L’assalto serale è accaduto nel tempio Rattananupab a Sungai Padi della provincia di Narathiwat, un’area nel centro del profondo meridione thailandese dove da decenni i separatisti malay lanciano una campagna armata per l’indipendenza.
Secondo le notizie del luogo i militanti si sono presentati sulle moto sparando a raffica all’entrata del tempio prima di penetrare verso l’obiettivo vicino ai monaci.
Tra i monaci uccisi c’era l’abate del tempio Sawang Vethmaha, conosciuto come Phra Khru Prachote.
E’ ancora in corso la caccia all’uomo ma il generale Pornsak Poolsawat ha chiesto una maggiore presenza della sicurezza ai templi di tutta la regione.
Le autorità hanno incoraggiato i monaci delle province meridionali, dopo l’attacco che è stato l’ultimo attacco di una serie che ha ferito cinque soldati, a restare nei loro templi.
Il portavoce del governo, Buddhipongse Punnakanta, nell’affrontare l’assalto al tempio ha detto che il primo ministro Prayuth “ha denunciato questo attacco sfrontato e comandato delle indagini per trovare i colpevoli e punirli”.
Human Rights Watch ha continuato condannando la violenza in particolare il più attivo gruppo insorgente BRN per prendere a ripetizione i civili ed i luoghi di culto come obiettivi.
“L’orrendo attacco ai monaci buddisti dall’insorgenza nel profondo meridione thailandese è moralmente riprovevole ed un crimine di guerra, e i responsabili devono risponderne” ha detto Brad Adams.
“La campagna di 15 anni dell’insorgenza di attaccare deliberatamente civili buddisti e musulmani non può essere giustificata”
Nel profondo meridione thai però questi attacchi non sono insoliti nelle centinaia ai attacchi violenti che provengono dalla regione inquieta.
All’inizio del mese i separatisti hanno fatto due attacchi separati nello stesso giorno. Un primo attacco era mirato ad una scuola ed un ospedale con il ferimento di uno studente dodicenne ed un soldato di guardia. Il secondo è avvenuto con una autobomba detonata nel distretto di Thepa a Songkla ferendo un personale medico della polizia.
Sunai Phasuk di HRW Asia ha detto ad AlJazeera che l’ultimo scoppio di attacchi è forse una risposta all’assassinio di un presunto capo del BRN. Doloh Sarai è stato ucciso da uomini armati non identificati mentre tornava a casa in motocicletta nel distretto Rue Soh di Narathiwat.
“Le autorità sostengono che sia un comando del BRN” dice Phasuk che aggiunge che Sarai era stato precedentemente arrestato con accuse contro la sicurezza.
I militari hanno sviluppato tattiche che alcuni criticano come eccessivamente punitive. Negli anni i gruppi dei diritti hanno gridato contro gli omicidi extragiudiziali di sospetti combattenti ed incoraggiato risposte della sicurezza che riducano le morti collaterali.
Diventa sempre più chiaro che i combattenti nel meridione a prevalenza musulmana stanno perdendo la pazienza con il governo militare thai, secondo l’analista Zach Abuza, specialista in conflitti della National War College in Washington, DC.
Il BRN sarebbe frustrato che il governo militare thailandese si rifiuti di fare alcun compromesso particolarmente dopo che il governo civile nel 2013 era parso voler fare delle concessioni, come concessioni sulla lingua ed una amnistia generale.
“L’esercito ha detto che i colloqui di pace si ruppero dopo le proteste politiche e la stasi che iniziò nel 2013 che portarono al golpe del maggio 2014. La realtà è che l’esercito aveva già posto la parola fine su quei colloqui” dice Abuza che aggiunge: “La giunta ha tenuto i colloqui in vita ma non hanno negoziato con sincerità”
Deep South Watch, un gruppo rispettato che monitora gli attacchi legati al separatismo nella regione ha documentato 548 incidenti che hanno causato la morte di 218 persone lo scorso anno.
La cifra è inferiore a quella degli anni precedenti, ma l’ultima ondata di violenza, accoppiata allo stallo nel negoziato, ha rafforzato le preoccupazioni che la situazione possa deteriorare nei prossimi mesi.
All’inizio del mese il BRN ha fatto una dichiarazione in cui promette di “continuare a combattere” dichiarando che avrebbero accresciuto gli attacchi e tentato di reclutare nuovi membri che si uniscano alla lotta.
I militari e la polizia locale si preparano quindi ad altri attacchi innalzando le misure di sicurezza.
“Lo stato thai può aiutare a rompere il circolo vizioso di vendette mortali ponendo fine all’uso delle tattiche extragiudiziali nella controinsorgenza e facendo rispondere a quei militari dei propri crimini di abuso” ha detto Phasuk.
Il conflitto ha fatto quasi 7000 morti dal 2004 secondo Deep South Watch.