Se si considera la continua incertezza in cui si trova la politica thailandese, ed i continui spostamenti della data a cui abbiamo assistito finora, si spera che le elezioni di fatto avranno luogo come previsto questa volta il 24 marzo.
Si possono perdonare quegli osservatori che continueranno domandarsi se ci saranno davvero le elezioni finché non si terranno. Da quando i militari fecero il golpe che rovesciò il governo eletto di Yingluck Shinawatra, il primo ministro autoassuntosi generale Prayuth Chanocha ha varie volte promesso in modo vano di restaurare la democrazia attraverso la scheda elettorale.
Per non aver dato seguito alle proprie assicurazioni, le elite militari mostrano pienamente la sfiducia nel processo elettorale di cui hanno scarso controllo.
La questione naturalmente è più vasta dell’ambiente post golpe in Thailandia. La crisi prolungata del paese dura da oltre un decennio. Una parte del problema sta nell’incapacità dell’elite politica di mantenere lo status quo proprio mentre il paese attraversa un cambiamento drammatico della politica e dell’economia.
L’arrivo di Thaksin Shinawatra come primo ministro del 2001 scosse la posizione politica del vecchio potere, mentre allo stesso tempo dava inizio ad un nuovo copione della politica che esaltava il significato della politica elettorale.
Quello che è seguito dopo il golpe è il consolidamento di potere della vecchia compagine di potere in risposta a tutto questo, ed è probabile che continuerà anche dopo.
I militari che sono una componente di quella vecchia compagine hanno pensato di installare la necessaria infrastruttura per assicurare il proprio dominio di sempre del potere politico. Ne è conseguita una nuova costituzione antidemocratica che assegna un maggior potere alla camera alta rispetto alla camera bassa, e l’attesa che la camera alta sia riempita di uomini favorevoli alla giunta dopo le elezioni.
Eppure si è dimostrato controproducente l’uso di strategie oscene da parte delle elite militari come il golpe e la scrittura di una nuova costituzione. Ha solo messo in luce il loro desiderio di evitare i canali legittimi del potere politico come le elezioni.
Invece di usare il seggio elettorale sono rimasti fedeli ai loro fucili e carrarmati per raggiungere i loro obiettivi politici.
Il futuro fino alle elezioni resta molto più incerto di quanto si creda. Per qualche mese scorso, mentre era in corso la campagna, la Thailandia ha visto differenti partiti politici con differenti ideologie, un campo che va dalle fazioni che appoggiano la democrazia a chi appoggia l’influenza dei militari e alla monarchia assoluta.
L’idea che i partiti militari legati alla giunta possano attendersi una corsa tranquilla verso la vittoria nelle elezioni del 24 marzo, che è la stessa motivazione chiara quando si è fissata la data delle elezioni, è tutta da vedere, indipendentemente dal potere e dal controllo della giunta.
Sono in gioco altre variabili. Per esempio, Thaksin dice seriamente di voler vincere le prossime elezioni tanto da decidere di scegliere un tecnocrate ben conosciuto e popolare, Chardchart Sittipunt, una persona al di fuori del proprio circolo familiare, come candidato a primo ministro per il Puea Thai nelle elezioni del 24 marzo 2019.
La nuova candidatura di Chadchart sembra aver portato in qualche modo la vecchia cerchia del potere a rivedere le proprie strategie elettorali.
Poi c’è la monarchia. I militari avevano pensato di usare l’incoronazione del Re Maha Vajiralongkorn prevista dal 4 al 6 maggio come pretesto legittimo per spostare le elezioni, anche se pochi Thailandesi ricordano l’evento accaduto il maggio del 1950 e il re attuale non godedella stessa popolarità del padre Re Bhumibol.
Non c’è da sorprendersi se l’idea di usare l’incoronazione per cambiare la data delle elezioni ha approfondito lo sdegno pubblico che si è manifestato nel modo più sensazionale con la rabbia espressa su Twitter.
L’hashtag di protesta, Luen Mae Mueng I, spostate di nuovo, bastardi, ha raggiunto la prima posizione in Thailandia, cosa che non sarebbe mai accaduto sotto il regno di Bhumibol.
Si spera che le elezioni si terranno questa volta senza ulteriori spostamenti. Se dovesse accadere, si ritorcerà contro chi sta al potere. In particolare, se si coinvolge la monarchia nei futuri spostamenti si intensificherà solo l’ostilità della gente contro il vecchio potere compreso i militari stessi.
Sopprimerà ulteriormente le visioni ed i sentimenti legittimi che la gente ha desiderato esprimere sul futuro politico del paese. La chiarezza sulla data delle elezioni non può risolvere la confusione più vasta sul futuro politico del paese, ma può aiutare a meglio gestirla ed evitare un ritorno all’instabilità politica.
Pavin Chachavalpongpun TheDiplomat