Col suo conservatorismo religioso, una parte della comunità musulmana in Malesia non entrerà mai nel mondo civile, causerà imbarazzo al più vasto mondo musulmano e, ancora peggio, permetterà lo sfruttamento di giovani ragazze a causa della loro cieca aderenza a tradizioni antiche travestite da loro come legge divina.
Qui mi riferisco alla visione che, oltre permette il matrimonio di coloro che la maggioranza considera delle minorenni, considera anche tali matrimoni ammessi dalla legge islamica e sostenuti dalla tradizione profetica.
Tutti i tentativi dello stato di definire legalmente un’età minima di matrimonio, che sarebbe considerevolmente maggiore di quella che alcuni essere permissibile secondo la legge islamica, sono visti come la creazione di una legge non divina e illegittima secondo l’Islam.
L’argomento del matrimonio di bambini è stato fortemente dibattuto nei media dopo che emerse la notizia di una ragazzina di undici anni thailandese ed un uomo di 41 anni del Kelantan.
Sebbene l’età minima in Malesia sia di 16 anni per le ragazze e 18 per i ragazzi, le corti della Sharia possono usare la propria discrezione per dare il permesso al matrimonio di ragazzi e ragazze al di sotto della loro età
Quel matrimonio portò al centro dell’attenzione la domanda di quanto sia davvero legata la Malesia alla protezione dei diritti delle minorenni.
Mentre la Malesia ha ratificato la Convenzione sui Diritti del Fanciullo e la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, la pratica dei matrimoni di bambini nel paese fa sorgere la domanda seria della nostra capacità di proteggere i minori, particolarmente i più vulnerabili.
Il matrimonio di bambini non è affatto raro in Malesia.
Secondo un rapporto negli ultimi cinque anni hanno avuto luogo 9061 matrimoni di bambini. E’ interessante però notare che il matrimonio di bambini non è peculiare della comunità musulmana. Secondo un rapporto UNICEF dei professori Datuk Noor Aziah Mohd Awal e Mohd Al Adib Samuri, questa pratica non appartiene solo alla comunità musulmana ma la si ritrova anche tra non musulmani, comunità indigene e di rifugiati.
Il rapporto cita dati che mostrano che, nell’ottobre 2010, c’erano 15000 ragazze che si erano sposate prima dei 15 anni. I dati mostrano che c’erano 5215 casi di ragazzine tra 16 e 18 anni non musulmane sposate tra il 2005 e il 2015.
Tra i musulmani il rapporto cita i dati del Dipartimento della Corte Sharia che registrò 6584 casi di matrimoni di bambini tra 2011 e 2016.
I matrimoni di bambini li si ritrova tra le comunità Orang Asli citando il censimento del 2010 degli Orang Asli. In quell’anno ci furono 196 bambini Orang Asli tra 63883 matrimoni nella comunità.
Sempre nel 2010 il ministro della sanità citava lo stato del Kelantan per avere il tasso maggiore di matrimoni di bambini col 5.4% di ragazzini tra i 15 ed i 19 anni che si sposavano. Sabah registrava il successivo tasso maggiore con 4,34% e poi Sarawak con 4,32%.
Il tasso attuale però è forse più alto di quello riportato. Le statistiche si riferiscono solo a quei matrimoni di bambini che sono stati registrati, ma ce ne sarebbero molti celebrati che non sono stati registrati.
Ci sono un sacco di problemi legati al fenomeno dei matrimoni di bambini come la mancanza di conoscenza e di coscienza di educazione sessuale come anche gravidanze non pianificate. Inoltre molti che vivono in un matrimonio di minorenni hanno abbandonato la scuola ed hanno meno anni di scolarizzazione di chi non finisce in questi matrimoni.
Tra i più importanti problemi associati al matrimonio di bambini c’è la dimensione del conservatorismo religioso. Una pubblicazione di Sister in Islam, che si basa sul censimento del 2010, dice che delle quasi 153 mila persone al di sotto dei 19 anni sposate in Malesia, la maggioranza proviene dalla comunità musulmana.
Le corti della Sharia malese possono permettere ai musulmani di sposarsi a 16 anni o anche meno.
I musulmani che sostengono tali pratiche di matrimonio di solito indicano il matrimonio del Profeta Maometto ad Aishah che aveva nove anni. A parte il fatto che esiste un disaccordo tra gli studiosi musulmani sull’età di Aishah al tempo del matrimonio col Profeta, è errato identificare una pratica profetica ed assumere che si applichi a musulmani in altri periodi e luoghi.
Le regole nell’Islam, comprese quelle che governano il matrimonio, vogliono salvaguardare e proteggere la gente particolarmente i minori. E’ l’interesse delle persone ad essere il fine ultimo delle regole religiose.
Dire che il matrimonio delle ragazzine nell’Islam è ammesso solo perché era praticato nel passato ed è ammissibile secondo la tradizione islamica non è dire che le nuove regole che innalzano l’età minima sono inconsistenti con la morale islamica.
Avere nuove regole per eradicare la pratica dei matrimoni di bambini perciò richiede un cambio di orientamento.
Un rapporto recente congiunto di UNICEF e Università egiziana di Al-Azhar ha affermato che “il matrimonio di bambini non è altro che un costume; non fa parte della Sharia o della religione e porta senza dubbio ad importanti effetti contrari.
Perciò l’età preferibile del matrimonio è dopo i 18 anni. Il matrimonio è una responsabilità religiosa e civile che chiede l’abilità e la volontà di entrambi a portare delle responsabilità. Non è quindi giusto applicare questo peso sui bambini”.
In molti paesi musulmani infatti l’età del matrimonio è più alta che in Malesia. In Algeria è 19 per uomini e donne; in Bangladesh è 18 per le donne e 21 per gli uomini; Marocco è 18 per uomini e donne; in Turchia è 18 per le donne.
La legge islamica malese ha bisogno di essere al passo di questa realtà. L’argomento secondo cui l’Islam permette per il matrimonio di donne, sociologicamente comprese e definite come ragazze, che la legge islamica è fissa ed immutabile, e che innalzare l’età minima serve a proibire una pratica permessa dall’Islam, è debole quando la si vede secondo la prospettiva della stessa tradizione islamica.
In un articolo dal titolo “Riforma della Legge islamica: tra reinterpretazione e democrazia” (in Yearbook of Islamic and Middle Eastern Law, Vol 18, No 1, 2017), l’autore Mohamed Fadel segna un punto importante a riguardo del luogo della ragione pratica nello sviluppo di quello che è chiamata legge islamica.
Fa notare che nella tradizione islamica non sono solo le regole ritrovate nelle dottrine della legge islamica o regole derivate dai principi di giurisprudenza (usul al-fiqh) che sono definite islamiche, ma anche regole che sono derivate dalla ragione pratica, cioè, regole derivate razionalmente che servono a portare avanti gli interessi ed il benessere delle persone in questa vita. Era questa l’opinione degli studiosi come Rifa‘a Rafi‘ al-Tahtawi, Khayr al-Din al-Tunisi e Rashid Ridha.
Il governo malese ha bisogno di prendere misure decise contro la pratica del matrimonio di bambini nell’area della legge e basare anche queste misure in termini di tradizione islamica per mettere in silenzio le menti chiuse del conservatorismo religioso.
Syed Farid Alatas, The Edge Malaysia