Buon Natale da Surabaya! Selamat Hari Natal da Surabaya, la seconda città più grande dell’Indonesia.
Con i suoi oltre otto milioni di abitanti è un centro di affari vitale. Un luogo industriale, pieno di industrie, depositi commerciali e centri commerciali. Questo anno comunque la celebrazione del Natale in città è stata meno solenne.
Sei mesi fa, Surabaya fu scossa da una serie di bombe suicide. Ad essere attaccate furono tre chiese ed una stazione di polizia. Esplose anche una bomba in un blocco di appartamenti nella vicina Sidoarjo durante un’incursione della polizia.
Complessivamente morirono 28 persone e altre 50 rimasero ferite.
Mentre la città si preparava al Natale, con tanta gente che cantava i canti natalizi nella Plaza Tanjungan, abbiamo parlato noi di Ceritalah con il cinquantaduenne Pak Agustinus Dono Christmiandi, conosciuto come Pak Andi la cui famiglia rimase ferita in uno di quegli attacchi.
Pak Andi è cattolico padre di due figli. L’uomo di Surabaya è alto appena un metro e mezzo, ma la sua costituzione robusta e le guance prominenti dicono del suo fascino e del suo portamento.
Il 13 maggio la famiglia andò alla chiesa di Santa Maria Tak Bercela sulla Jalan Ngagel, al centro di Surabaya.
L’attacco fu organizzato dal gruppo legato al ISIS Jamaah Anshar Daulah ma portato avanti da due giovanissimi fratelli, Yusuf e Firman Oepriarto, di 17 e 15 anni. I loro genitori Puji Kuswati and Dita e due sorelle fecero scoppiare l’esplosivo in altre due chiese perdendo la vita.
“Eravamo diretti per la messa della domenica nella chiesa di Santa Maria, per la seconda messa delle 7,30 come sempre. Loro mi precedevano con un’auto Grab insieme a mio padre ed arrivarono alle 7,10 che fu quando la bomba scoppiò alla chiesa” ricorda Pak Andi.
“Quando arrivai alla chiesa, mi chiedevo tra di me del perché ci fossero queste motociclette che bloccavano la strada, del tanto fumo. Dopo qualcuno mi disse che era stata fatta scoppiare una bomba. Fui immediatamente preso dal panico e mi misi alla ricerca della famiglia.”
Il figlio diciassettenne Vincentius ricorda bene quel momento di orrore:
“Uscii dall’auto per aprire la porta al nonno. Non appena chiusi la portiera sentii una esplosione alle mie spalle e la sola forza dell’esplosione mi portò ad urtare la macchina. Per un istante mi si spense la vista, non riuscivo a vedere nulla. Ebbi una ferita sotto il mio occhio sinistro e mio nonno sostenne delle ferite alla testa e al petto. Ora ha bisogno di un apparecchio acustico per la grandezza dell’esplosione”.
Per fortuna tutti i membri della famiglia di Pak sopravvissero, ma molte famiglie hanno celebrato questo Natale con delle sedie vuote attorno al tavolo della cena.
Questo attacco, il primo attacco compiuto da giovani indonesiani in Indonesia, ha lasciato una cicatrice ancora visibile a Surabaya.
Le celebrazioni di questo anno sono state tenui in parte per la pressione da parte del Fronte dei difensori Islamici affinché le celebrazioni non fossero eccessive.
Poi Pak Andi spiega:
“Sono rimasto traumatizzato da quel giorno, da quello che è accaduto alla mia famiglia. Ogni volta che vedo un’auto di Grab, una Toyota bianca Innova, ricordo quello che è accaduto ai miei figli. Ma non ho più paura finché la mia fede è forte e stretta”.
Nonostante i tempi solenni, Pak Andi non vedeva l’ora che arrivasse Natale per celebrarlo con la famiglia a casa del fratello più giovane.
Infatti sembrerebbe che Surabaya, dove il9.1% della popolazione è cristiana, sia riuscita a mettersi alle spalle l’attacco ed ad andare avanti. La conosciuta sindaca Ibu Tri Risma ha fatto moltissimo per allentare la tensione e ripristinare la fiducia pubblica.
“Ogni giorno 13 di ogni mese ci raduniamo insieme agli altri della comunità e delle famiglie delle vittime nella chiesa per ricordare quelli che abbiamo perso.” dice Pak Andi. “Non sento il bisogno della vendetta. Li ho perdonati perché la vendetta è come un veleno. La mia speranza è che la gente di religioni differenti continua a trattarsi così da vivere in armonia e tolleranza, ed amarci l’un l”altro. E’ qualcosa che continuo ad insegnare ai miei figli”
Mentre il mondo guarda al Nuovo Anno il compito di perdonare e ricominciare sarà un compito molto più duro per le famiglie colpite dall’attentato, un’aberrazione dalla dalla tipica celebrazione del Natale.
Karim Raslan, SCMP