Il 25 maggio 2018, due mesi dopo un’ondata di attacchi suicidi ed armati contro chiese e posti di polizia a Sumatra e a Giava Orientale, l’Indonesia modificò la legge antiterrorismo indonesiana.
Gli attacchi suicidi di Surabaya, compiuti da madri e da giovani figli, scioccò sia la gente che i capi politici, e furono preceduti da un un sequestro di ostaggi nel quartier generale della Brigata Mobile della polizia a Giacarta meridionale dove furono uccisi da alcuni estremisti del Jemaah Ansharut Daulah (JAD) cinque poliziotti.
Questi atti non hanno precedenti in Indonesia. Sono un spostamento preoccupante dal modo di operare dell’estremismo violento e rappresentano una escalation della minaccia ISIS. Risvegliarono il paese al fatto che le donne non erano solo mere partecipanti nel contrasto e nella prevenzione dell’estremismo violento ma anche sempre più attive esecutrici.
Gli attacchi iniziali alle chiese coinvolsero le morti di Dita Priyanto, della moglie Puji Kuswati e dei loro quattro figli di età compresa tra 9 e 17 anni. Il giorno seguente una famiglia su due moto si fecero detonare sulle moto vicino al posto di polizia di Surabaya. A sopravvivere alla bomba fu solo la bambina di otto anni che fu salvata da un ufficiale di polizia.
L’approvazione della legge emendata, la 5 del 2018, appena nove giorni dopo l’ultimo degli attacchi, è stata importante specialmente quando si pensa che i cambiamenti proposti erano in discussione nel parlamento indonesiano da due anni. Nel paese musulmano più grande al mondo, dove la maggioranza dei cittadini ha abbracciato un’identità musulmana precedentemente vietata sotto il governo autoritario, le definizioni e i poteri della legge erano stati fortemente contestati.
La rapida approvazione della legge emendata illustra tre cose importanti sul processo e sull’influenza nella legislazione della sicurezza indonesiana contemporanea.
Poteri Presidenziali
La prima cosa importante è che la volontà del presidente Joko Widodo, all’indomani degli attacchi più mortali dalle bombe di Bali del 2002, di affermare la propria autorità esecutiva sul parlamento su una questione di vitale preoccupazione per la sicurezza nazionale.
Il presidente insieme ai grandi ufficiali della sicurezza è andato a Surabaya per vedere la scena degli attacchi e parlare ai media. Fu chiaro nelle loro dichiarazioni e senso di sgomento che gli attacchi suicidi che coinvolgevano giovani ragazzi rendevano insostenibili ogni altro ritardo della legge antiterrorismo.
Il giorno seguente agli attacchi iniziali alle chiese, il presidente diede un ultimatum al parlamento, di finalizzare la discussione per la chiusura del parlamento pena l’uso dei suoi poteri esecutivi di emettere un regolamento governativo al posto della legge. Questo passo fu favorito dal consiglio del fidato capo della brigata mobile di polizia Tito Karnavian. La legislatura sarebbe stata così bypassata su una questione di critica importanza nazionale.
Un consenso improbabile
La seconda cosa importante, il fatto che siano stati usati dei giovani bambini, in modo così scioccante, ha facilitato un consenso che non era presente precedentemente tra il parlamento, l’esecutivo e le forze di sicurezza su una questione politica pubblica così divisiva.
Il parlamento indonesiano fu ugualmente scioccato dagli attacchi e nessun partito o fazione voleva essere percepito ostruire il processo di negoziato, né tanto meno come sostenitore di atti trasgressivi. In questa situazione parlamento ed esecutivo decisero di mettere da parte le differenze e lavorare a trovare un veloce compromesso.
Mentre i parlamentari ed i partiti islamici ebbero una posizione fondamentale nel consenso alla legge, sarà interessante vedere se questa legge apporterà un limite alla futura retorica o alle condotte che alimentano il sentimento radicale. A luglio la prima conseguenza di questa legge è stata la messa fuori legge del JAD.
Unità delle forze di sicurezza
La terza cosa è che il riconoscimento esplicito nella legge emendata del ruolo legittimo nell’antiterrorismo delle Forze Armate Indonesiane TNI codifica il ruolo dei militari nella sicurezza nazionale con implicazioni maggiori per le istituzioni indonesiane.
Il generale Karnavian, il comandante delle TNI Hadi Tjahjanto ed il ministro di coordinamento per gli affari politici, legali e della sicurezza Wiranto hanno lavorato gomito a gomito con il presidente del parlamento Muhammad Syafii, per assicurare un accordo nei tempi sulla legge emendata.
