La Thailandia non vive una fase democratica al momento ed è stata molto criticata nel passato per la sua politica di sostegno al lavoro nero e da schiavi sui propri pescherecci e nell’industria della pesca,
Resta tutto da vedere cosa significherà la adesione della Thailandia al Global Compact, ma per l’Italia è un passo indietro verso le tenebre.
Adesione della Thailandia al Global Compact
Firmato e sancito. L’appoggio formale del Global Compact for Safe, Orderly e Regular Migration dell’Assemblea Generale dell’ONU a New York è stata un’occasione del momento.
L’accordo globale, sostenuto dal corpo dell’ONU il 19 dicembre sottolinea per la prima volta un approccio comune alla migrazione internazionale in tutte le sue dimensioni. Mira a “incoraggiare la cooperazione internazionale tra tutti gli agenti importanti sull’emigrazione” ed afferma esplicitamente che “nessuno stato da solo può affrontare l’emigrazione”.
Tra i tanti paesi che hanno adottato il Global Compact ci sono i dieci paesi del ASEAN, una regione sempre più attiva. Secondo il dipartimento degli affari economici e sociali dell’ONU il numero stimato di migranti internazionali nella regione si attesta a dieci milioni. Di questi sette milioni sono cittadini degli stati del ASEAN.
La migrazione nella regione è fortemente influenzata dalla geografia ed i movimenti hanno luogo per lo più tra paesi vicini. Questi movimenti sono guidati da disparità economiche e di mercato del lavoro che fanno muovere le persone da paesi con basse entrate a paesi a maggiori entrate.
Mentre i migranti del ASEAN rappresentano una piccola parte della popolazione complessiva di 642 milioni di persone, il loro numero si è quasi raddoppiato in un decennio. E’ probabile che questa tendenza si intensificherà con la globalizzazione che avanza e con la maggiore integrazione delle economie della regione sotto l’egida della Comunità Economica del ASEAN.
Non si deve sottostimare il contributo dato alla regione degli emigranti. Nei paesi di destinazione i migranti colmano le differenze del lavoro, completano la forza lavoro locale e contribuiscono alla crescita del PIL.
In Thailandia l’emigrazione aiuta la spinta dell’economia dedicata all’esportazione con un 4,2% in termini di forza lavoro ed un 6,2% di PIL.
Nei paesi di origine l’emigrazione ha anche un impatto maggiore. All’interno del Sudestasiatico esistono forti correlazioni tra migrazione e riduzione della povertà con la remissione parziale dei loro guadagni alle famiglie nei paesi di origine.
Secondo la Banca Mondiale, Filippine, Vietnam ed Indonesia sono tra le prime quindici nazioni a ricevere le rimesse al mondo. Nel 2017 hanno beneficiato di un totale di 55 miliardi di dollari di rimesse, più del PIL di tre paesi come Brunei, Cambogia e Laos.
Mentre le differenze di paga e i guadagni di entrate relative dalla emigrazione sono le più grandi per i lavoratori di bassa specializzazione, che costituiscono la vasta maggioranza nella regione, i guadagni mandati a casa contribuiscono ad un considerevole miglioramento nel benessere delle famiglie.
Per molti le entrate aggiunte ricevute aiutano a sfamarsi, a mandare i figli a scuola e aprire imprese di famiglia. Anche le comunità traggono benefici dalle conseguenze trainanti che contribuiscono allo sviluppo umano come salute ed istruzione.
E’ perciò evidente che l’emigrazione è un importante fattore di sviluppo del Sudestasiatico.
Eppure il ruolo che giocano i migranti nello sviluppo regionale, ed il loro trattamento, è spesso poco discusso apertamente e la politica dibatte ad un livello nazionale e regionale.
Tradizionalmente l’emigrazione è stata vista come una questione da gestire a livello nazionale con una tendenza per cui il pregiudizio guida le risposte alle sfide che pone. Tali approcci unilaterali sono spesso insufficienti e talvolta controproducenti, perché essi non guardano agli interessi di altri agenti e dei migranti stessi.
Perché ASEAN massimizzi i benefici dell’emigrazione e ne minimizzi i rischi, è imperativo che gli stati membri trovino soluzioni che si basano su prove e complementarità.
Sfide come emigrazione irregolare, traffico umano, schiavitù da debito, lavoro forzato, sfruttamento e abusi si possono affrontare con cooperazione bilaterale e regionale.
ASEAN può perciò giocare un ruolo chiave nel facilitare la cooperazione. L’incontro annuale dei ministri del lavoro del ASEAN per esempio fornisce agli stati un forum per discutere le questioni del lavoro dell’emigrazione nella regione.
De progresso significativo lo si fece nel 2017 quando gli stati firmarono il Consenso del ASEAN sulla promozione e protezione dei diritti dei lavoro dell’emigrazione sotto la presidenza delle Filippine.
Come il Global Compact il Consenso del ASEAN porta un peso morale ma non è un documento vincolante. Lascia ad ogni paese membro l’applicazione delle sue proprie misure che riflettano gli impegni e gli articoli dell’accordo.
Da membro fondatore del ASEAN e paese maggiore di destinazione nella regione, la Thailandia ha il potenziale per mostrare di essere paese capofila nella protezione dei diritti dei migranti nell’assunzione della presidenza di turno del ASEAN nel 2019.
Il paese è già all’avanguardia nell’applicazione di politiche di gestione progressive dell’immigrazione in linea con gli obiettivi del Global Compact, aree critiche della salute e dell’istruzione, dove si fornisce agli emigranti accesso universale a prezzi accessibili indipendentemente dallo status legale.
Il governo thailandese prende in seria considerazione il traffico umano e lo sfruttamento relativo e lavora con lo IOM e ILO per combattere la moderna schiavitù.
La Thailandia ha anche fatto tradizionalmente dello sviluppo sostenibile una priorità regionale. Da Coordinatore del ASEA sullo cooperazione allo sviluppo sostenibile, gioca un ruolo cruciale nel collegare gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’ONU, molti dei quali hanno dei legami diretto con l’emigrazione, con l’agenda del corpo regionale.
Nel selezionare il tema “Sviluppando la partnership per la sostenibilità” per la presidenza del 2019 è nell’interesse della Thailandia e della regione assicurare che l’emigrazione sia sicura, ordinata e regolare.
Ed è solo allora che si può davvero conseguire una Comunità del ASEAN centrata sulle popolazioni che non lascia indietro nessuno.
Dana Graber Ladek, is Capo Missione della Organizzazione Internazionale delle migrazioni IOM in Thailandia, Bangkokpost