E’ stata la sentenza di un giudice del tribunale del distretto settentrionale di Yangook per i due giornalisti arrestati a dicembre che ha acceso una protesta e rabbia in tutto il mondo.
Il giudice U Ye Lwin ha detto nella sua sentenza durata un’ora che i due giornalisti non avevano seguita l’etica del giornalismo e che i giornalisti in Birmania sono tenuti al rispetto dei segreti di stato.
Il processo tenutosi secondo la legge del segreto di stato, emessa durante il periodo coloniale britannico, segna uno scivolamento pericoloso della libertà di espressione in Birmania, dove il governo civile guidato da AUng San Suu Kyi aveva promesso di aumentare lo spazio democratico del paese.
Il giudice ha dato un resoconto completo del processo ed ha detto che i documenti trovati al momento dell’arresto e l’informazione ottenuto dal telefonino di Wa Lone mostrano che i giornalisti avevano provato a ottenere informazioni confidenziali del governo che sarebbero potute finire nelle mani dei “nemici dello stato e delle organizzazioni terroristiche”.
Il giudice ha ricordato che era stato trovato un numero di telefono di un membro dell’Arakan Army sul computer di Wa lone durante la perquisizione della polizia a casa sua. Arakan Army è un gruppo armato buddista dello stato del Arakan.
Durante la lettura del verdetto i due giovani giornalisti birmani sono rimasti con le manette ai polsi e i poliziotti al fianco. I familiari di uno dei due erano appena dietro di loro.
“Non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Non ho paura. Credo nella giustizia, nella democrazia e nella libertà” ha detto Wa Lone ai giornalisti fuori dell’aula del tribunale. Molti militanti e cittadini hanno persino provato a bloccare il passaggio del mezzo che riportava in carcere i due giornalisti.
L’avvocato della difesa U Khin Maung Zaw ha detto che ricorreranno in appello ed ha ribadito: “Una cattiva giornata per il governo della legge, per la libertà di espressione, per il diritto di informazione e per la democrazia”
Ad assistere alla sentenza c’erano diplomatici, giornalisti stranieri e gli ambasciatori USA e UK Don Chugg che ha detto ai giornalisti:
“Il verdetto di oggi ha dato una mazzata di martello sul governo della legge in Birmania”. Ha poi aggiunto:. Il giudice ha ignorato le prove nel caso ed ignorato le leggi birmane. Siamo molto scontenti. E’ un giorno funesto per la Birmania e chiediamo il rilascio immediato di tutti i giornalisti”
Il due giornalisti sono detenuti da otto mesi nella prigione Insein di Yangoon dopo l’arresto accaduto il 12 dicembre nella parte settentrionale della città di Yangoon.
I giornalisti secondo il loro racconto sarebbero stati invitato a cena da elementi della polizia e avrebbero ricevuto una serie di documenti. L’arresto è accaduto immediatamente all’uscita del ristorante con l’accusa di aver ricevuto documenti segreti dove erano descritti gli impieghi dettagliati della sicurezza nello stato Rakhine.
Mentre la polizia ha negato nel processo qualcosa di simile, il capitano Moe Yan Naing durante le audizioni in tribunale ad aprile aveva confermato che l’arresto di Wa Lone era stato pianificato da un comandante di polizia.
Questa dichiarazione ha detto il giudice non è stata valutata al fine del verdetto perché non corroborata da altre fonti o testimoni.
La colpa vera di Wa Lone e Kyaw Soe Oo è stata di aver indagato su un massacro di dieci Rohingya portato avanti dai militari nel villaggio di Inn Din del Nord Rakhine a settembre dello scorso anno.
Dopo l’arresto dei due giovani giornalisti il Tatmadaw ammise che il massacro ebbe luogo e condannò poi ad aprile sette soldati a dieci anni di carcere.
“Oggi è un giorno triste per la Birmania” ha detto il capo editore della Reuters Adler. “Senza alcuna prova di malefatte e di fronte alla chiara prova di un incastro della polizia la sentenza di oggi li condanna alla perdita continuata della loro libertà e condona le malefatte delle forze di polizia”.
“Le condanne oltraggiose dei giornalisti birmani mostra la volontà dei tribunali birmani a mettere il bavaglio a chi indaga sulle atrocità dei militari” ha dichiarato Brad Adams di HRW Asia. “Questa sentenza segna un nuovo minimo della libertà di espressione ed un ulteriore scivolamento sui diritti sotto il governo di Ang San Suu Kyi”
“Si deve permettere a Wa Lone e Kyaw SoeOo di tornare alle loro famiglie e al lavoro di giornalisti” ha dichiarato Knut Ostby del UNRHC in Birmania.
Ben Dunant, Frontier Myanmar