Il fatto che la legge finale è stata qualcosa in meno di quello che le parti principali avevano voluto lo si può considerare come una misura del suo successo.
I negoziati tra i capi della sicurezza ed il parlamento, che hanno preceduto un accordo finale, hanno rivelato la subordinazione delle mire partigiane e degli interessi istituzionali al perseguire un obiettivo più elevato di politica nazionale.
Dopo gli attacchi di maggio è diventato sempre più chiaro il coordinamento tra TNI e POLRI. Il generale Karnavian ha riconosciuto di aver chiesto che fosse coinvolto il personale delle Forze Armate Speciali del Kopassus nella caccia ai terroristi dopo gli attacchi. Furono riconosciuti accordi operativi di intelligence congiunta.
In modo significativo la legge emendata ha affermato l’antiterrorismo come parte del compito e funzioni fondamentali delle Forze Armate. Sono affidate ad un decreto presidenziale del momento, che non richiede approvazione del parlamento, quali disposizioni governano l’impiego del militari nell’antiterrorismo sotto accordi di comando operativi specifici, come parte delle esercitazioni o su richiesta della polizia.
Un paletto della democrazia
Alla fine fu la minaccia di Joko Widodo di affermare i poteri esecutivi il fattore critico nell’avere il consenso su questa legge. Ma l’approvazione veloce, accesa dalla crisi e che ha coinvolto una subordinazione cosciente degli interessi di parte, illustra un livello di maturità nell’istituzione democratica del paese che è mancata negli ultimi anni.
Per molti però, l’affermazione del ruolo dei militari nell’antiterrorismo segnala un potenziale passo indietro dai fondamenti chiave della precedente legge della sicurezza che obbliga una più chiara definizione tra responsabilità della sicurezza interna del POLRI e il ruolo della difesa esterna del TNI.
Resteranno profonde preoccupazioni nella società civile sul ritorno dei militari come strumento di applicazione della legge. La natura dell’ulteriore decreto presidenziale, in cui chiarifica il ruolo delle forze armate nell’antiterrorismo, potrebbe essere un paletto al futuro delgoverno democratico.
Populismo e politicizzazione del Islam in Indonesia
Il panorama antiterrorismo nel Sudestasiatico è fondamentalmente cambiato nei 15 anni successivi alla stesura delle originarie leggi indonesiane. L’emergere del ISIS ha dato energie ad una nuova generazione di islamici indonesiani, cinquecento dei quali, molti dei quali con le famiglie, sono andati nelle terre controllate dal ISIS e sono ritornati.
Con il progredire della tecnologia della telecomunicazione il fascino dell’ideologia islamica globale ha radicalizzato i giovani indonesiani tramite i media sociali senza il bisogno di viaggiare o l’appartenenza formale ad organizzazioni islamiche.
Un attacco a gennaio 2016 a Giacarta centro, coordinato da un operativo ISIS di stanza in Siria Bahrum Naim e dal capo del JAD Aman Abdurrahman sottolineò in modo drammatico il pericolo.
Eppure fu la battaglia di Marawi durata cinque mesi nelle Filippne Meridionali nel 2017 a cristallizzare la minaccia posta alla regione. L’esempio dei fratelli Maute del sequestro di un centro urbano a Mindanao presentava una prospettiva nuova pericolosa per l’Indonesia spingendo Giacarta e gli amici della regione ad accelerare una serie di nuove condivisioni di intelligence e di accordi antiterrorismo.
Ma anche così languiva da due anni lo sforzo del presidente Joko Widodo di rivedere la legge antiterrorismo del 2003 per migliorarne i poteri preventivi. I cambiamenti per prima ricercati nel 2016 si erano aggrovigliati con la crescente politicizzazione del Islam in Indonesia. Fu un dibattito che illustrava la miscela potente di populismo e religione.
Abbraccio dell’identità islamica
Sotto i 32 anni di regime del Nuovo Ordine di Suharto, i partiti politici islamici erano stati depotenziati e gli islamici radicali furono eradicati dalle forze armate oppure costretti a fuggire. I governi del Nuovo Ordine vietavano il fazzoletto islamico o lo hijab nelle scuole e nella burocrazia.
Nel contesto sociopolitico del dopo Nuovo Ordine, si è abbracciata sempre più l’identità islamica che ha portato ad una crescente intolleranza e pressione al conformarsi particolarmente sulle donne.
