La firma storica del giornalismo filippino è Maria Ressa che dirige Rappler, e sin dall’arrivo di Duterte entrambi sono al centro di un attacco per mettere la museruola ai critici del regime.
Rappler rigetta le accuse di evasione fiscale definendole “una chiara forma di intimidazione e di vessazione continue” per zittire un sito che fa continue domande ed inchieste su chi governa.
La pena prevista per queste accuse sono sanzioni monetarie e carcere fino a dieci anni.
Maria Ressa che la serata precedente ha avuto il premio dal International Centre for Journalists ha detto che questa denuncia rischia di avere un effetto raggelante sui reporter di un paese tra i più pericolosi al mondo per il giornalismo.
“Trasforma davvero la nostra democrazia ed è un altro colpo. Vuole dare il massimo impatto di intimidazione”
Maria Ressa è una giornalista di lunga data ed ha ricoperto posizioni importanti nella CNN, girando tutto il mondo per seguire guerre e terrorismo. Nel 2008, quando guidava ABS-CBN, negoziò anche il rilascio di alcuni giornalisti sequestrati da un gruppo legato ad AlQaeda.
Nel 2012 decide di creare insieme ad altre amiche giornaliste, Chay F. Hofileña e Glenda Gloria, Rappler nella convinzione che internet avrebbe dato più possibilità e voce proprio a chi non ha una voce, in un paese dove la guerra tra governo e media è sempre stata aspra.
Questa ultima denuncia per evasione fiscale si lega a filo doppio alla revoca della licenza giornalistica di Rappler per la presunta partecipazione di capitali stranieri nella Rappler Holding Corporation. Fu un atto del ministero della giustizia e della commissione della borsa filippina giunta a seguito in un discorso pubblico in cui Duterte minacciò apertamente Rappler di essere finanziata da americani, cosa completamente inventata. Era il discorso alla nazione del 2017.
Ma sin dal suo arrivo al potere, Duterte ha minacciato apertamente i giornalisti prendendo di mira anche una rete giornalistica maggiore del paese. “Solo perché siete giornalisti non siete esentati dall’assassinio” una frase che è un omicidio virtuale, come la definì Ressa.
L’accusa di evasione fiscale, e la revoca della licenza, si basano su un investimento in Rappler di Omidyar Network, organizzazione americana di Pierre Omidyar fondatore di eBay. E’ un finanziamento che non modifica assolutamente l’assetto proprietario e soprattutto la struttura decisionale del giornale.
A gennaio il governo revocò la licenza a Rappler che ha fatto appello e comunque continua ad operare dall’estero. Fu un altro attacco che fu visto come politicamente motivato perché Rappler è una delle poche testate che fa un giornalismo indipendente.
Con l’arrivo di Duterte, arriva la guerra alla droga, una campagna brutale di esecuzioni sommarie di tossicomani e piccoli spacciatori, a cui non tutti si sono assuefatti e contro cui non pochi si battono. Rappler con le inchieste giornalistiche sulla guerra alla droga e sull’armata elettronica, che sta alle spalle dell’amministrazione Duterte, è l’obiettivo dell’attacco da parte del governo e dell’armata sempre meno spontanea e più orchestrata di sostenitori di Duterte.
Questi ultimi sono gli autori di tantissime minacce di morte e di stupro nei confronti delle giovani firme di Rappler che ultimamente lavora per conto di Facebook contro la disinformazione e le fake news che dilagano nelle Filippine.
Qualcuno le ha chiesto del futuro di Rappler e del giornalismo nelle Filippine.
“La prossima cosa sarà un mandato di arresto” ha risposto Maria Ressa.