La visita imminente del presidente cinese Xi Jinping a Manila nelle Filippine, la sua prima visita da leader in una delle nazioni più strategicamente vitali, non poteva giungere in un momento più critico.
Due sono le questioni che domineranno il viaggio: la gestione delle dispute marittime nel Mare Cinese Meridionale e la promessa di Pechino di investimenti di larga scala nelle Filippine.
Il risultato di questo viaggio probabilmente farà pendere la bilancia della contestata politica estera filippina in una nuova direzione. Non c’è spazio per la noncuranza
Dopo due anni di corteggiamento strategico, Manila vorrebbe raccogliere i frutti del suo riavvicinamento a Pechino.
All’apparenza la visita di Xi Jinping a Manila segna l’apoteosi di una marcia ineluttabile verso una età dell’oro nelle relazioni tra i due paesi. E gli interessi geopolitici sono elevati.
Per quasi un secolo le Filippine sono state una pietra miliare dell’ordine americano nella regione. Per tutta la guerra fredda le Filippine ospitarono le due maggiori basi militari USA all’estero a Clark e Subic, dando anche sostegno logistico durante le guerre coreana e vietnamita.
Dal 2003, le Filippine sono considerate l’alleato migliore non NATO degli USA ed hanno dato un aiuto alla guerra globale al terrore che si è radicata nelle giungle tropicali del Sudestasiatico
Ora la Cina ha di fronte l’opportunità storica di tirare fuori il suo vicino meridionale dall’orbita di influenza occidentale, mentre prova a costruire un ordine davvero post-Americano in Asia.
Settimane prima della visita di Xi Jinping, il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha fatto una visita senza precedenti nella città del presidente Duterte a Davao dove ha inaugurato il nuovo consolato cinese.
Il diplomatico cinese, che per l’occasione indossava la camicia tradizionale filippina Barong, ha intessuto le lodi nel suo incontro a pranzo con i più alti rappresentanti del paese: “So che mi avete invitato qui questa sera perché mi considerate amico e partner”
Poi con un tono quasi sentimentale ha continuato a dire che “il presidente Duterte è l’amico più rispettato ed importante per il presidente Xi Jinping e il popolo cinese”.
Per i suoi primi due anni da presidente, Duterte non ha mai mancato di esprimere il suo “amore” per la guida politica cinese, dicendo molte cose positive del sostegno e della buona volontà di Pechino, mentre ha attaccato l’occidente per aver osato porre domande sulla sua storia dei diritti umani.
Per Duterte la Cina è un partner di sviluppo fondamentale da abbracciare piuttosto che criticare nel mezzo degli scontri nel Mare Cinese Meridionale.
Dovendo servire le Filippine da paese coordinatore delle relazioni ASEAN Cina per i prossimi due anni, Duterte ha chiarito che l’impegno piuttosto che il confronto è il suo preferito modo di operare nelle acque della contesa.
Definendo le relazioni tra ASEAN e Cina come eccellenti, ha chiesto a Pechino “diteci che rotta dobbiamo intraprendere e quale tipo di comportamento” dovremmo adottare, lasciando perdere il bisogno di “frizioni” dal momento che la Cina già “possiede” le contese caratteristiche di terra.
Ha anche accusato gli USA di essere un ostacolo potenziale ad una gestione pacifica delle tensioni marittime, quasi infastidito per l’alleanza di difesa delle Filippine con Washington.
Tuttavia, la retorica conciliante di Duterte è in contrasto con il linguaggio più bellicoso di altri rappresentanti. Nel colpire la critica nazionale alle dichiarazioni apertamente “disfattiste” di Duterte, il ministro degli esteri Teodoro Locsin ha chiarito che Manila non “abbandonerà assolutamente neanche uno iota della sovranità” nelle acque contese.
Nel frattempo, i militari filippini hanno in tutta calma espanso la cooperazione di difesa con gli USA aggiungendo altre 20 esercitazioni congiunte al calendario del prossimo anno.
Il ministro filippino dell’energia Alfonso Cusi ha anche sollevato dubbi sulle attese anticipate di finalizzazione di un accordo di condivisione di risorse nel mare cinese meridionale durante la prossima visita di Xi Jinping.
“Nessun accordo di esplorazione che io sappia” è sul tavolo, ha detto il ministro dell’energia prima della visita di Xi Jinping.
Si attende invece che potrebbe essere che i due capi di stato ne discutano, e che “lascio al miglior giudizio del presidente se si parlerà degli accordi di esplorazione”.
Le due parti negoziano attualmente un accordo di esplorazione congiunta con la compagnia di esplorazione cinese CNOOC nelle isole Calamian, dove non esistono reclami di sovranità in competizione, nel Mare Cinese Meridionale, che richiede ancora emendamenti legali per poter essere accettata. Ogni accordo di sviluppo congiunto in aree di contesa finora sembra una cosa lontana.
Nel frattempo le Filippine premono sulla Cina perché materializzi la sua precedente promessa di 9 miliardi di dollari in sostegno ufficiale ai grandi progetti infrastrutturali. Finora, dei dieci grandi progetti in preparazione, solo il progetto di Irrigazione del Fiume Chico, del valore di 62 milioni di dollari, è andato fino alla implementazione.
Sembra crescere a Manila la frustrazione mentre i critici accusano l’amministrazione Duterte di essere stata presa in giro dalla Cina.
In una conferenza stampa il segretario dell’economia Benjamin Diokno ha sperato che la visita di Xi Jinping “porrà pressione sulla velocità di applicazione di tutti questi progetti” sottolineando il bisogno che la “burocrazia cinese acceleri il processo”.
E questa è la ragione per cui la visita di Xi Jinping a Manila è fondamentale. Sia i sostenitori che i critici di Duterte osserveranno attentamente i doni e le concessioni che il premier cinese porterà nella sua visita di due giorni.
Xi Jinping dovrà rassicurare Manila che la promessa di aiuto allo sviluppo è reale, e che i due paesi sono impegnati a finalizzare un modus vivendi soddisfacente per entrambi nel Mare Cinese Meridionale.
Altrimenti Duterte potrebbe ritrovarsi sotto una pressione interna crescente a prendere una posizione più forte e critica verso la Cina.
Richard Heydarian, SCMP