E’ accaduto nel pieno della notte, senza un avviso. A fine dicembre le forze di sicurezza si sono presentate armate di una gru ad un incrocio di Bangkok e hanno fatto sparire il monumento che era eretto lì.
Nessuno ha ammesso di sapere chi avesse ordinato la rimozione, né le ragioni. La polizia ha impedito che un militante potesse filmare l’evento. Lo stesso memoriale che segnava la sconfitta nel 1933 di un tentativo di golpe per riportare la Thailandia sotto la monarchia assoluta è scomparso.
E’ il secondo monumento eretto in onore della monarchia costituzionale a scomparire sotto la giunta militare che comanda nel paese dal 2014. Una targa che celebrava l’abolizione della monarchia assoluta scomparve misteriosamente nel 2017, sostituita con una che proclamava la fedeltà al re.
Da uomini duri ad umili
Il re attuale, Maha Vajiralongkorn, è sul trono da due anni. Sin dall’inizio ha innervosito i suoi milioni di sudditi. Quando suo padre Re Bhumibol morì nel 2016, rifiutò di assumere il trono per nove settimane, nonostante avesse atteso per decenni. Il ritardo doveva essere un segno di rispetto, ma voleva anche dare un segnale alla giunta militare di essere ben deciso a prendersi le sue proprie prerogative. Fu solo questa settimana che fu fissato il giorno per la sua incoronazione, il 4 maggio.
Re Vajoralongkorn passa la maggior parte del suo tempo all’estero, in una residenza sontuosa vicino Monaco di Baviera.
Ha persino insistito nel modificare la nuova costituzione, dopo che era stata già approvata con un referendum, per rendere più facile regnare da lontano.
Re Bhumibol resse il trono per 70 anni ed, in parte per la sua aperta devozione alla posizione e in parte perché i regimi militari inculcavano rispetto per la monarchia come un modo per la propria legittimazione, fu largamente riverito.
L’adulazione ufficiale per la monarchia continua, ma in privato Re Vajiralongkorn è per lo più vituperato.
La sua vita personale è confusa: ha abbandonato varie spose disconoscendo figli e incarcerando persino dei parenti di una consorte respinta. Ha idee decise sul decoro che gli si deve mostrare, come prostrarsi davanti a lui, ma poco senso del rispetto che deve a chiunque altro: il suo cagnolino viziato, elevato a maresciallo dell’aviazione, era solito saltare sui tavoli per bere dai bicchieri dei dignitari in visita.
I tediosi compiti attesi dai monarchi thailandesi, come il taglio dei cerimoniali e la consegna delle lauree, li lascia alla sua sorella più popolare, Siridhorn.
Scrivere di queste cose in Thailandia è pericoloso. La legge di lesa maestà promette da 3 a 15 anni di carcere per chiunque insulti “Re, Regina, erede al trono o il reggente”. In pratica è stata usata per sopprimere tutto quello che può essere di pericolo per la monarchia, che sia vero o no, compreso racconti che presentano principi venali e ricerche accademiche che pongono qualche dubbio sulle passate glorie dei antichi.
Mentre i suoi critici mantengono il silenzio, si accumula il potere personale di Re Vajiralongkorn.
Nel 2017 il governo gli diede controllo completo dell’agenzia delle Proprietà della Corona, CPB, che da decenni gestiva terre ed investimenti per un valore stimato di 40 miliardi di dollari.
Nel 2018 CPB annunciò che tutte le sue proprietà erano perciò da considerarsi personale proprietà del re, il quale comunque ha accettato di pagare le tasse su di esse.
Questo rende il re il più grande azionista della terza banca thailandese ed uno dei suoi più grandi conglomerati industriali del paese, tra le tante proprietà.
Con l’aiuto del CPB il re sta ridando forma ad un’area del centro di Bangkok adiacente al palazzo reale. L’Ufficio ha anche rifiutato di rinnovare il prestito del più vecchio ippodromo della città, Royal Turf Club che dopo 102 anni è stato chiuso, insieme allo zoo ad esso adiacente.
Restano incerti i destini di due università vicine erette su proprietà reali.
CPB non ha detto nulla sullo scopo di questo sconvolgimento ma i Thai assumono che il re voglia un palazzo ancora più grande.
Re Vajiralongkorn ha anche messo il proprio marchio sul consiglio della corona che ha un ruolo nella nomina dell’erede al trono. Un tempo conteneva persone che si erano opposte alla sua incoronazione come re della Thailandia. Ora è pieno di militari a lui fedeli.
La corte reale è gestita con disciplina ferrea. Sono scomparse dicerie sulla condotta pericolosa del re. Alcuni vecchi favoriti sono finiti in carcere. Amici che si arricchivano per le connessioni con la monarchia sono stati messi alla porta.
E’ anche cresciuta l’autorità reale sugli ordini religiosi. Nel 2016 il governo gli diede il potere di nominare Membri del Consiglio supremo della Sangha, il corpo del governo del buddismo thailandese, e di scegliere il prossimo Patriarca Supremo. Lo ha fatto nel 2017 eleggendo un monaco rispettato di un ordine più piccolo e conservatore dei due ordini thailandesi principali.
Anche l’esercito sta ricevendo una rifinitura reale. Il comandante in capo nominato a settembre Apirat Kongsompong è un uomo del re. Nei due prossimi anni presiederà e avrà la supervisione del ricollocamento di un reggimento e di un battaglione fuori da Bangkok chiaramente per alleviare l’affollamento. La sicurezza della città cadrà invece sul Royal Guard Command che è sotto il diretto controllo del re.
Molti dicono che è il re che abbia spinto l’esercito a tenere le tanto dilazionate elezioni che sono state indette per il 24 febbraio.
Non si vuole dire che il re sia un democratico, e le sue azioni suggeriscono tutto tranne che questo. Piuttosto il contesto è probabile che porti ad un governo caotico, debole che forse gli si confa.
La costituzione promossa dai militari rende difficile a politici eletti di raggiungere una maggioranza parlamentare. Ma persino se l’esercito mantiene il potere dietro le scene, avrà lasciato l’autorità assoluta.
Che siano elementi vicini ai militari o democratici cercheranno probabilmente il sostegno reale per governare rafforzando la posizione reale qualunque sia il risultato elettorale.