La Thailandia ha difeso l’arresto del calciatore del Bahrein Hakeem al-Araibi, che l’Australia ha riconosciuto profugo, affermando che la polizia lo ha arrestato per la segnalazione di codice rosso da parte delle autorità australiane dopo che il calciatore era salito sull’aereo.
Quando un tribunale thailandese ha preso in considerazione la richiesta di estradizione del Bahrein per una condanna a dieci anni in relazione alle manifestazioni della primavera araba del 2011, la Thailandia si è attirata tutta la critica internazionale.
Hakeem giunse a Bangkok a fine novembre dall’Australia per la loro luna di miele, ma fu arrestato all’aeroporto.
Secondo Araibi se dovesse tornare in Bahrein sarà di nuovo torturato e chiede di poter ritornare in Australia dove gioca in una squadra di calcio a Melbourne.
Il ministero degli esteri thailandese considera questo caso come una competizione tra due paesi per la custodia di Hakeem. Inoltre si trova coinvolto per puro caso dopo che un ufficio di polizia che gestisce l’Interpol in Australia aveva notificato alle autorità thailandesi che Hakeem Al Araibi era salito su un aereo per Bangkok ed era soggetto ad un avviso rosso iniziato dal Bahrein.
Secondo il ministero thailandese «ci vollero vari giorni dopo l’arrivo di Hakeem prima che le autorità australiane ci informavano della cancellazione dell’avviso rosso. Nel frattempo le procedure legali erano già cominciate e non potevano essere cancellate».
Al Araibi rischia di restare in carcere fino ad agosto perché il tribunale che segue il caso impiegherà alcuni mesi per dare il verdetto dopo la prossima audizione ad aprile. Nei casi di estradizione non è ammessa la libertà condizionata, perché in passato secondo le autorità thailandesi molti stranieri ne hanno approfittato per dileguarsi.
Se il Bahrein ritirasse la richiesta di estradizione, la liberazione del calciatore sarebbe immediata, secondo il ministero degli esteri thailandese che in questo modo si vorrebbe lavare le mani o salvare la faccia.
Nell’apparizione alla prima udienza, dopo alcune settimane di carcere, a piedi nudi con le catene ai piedi e le manette ai polsi, ha gridato alla folla tra cui c’erano anche vari diplomatici: «Non mandatemi in Bahrein per favore».
Di fronte al giudice del tribunale ha rigettato le accuse secondo cui è chiesta la sua estradizione ed ha detto che se venisse estradato in Bahrein lo aspetterebbe la tortura.
Da parte sua il ministero degli interni australiano ha confermato a dicembre che la polizia federale aveva avvisato che una persona con avviso rosso era in viaggio verso la Thailandia senza dire però se l’ufficio sapesse dello stato di rifugiato di Hakeem al Araibi.
L’ambasciata del Bahrein a Bangkok ha detto che il calciatore era un fuggiasco che doveva essere consegnato a cui la legge del Bahrein garantisce i diritti e protezioni legali completi con accesso completo dei rappresentanti legali.
I gruppi dei diritti e l’Australia hanno chiesto ripetutamente il ritorno in Australia di Hakeem mentre questo caso è diventato famoso nel mondo del calcio mondiale con la FIFA che ha invitato anche il premier thailandese ad intervenire.
La federazione calcio australiana FFA ha cancellato la partecipazione della propria squadra degli under23 ad un campo di addestramento e ad una partita amichevole in Thailandia prima delle qualificazioni ai campionati Under23.
Il primo ministro australiano ha anche scritto due volte al generale Prayuth ed è intervenuto sul governo del Bahrein.
«Considerato che è un residente permanente nel nostro paese» ha detto la ministra degli esteri Marise Payne « e diventerà cittadino, abbiamo incoraggiato il governo del Bahrein a non andare avanti con l’estradizione, ed incoraggiato il governo thai ad usare la discrezione a loro disposizione».
Il ministro degli esteri thai questa settimana ha detto che non c’è nulla da guadagnare trattenendo il calciatore ma ci sono obblighi legali internazionale da mantenere. Meglio se i due paesi si mettono d’accordo su una soluzione buona per entrambi.
Amnesty International ha detto che le autorità thailandese sono colpevoli della detenzione di Hakeem al Araibi e intendono scaricare le colpe sugli altri invitando i due paesi ad un compromesso diplomatico.
Hakeem Al-Araibi fu accusato di aver distrutto una stazione di polizia nelle manifestazioni in Bahrain e di essere stato condannato in contumacia dopo che fuggì. Il calciatore nega le accuse e dice che durante le manifestazioni era in campo a giocare una partita di calcio con la nazionale del Bahrain trasmessa in televisione.
«Le autorità thailandesi devono fermare i procedimenti relativi a questo richiesta di estradizione assurda, crudele e cinica» ha detto Katherine Gerson di Amnesty International Thailandia. «Si sa bene che Hakeem è sopravvissuto alla tortura in Bahrain e che i suoi parenti continuano ad essere perseguitati lì. Hakeem e la moglie hanno trovato rifugio in Australia. Non dovrebbe passare un altro solo giorno in carcere e dovrebbe poter tornare a casa a Melbourne immediatamente».
Il Bahrain ha una lunga storia di abusi dei diritti umani come «omicidi arbitrari o illegali da parte delle forze di sicurezza, accuse di tortura di detenuti e prigionieri; condizioni dure ed estreme di detenzione, arresti arbitrari» come denunciato dal Ministero degli esteri USA.
Evan Jones, coordinatore della rete dei diritti dei rifugiati dell’Asia Pacifico, APRRN, che è stato attivo a favore del caso di Hakeem e che segue il suo caso da vicino ha detto:
«Ogni tentativo delle autorità australiane di estradizione di Hakeem sporcherà seriamente la reputazione della Thailandia come paese che segue i principi internazionali fondamentali dei diritti umani»
Di recente Hakeem gli avrebbe detto: «Perché il Bahrain fa questo? Non rispettano i diritti umani. Sono stato torturato prima e lo faranno ancora. Sono un rifugiato e vivo in Australia. Voglio tornare a casa in Australia , non voglio tornare in Bahrain. Perché la Thailandia non mi lascerà andare a casa in Australia?»
HRW ha prima sottolineato che la Thailandia tiene in carcere da oltre due mesi Hakeem in attesa della richiesta formale di estradizione, e di averlo arrestato sulla base di una segnalazione errata del Interpol, su richiesta del Bahrain, poi ritirata.
Nella stessa condanna di Hakeem nel tribunale del Bahrein per accuse legate al terrorismo, ricorda HRW, il giudice ha rigettato la prova secondo cui Hakeem pochi minuti prima dei disordini stava giocando una partita di calcio con la nazionale del Bahrein trasmessa in TV. Questo testimonia come non ci sia un governo della legge e l’indipendenza del sistema giudiziario dal sistema politico, oltre ad una storia di «pratiche sistematiche di maltrattamenti fisici e psicologici che assommano a tortura.»
HRW ricorda anche come il Bahrain l’abbia sempre fatta franca per le accuse di tortura e di repressione dell’opposizione di fronte alla comunità internazionale che ora deve far sentire la sua voce a cominciare dall’Australia.
«La Thailandia non deve assolutamente dare l’estradizione a Al Araibi in Bahrein e liberarlo immediatamente.»