Il presidente cinese Xi Jinping ha concluso la sua storica visita di due giorni nelle Filippine con la quale ha sottolineato la nozione che nella regione è Pechino il partner commerciale e di sviluppo di scelta.
Ma questa visita molto attesa non ha dato i frutti sperati su vari fronti, tra i quali la promessa precedente di fondi del valore di 24 miliardi di dollari in aiuto ed investimenti privati per grandi progetti, cosa che pone la domanda sul reale impegno di Pechino nella regione.
Il viaggio è giunto in un momento critico per entrambe le nazioni laddove Xi Jinping è sotto pressione per una guerra commerciale con gli USA e il presidente Duterte è sotto il fuoco dell’opposizione per aver compromesso gli interessi nazionali nella presunta ricerca cieca di legami più caldi con Pechino.
Una grossa vittoria diplomatica per Xi Jinping, la cui assertività della politica estera, compreso il contestato Mare Cinese Meridionale, comincia ad essere presa di mira, è un accordo raggiunto per elevare i legami strategici.
Allo stesso tempo Duterte, che ha basato la sua autoproclamata politica estera indipendente sullo sviluppo di relazioni più forti con Pechino mentre allo stesso tempo lascia declassare i legami con Washington, è stato pronto a raccogliere premi dimostrabili della sua mossa di impegno.
Con grande fanfara le due parti hanno accettato di innalzare le relazioni bilaterali al livello di “partenariato strategico”. Pechino spera chiaramente che elevando il livello dei legami spingerà Manila a non dare altra grande assistenza agli sforzi americani per contrastare le ambizioni marittime cinesi proprio nel contestato Mare Cinese Meridionale.
Duterte ha rifiutato di permettere alle navi da guerra americane di usare i porti filippini per condurre le operazioni di libertà di navigazione nelle aree di mare. Ha anche negato la richiesta americana di accesso a basi importanti come la Base Aerea Bautista vicino alle Spratly e la Basa vicino a Scarborough Shoal, nonostante l’Accordo di Cooperazione alla difesa.
La Cina trama ad una cooperazione alla difesa più stretta con le Filippine come si deduce dalle varie visite delle navi cinesi e aerei militari nella città di Duterte di Davao in tutto lo scorso anno.
Il nuovo partenariato strategico annunciato potrebbe permettere a Pechino di consolidare una presenza strategica nel paese.
Prima della tanto attesa visita, il presidente cinese, in un articolo fatto circolare dall’agenzia di stato cinese Xinhua, dice: “Le nostre relazioni hanno visto ora un arcobaleno dopo la pioggia”.
La visita di Xi Jinping, comunque, non è riuscita a produrre grandi novità nelle aree importanti quali le dispute territoriali nel Mare Cinese Meridionale e la promessa cinese da realizzare di 24 miliardi di dollari in infrastrutture e progetti di sviluppo.
Questa incapacità di fornire quel capitale potrebbe essere alla fine dei conti una benedizione, se si considerano le critiche per cui alcune progetti infrastrutturali della Nuova Via della Seta sono delle trappole finanziare mal celate che erodono la sovranità.
Il vicepresidente americano Mike Pence ha sottolineato queste critiche ad un summit recente della Cooperazione Economica dell’Asia Pacifico, dove c’era anche Xi Jinping.
Pence ha avvisato i capi di stato radunati a Port Moresby a stare in guardia contro “l’impero e l’aggressione cinese” nella regione.
L’amministrazione americana di Donald Trump ha dichiarato in effetti una nuova guerra fredda contro la Cina, da quando Washington ha accresciuto la guerra commerciale attraverso tariffe sempre più crescenti sulle importazioni cinesi, mentre riafferma la sua impronta militare nell’Indo-Pacifico per tenere sotto controllo le ambizioni cinesi.
Questa è la ragione per cui la visita di Xi Jinping era estremamente importante per la Cina, perché le Filippine emergono ora come l’eccezione importante alla tendenza nascente anticinese. Da notare comunque che i militari filippini hanno di recente accresciuto il numero di esercitazioni che si terranno l’anno prossimo insieme agli USA.
Infatti le Filippine emergono come un improbabile gioiello della corona della strategia della “diplomazia periferica” del leader cinese, che mira a sedurre il vicino un tempo recalcitrante attraverso aiuti, commercio ed iniziative di investimento, compreso investimenti sostenuti dalla via della seta.
Durante la visita al palazzo presidenziale, dove Xi Jinping ha incontrato Duterte, i due capi di stato hanno salutato le migliori relazioni dopo anni di mutua acrimonia per le dispute nel Mare Cinese Meridionale. Quell’acrimonia raggiunse l’apice nel 2012 quando la Cina occupò Scarborough Shoal dopo un confronto aspro in mare di un mese. La barra si trova nella Zona Economica Esclusiva delle Filippine e si trova in una zona strategica dove la Cina può affermare una zona di identificazione della difesa aerea, ADIZ, sull’area di mare.
Il governo di Duterte nel mezzo delle critica ha scelto di lasciar andare la decisione di metà 2016 della della Corte dell’Arbitrato Permanente de L’Aia che decise in favore delle Filippine contro le richieste espansive cinesi nel Mare Cinese Meridionale che con la mappa delle nove linee reclama il 90% della via d’acqua.
