Il primo ministro Prayuth Chan-ocha continua a cercare riconoscimento politico dai partner della Thailandia sia nella regione che nel mondo. La sua disperazione ha contribuito alla politica estera che si basa in primo luogo sulla complicità e riconciliazione.
Quando i governi occidentali hanno imposto sanzioni contro la giunta all’indomani del golpe, la Thailandia ha fatto risorgere la sua centenaria diplomazia del bambù per garantire la sopravvivenza del regime. Quando i legami con USA ed Europa si sono allentati, la giunta ha rafforzato sia i legami politici che le relazioni economiche con ASEAN e Cina, provando a diversificare le proprie opzioni di politica estera.
Il paese in particolare ha emendato i suoi legami con due vecchi nemici vicini, Birmania e Cambogia. La Birmania è stata tradizionalmente l’avversario della Thailandia per l’antico saccheggio del vecchio regno di Ayutthaya. La Cambogia fu classificata come un nemico nazionale e i sentimenti reciproci di inimicizia furono esaltati nel decennio scorso sulla disputa territoriale attorno a Preah Vihear con scontri mortali lungo la frontiera.
Ma la Thailandia ha modificato la sua posizione diplomatica ed ha adottato una posizione amichevole verso i tradizionali nemici.
Sono diventate più frequenti le visite bilaterali. Il comandante delle forze armate birmane Min Aung Hlaing fece visita alla Thailandia appena dopo il golpe per esaltare la Giunta per aver fatto la cosa giusta.
Nel frattempo Prayuth ed il premier cambogiano erano stati visti abbracciarsi a simbolo del miglioramento delle relazioni bilaterali.
Tra i paesi al di fuori del ASEAN, la Cina ha portato a cavalluccio la giunta Thailandese dando legittimità al governo militare. A dicembre 2014 il presidente cinese Xi Jinping incontrò Prayuth in cui si rinnovò un accordo di scambio di moneta da 11 miliardi di euro. Successivamente Prayuth ricevette il premier cinese Li Keqiang a Bangkok che così fu il primo capo di stato estero di alto profilo a visitare la Thailandia dopo il golpe.
Di fronte alle sanzioni occidentali la Thailandia è caduta sempre più nell’orbita cinese con una relazione segnata dai mutui interessi politici e di affari.
La Cina non ha alcuna intenzione di interferire nella politica interna. Fare soldi, non nemici è diventata l’agenda della politica estera rispetto alla Thailandia. La Cina ha mostrato la volontà di investire in un progetto miliardario di ferrovia ad alta velocità e la rinnovata amicizia ha generato un flusso grosso di turisti cinesi in Thailandia.
La politica estera cinese ha spinto molti paesi occidentali a cambiare la propria posizione verso la Thailandia per paura di perdere la propria presenza nel paese. Il presidente USA Trump, nonostante le sanzioni in essere contro la Thailandia, ha steso il tappeto rosso nell’accogliere Prayuth alla Casa Bianca ad ottobre 2017. Francia e Regno Unito hanno seguito i passi americani invitando Prayuth nel giugno scorso per colloqui commerciali.
Prayuth di fronte al paese ha affermato che il regime militare è stato totalmente riconosciuto dalle superpotenze ad accrescere la fiducia della giunta di poter restare al potere.
Le elezioni sono state spostate tante volte. Sebbene la giunta abbia annunciato che si terranno le prossime elezioni a febbraio 2018, la fiducia pubblica nel governo è scesa drasticamente.
Si può ritenere questa diplomazia del bambù una strategia efficace di politica estera?
Apparentemente sembra che la Thailandia sia riuscita a sfruttare la propria relazione con la Cina per bilanciare le sanzioni occidentali. La riconciliazione con l’occidente è stata percepita come un successo della politica in favore della Cina che ha richiamato a sua volta relazioni più adeguate con il mondo occidentale.
Ma gli interessi economici da soli sono insufficienti a garantire il sostegno di lungo termine per la giunta militare thai dalla Cina e dai paesi occidentali. Affari di profitto a brevissima scadenza motivarono l’occidente a cambiare le proprie politiche verso la Thailandia, ma questo spostamento è legato anche al cambiamento politico reale nel paese.
Più la giunta resta al potere meno fiduciosi i paesi stranieri saranno nel fare affari in Thailandia.
Per la Cina, la Thailandia non è la sola destinazione di affari nel Sudestasiatico. Mentre è importante rafforzare la propria influenza in Thailandia la Cina può permettersi di dare per scontate le proprie relazioni con la giunta a causa della dipendenza della giunta dal sostegno politico cinese.
Questo spiega perché i piani di investimenti cinesi per i treni ad alta velocità non sono mai decollati davvero.
Riconciliazione nelle relazioni estere significa una relazione ineguale. Mentre la diplomazia del bambù ha funzionato bene in passato, la politica interna della Thailandia è servita per complicare la propria politica estera.
Non solo la Thailandia ha assunto un ruolo subordinato alle potenze straniere per ottenere un riconoscimento politico, ha ceduto il controllo delle proprie attività di impresa a questi partner stranieri.
Pavin Chachavalpongpun, EAF