All’inizio di agosto centinaia di ristoratori di strada manifestarono davanti al palazzo dell’amministrazione dopo un divieto della mattina di aprire le bancarelle sui marciapiedi nella Khao San Road, posto frequentato da turisti.
Pochi thailandesi rimasero sorpresi della citazione di Jay Fai, una settantenne ristoratrice ambulante di omelette ai granchi a Bangkok, nella guida Michelin per la prima guida dei ristoranti della città.
«Zia Fai» è famosa per i suoi occhiali che indossa per proteggersi gli occhi dagli schizzi di olio bollente mentre si dedica al suo denso curry ai granchi e al suo porridge di cui i clienti anche facoltosi si fidano ciecamente.
Ma il piacere dell’adulazione globale ha avuto vita breve perché i responsabili della amministrazione locale di Bangkok hanno ripreso a « ridare i marciapiedi ai pedoni » cacciando centinaia di ristoratori ambulanti, di bancarelle di vestiti e ninnoli a favore dell’ordine e dell’igiene.
All’inizio di agosto centinaia di ristoratori di strada manifestarono davanti al palazzo dell’amministrazione dopo un divieto della mattina di aprire le bancarelle sui marciapiedi nella Khao San Road, posto frequentato da turisti.
Quello che è cominciata come una protesta eterogenea da parte di ambulanti di fronte ad ordinanze esecutive si è trasformata in un movimento cittadino organizzato che ha convinto gli studiosi e altre figure pubbliche contro la dura sommarietà dei rappresentanti del comune.
«I mercati di strada occupano uno spazio importante nella cultura e nella storia thailandese perché aiutano a creare i legami sociali, permettono alle donne di lavorare, di innovare la cucina thailandese e dare un reddito a famiglie che non avrebbero altre opportunità» dice Chawadee Nualkhair, un food blogger. «Concentrandoli nei centri o togliendoli del tutto lascia un enorme vuoto nell’ecosistema della città»
«E questo vuoto sarà inevitabilmente riempito dalle grandi corporazioni» dice la food blogger, dalle catene di alimentari ai grandi supermercati.
La repressione sui venditori ambulanti è parte di uno sforzo maggiore del governo militare della Thailandia, giunta al potere con il golpe del 2014, di imporre ordine in una città famosa per la sua vita notturna e per i suoi cibi da strada vari e poco costosi.
Le autorità stanno rimuovendo le casupole lungo il fiume Chao Praya per costruire una promenade, ed hanno cacciato una comunità di persone vicino al vecchio forte per fare spazio ad un parco pubblico.
I gruppi civici dicono che gli espropri colpiscono i residenti poveri che non hanno forza legale perché non hanno alcun diritto formale.
«Si sta facendo una guerra contro la gente della città, contro i più poveri e vulnerabili» dice
Poonsap Tulaphan direttore di HomeNet Thailand, che sostiene i lavoratori precari. «Molti di questi ambulanti vendono da decenni nello stesso posto e si basano sui loro guadagni per sostenere le proprie famiglie. Senza di questo non hanno nulla»
In tutta l’Asia i governi che spingono per modernizzare le città esplosive vedono sempre più gli ambulanti come un fastidio ed usurpatori di spazio pubblico inteso per i residenti ricchi e le imprese formali.
Ma i venditori ambulanti migliorano l’ambiente degli affari, rendono i luoghi più dinamici e percorribili ed aiutano a ostacolare il crimine fungendo da occhi ed orecchie del vicinato, come sostiene Narumol Nirathron della Thammasat University.
Dal più vecchio mercato galleggiante ai possibili 240 mila ambulanti di oggi, contribuiscono ad un sistema alimentare funzionante con alimenti poco costosi particolarmente per chi i residenti meno ricchi, dice Narumol, la quale ha mostrato che 87% dei residenti di Bangkok compra da mangiare ed altro dagli ambulanti.
Di quei residenti che comprano da mangiare da loro ogni giorno, molti guadagnano meno di 9000 baht al mese, poco più di 300 euro.
Degli ambulanti stessi oltre il 70% sono donne ed oltre i due terzi di loro hanno più di 40 anni, senza istruzione, cosa che li rende particolarmente vulnerabili.
Le recenti ordinanze li hanno colpiti duramente: gli ambulanti con licenza sono diminuiti di molto, ed a decine di migliaia è vietato andare a vendere in 683 posti della città, ha detto Rewat Chobtham, presidente del Network of Thai Vendors for Sustainable Development.
«Questa è la politica più devastante del governo» dice Rewat. «La cancellazione delle licenze e gli espropri hanno comportato la perdita di quello che avevano messo da parte, costringendoli a ritirare i bambini da scuola o a vendersi la casa o l’auto».
Gli ambulanti si trovano dovunque davanti all’animosità perché i governi provano a rendere le loro città simili alle città americane od europee, dice Sarah Reed di Women in Informal Employment: Globalizing and Organizing (WIEGO)
«Chiamiamolo per quello che è: elitismo e gentrificazione» ha detto alla Thomson Reuters Foundation. «Questo è particolarmente errato se si considera che molte delle città che cercano di emulare cercano duramente di attrarre commercianti ambulanti per creare una certa vita di strada che le città del Sudestasiatico hanno in abbondanza»
Gli ambulanti di Bangkok, diversamente dai tassisti in motocicletta che si trovano anche loro di fronte a maggiori restrizioni, non si erano mai organizzati prima in un gruppo sindacale.
Dopo gli sfratti del 2016 e 2017 la cosa è cambiata. Mentre i loro capi delle varie parti della città si incontrano ai forum e nelle agenzie governative, hanno iniziato a parlare e coordinare le loro azioni attraverso i social media, dice Rewat.
Il Network of Thai Vendors for Sustainable Development, formatosi ad aprile, ha oltre 7500 membri di 25 distretti della città.
Sono sostenuti da studiosi e avvocati che hanno chiesto al primo ministro Prayuth Chanochoa di riconsiderare i regolamenti di vendita.
In una lettera aperta consegnata al primo ministro e agli amministratori della città, la rete ha chiesto che chi era stato espropriato potesse tornare ai loro vecchi posti.
Hanno anche chiesto il formale riconoscimento dei loro diritti a guadagnarsi da vivere e di poter partecipare alle decisioni sul commercio.
«Prenderemo in considerazione seriamente la loro richiesta e decideremo sul da fare» ha detto un portavoce del governo. Sarà istituito a breve un comitato di rappresentanti degli ambulanti, di rappresentanti dell’autorità di Bangkok e della polizia del traffico.
E’ necessaria una nuova legge per affrontare questioni come l’igiene, i regolamenti delle bancarelle, ha detto Rewat. «C’è bisogno di una strategia che non cacci gli ambulanti. Porre fine a questa crisi è urgente e fondamentale»