Questi conflitti sono stati messi da parte comunque. “Abbiamo disegnato il corso futuro delle relazioni tra Cina e Filippine e disegnato un piano ambizioso per il suo sviluppo” ha detto Xi Jinping nella conferenza stampa con Duterte.
Xi ha detto che i due capi di stato concordano su una “visione” condivisa che “disegna un percorso chiaro per le relazioni tra Cina e Filippine” e “manda un forte messaggio al mondo che i nostri paesi sono partner nel cercare uno sviluppo comune”
Il capo di stato cinese ha anche descritto i due paesi come “partner naturali con un destino comune” mentre sottolinea come il suo paese “continuerà a fare del proprio meglio per aiutare e sostenere le Filippine”.
“Il nostro sostegno verrà sotto molte forme, dal sostenere la vostra lotta contro le droghe ed il terrorismo all’aiutare a riparare strade e ponti a Marawi e costruire lì le nuove infrastrutture” ha aggiunto Xi sottolineando le aree di cooperazione che si sanno essere nel cuore di Duterte.
In modo simile Duterte ha salutato il momento positivo nelle relazioni come pure la “più profonda fiducia tra i due governi”. Ha descritto la visita di Xi Jinping come “momento fondamentale” per entrambe le parti che “hanno girato pagina” aprendo un “nuovo capitolo di apertura e cooperazione” nelle relazioni bilaterali.
In modo significativo il capo filippino ha sottolineato “aderenza alla uguaglianza di sovranità” come una pietra angolare delle relazioni. Nel pronunciare la frase Duterte ha guardato Xi che ha annuito in approvazione.
Da un lato “uguaglianza di sovranità” potrebbe essere visto come sostegno di Duterte della politica di non interferenza cinese rispetto ai diritti umani e le questioni politiche nazionali nei paesi vicini.
Ma era probabilmente anche il modo sottile di Duterte di esprimere la preoccupazione dell’intrusione cinese nei mari filippini, sperando di dissuadere Pechino dall’usare la forza nelle attuali diatribe in mare.
Al di là della bonarietà e delle aspirazioni di mutua ammirazione, le due parti non hanno fatto accordi su un proposto accordo di sviluppo congiunto nell’area di mare.
C’erano speranze che la visita di Xi Jinping avrebbe incluso la firma di un accordo quadro per l’esplorazione congiunta di risorse nelle aree contestate.
Come si è saputo si sono accordati su un Memorandum di Intesa, MOU, firmato dai ministri degli esteri Teodoro Locsin e Wang Yi.
Secondo il ministro dell’energia Alfonso Cusi, il MOU era “una cooperazione ad esplorare soluzioni” sul “come possiamo godere delle risorse” nelle aree contese.
Il Memorandum di Intesa provvisorio ha acceso numerose discussioni. Poco prima dell’arrivo di Xi Jinping, è comparso in pubblico un Accordo Quadro sull’Esplorazione Congiunta di Gas e Petrolio in Mare tra Cina e Filippine.
Il documento indicava che Pechino esplora le risorse di energia nell’area del Reed Bank secondo una formula che mette da parte le dispute di sovranità.
Il documento ha acceso una forte opposizione dei parlamentari e gruppi della società civile che sostengono come tale accordo è contrario agli interessi filippini e potenzialmente anticostituzionale.
I senatori di opposizione Trillanes e Pangilinan hanno presentato una richiesta di indagine del Senato nella questione come anche una maggiore trasparenza da parte del governo riguardo alla bozza finale di accordo.
La risoluzione dice che sapere questi dettagli è “una questione di totale interesse pubblico” ed ha invitato l’esecutivo a non firmare un qualunque accordo con la Cina che “danneggi i diritti esclusivi delle Filippine”.
La visita non ha chiarito le preoccupazioni sullo stato dei milioni di dollari promessi in aiuto, assistenza ed investimento.
Dei dieci grandi progetti proposti finora solo uno è andato ad una fase di implementazione, il progetto di irrigazione a pompa del Fiume Chico del valore di 60 milioni di dollari. Altri venti accordi giacciono nel cassetto.
Solo due progetti hanno visto un leggero progresso, l’accordo di implementazione sullo studio di fattibilità per il progetto di autostrada di Davao e i ponti delle isole Panay-Guimaras-Negros. Questi giungono in un momento in cui l’economia filippina perde forza e ha bisogno di altri motori per la crescita.
La mancanza di un impegno cinese più deciso aggiungerà certamente altra benzina alle dichiarazioni dell’opposizione secondo cui Duterte ha svenduto gli interessi nazionali nel mare cinese meridionale ricevendo poco in scambio da Pechino.
Se non sono stati raggiunti altri accordi a porte chiuse tra i due capi di stato, e non esiste nulla a dire che ci sono stati, Xi sembra aver portato pochissimo in tavola perché Duterte possa giustificare la sua forte scommessa e la sua sempre più divisiva politica di avvicinamento alla Cina.
Richard Javad Heydarian, Asiatimes.com