto posata che appaiono figure spettrali: saola, visto pochissimo e quasi incorporeo.”
Mentre Debuys continua a riflettere il solo suono selvaggio della foresta che può udire sono le cicale.
In una crisi che attanaglia non solo il Laos ma il Sudestasiatico intero, la combinazione di bracconaggio, diboscamento illegale e della costruzione rampante di dighe potrebbe essere troppo per il patrimonio naturale un tempo fantastico del Laos.
Il Laos ha promesso di sospendere tutte le nuove dighe proposte, ma potrebbe esere troppo tardi. Persino piccole dighe come quella a Theun Hinbbuon potrebbero causare seri problemi sociali ed ambientali.
Ed il primo ministro laotiano troverà la volontà ed i soldi per inviare gruppi nelle aree di montagna per combattere arrestare ed espellere i duri locali e i bracconieri vietnamiti? Potrà fermare la triste processione della vita selvatica così ben descritta da Debuys?
O la Batteria Asiatica continuerà ad alimentare una crisi di estinzione e un massiccio degrado ambientale?
Gregory McCann, Asiasentinel.com