Per la società civile femminile indonesiana la preoccupazione non veniva tanto dagli attacchi terroristici quanto dalla pressione crescente, dall’intimidazione e coercizione designata a restringere l’agire e l’autonomia delle donne.
Quando si discuteva in parlamento della legge antiterrorismo, le organizzazioni delle donne notvano i tentativi delle fazioni conservatrici islamiche come quella del PKS di erodere ulteriormente i diritti delle donne.
Indagine e preoccupazione
Rispetto alla legge del 2003, la legge emendata attraversò una consultazione ed un processo deliberativo più estesi, non solo tra le varie fazioni politiche del parlamento, che includeva gruppi delle donne, studiosi, gruppi religiosi e organizzazioni della società civile.
Molte parti volevano assicurare che la legge soddisfacesse standard contemporanei dei diritti umani e non privilegiava misure repressive sul reintegro e riabilitazione degli estremisti.
Tra gli articoli più contesi c’era l’articolo Guantanamo che dava i poteri di arresto e detenzione senza mandato fino a sei mesi. Si discusse anche molto sulle misure di sorveglianza elettronica e la revoca pianificata della cittadinanza per terroristi condannati oltre alle loro condanne al carcere.
L’articolo della cittadinanza fu poi tolto perché contrastava la legge della cittadinanza indonesiana. Altri articoli furono emendata secondo quanto suggerito da esperti, ma non fu rimossa dalla legge emendata l’ironia di una condanna a morte per gli islamici che cercavano la gloria da martiri.
Macchinazioni politiche
I ritardi erano anche una conseguenza delle macchinazioni politiche. Da novembre 2016, le revisioni alla legge antiterrorismo furono sempre più bloccate nell’atmosfera carica politicamente delle elezioni a governatore di Giacarta
Il periodo elettorale ed i mesi precedenti hanno visto un marcato incremento nel discorso di odio organizzato verso le minoranze, come cinesi, cristiani e contro chi propugnava un Islam moderato.
Gli oppositori usarono l’accusa di blasfemia del codice penale indonesiano per tagliare le gambe, nella sua ricerca di rielezione, al governatore in carica di etnia cinese Basuki Tjahaja (Ahok) Purnama cj poi fu condannato a due anni di carcere.
L’opposizione ad Ahok mobilitò centinaia di migliaia di manifestanti attraverso i gruppi islamici intransigenti come FPI e altri nei due mesi di novembre e dicembre 2016.
Mentre le macchinazioni dell’elite si intensificavano e giravano diceria sulla fedeltà dei comandanti del TNI, sorsero le preoccupazioni nel governo sulla stabilità e coesione del paese. All’interno di questo contesto politico molto volatile si dimostrarono molto contenziose le revisioni della legge antiterrorismo del paese.
La fazione conservatrice dell’opposizione del parlamento, tra cui Gerindra e PKS, era preoccupata che la legge non divenisse uno strumento di oppressione del Islam o che fosse usato contro la loro agenda politica anche per i legami chiari tra Gerindra e le milizie islamiche che fomentavano le proteste contro Ahaok.
Tra le forze di sicurezza, governo e società civile c’era la sensazione che le simpatie dei parlamentari conservatori erano allineati ai gruppi islamici radicali e alle loro agende.
A dimostrarsi i più contenziosi furono gli articoli di definizione di terrorismo e del ruolo delle forze di sicurezza nell’antiterrorismo.
La fazione del Gerindra aveva proposto che la definizione di terrorismo includesse riferimento specifico a “motivi ideologici e politici” sostenendo che avrebbe limitato la possibilità di eccessi delle forze di sicurezza.
Tuttavia questa frase qualificante trovò larga opposizione e un esperto della sicurezza del LIPI Poltak Partogi Nainggolan definì questa caratterizzazione non necessaria e affermò che avrebbe reso più difficile per i giudici provare il motivo ideologico.
Ne seguì un punto morto, in cui Parlamento e governo non riuscivano a risolvere le differenze sulla definizione. E’ durato questo punto morto fino al 13 maggio 2018 quando l’Indonesia si risvegliò alla notizia di tre successivi attacchi suicidi contro le chiese della seconda città del paese Surabaya, fatte da una famiglia.
Nessuno avrebbe potuto prevedere una situazione dove gli estremisti avrebbero trasformato i propri figli in oggetti esplodenti improvvisati.
Greta Nabbs Keller, Theinterpreter Theinterpreter