Il pronunciamento della Commissione Elettorale sostiene che «tutti i membri della famiglia reale sono al di sopra della politica e politicamente neutrali… non possono avere un compito politico perché sarebbe incostituzionale e contro le norme della democrazia con il re come capo dello stato in accordo col decreto reale del 8 febbraio».
Nel pronunciamento del re, la principessa Ubolratana è definita comunque un membro della famiglia reale che ha assolto bene ad alcuni obblighi che le erano stati assegnati, nonostante la principessa abbia su Instragram affermato il proprio stato di persona comune per aver rinunciato nel 1972 ai privilegi della famiglia reale.
Resta invece ancora incerto il destino del partito che l’ha proposta, Thai Raksa Chart che è uno dei partiti legati all’ex premier Thaksin Shinawatra, di cui i sostenitori ultramonarchici hanno chiesto la dissoluzione.
Un possibile scioglimento del Thai Raksa Chart lo potrebbe fare la Corte Costituzionale più in là nel tempo se coinvolta in qualche modo. Nel frattempo il partito legato a Thaksin, Thai Raksa Chart, ha già detto che seguirà le indicazioni reali e si è dimesso il suo responsabile politico.
Mentre si discute molto se la mossa di Thaksin di proporre la principessa come candidato a primo ministro sia stata ardita oppure un suicidio, l’arena politica del paese si è incendiata di nuovo accendendo le paure di una nuova discesa in campo dei militari con un altro golpe.
Per quanto possa sembrare assurda l’idea di un golpe militare contro un governo militare che governa dal maggio 2014, la storia della Thailandia ne ha viste di queste idee ed i movimenti di mezzi militari in alcune zone di Bangkok hanno acceso la paura di un golpe che possa bloccare il processo elettorale.
Paul Chambers lettore presso la Naresuan University sintetizza così questa paura.
«Ci sono stati così tanti golpe nella storia thailandese che ogni volta che si vedono veicoli militari per le strade, si pensa che deve stare per succedere qualcosa»
A provare a calmare queste paure di golpe è il generale Prayuth, che ha una storia di golpista per aver rovesciato il governo Yingluck nel 2014.
«Chiacchiere? Stiamo indagando. Notizie false» ha detto ai giornalisti del palazzo, dimenticando forse che queste stesse parole le diceva prima di lanciare il golpe contro Yingluck.
I militari hanno giustificato il movimento dei mezzi, sui quali c’erano frasi di rassicurazione, come un’esercitazione annuale del Cobra Gold che si tengono annualmente e che prevedono interventi di aiuto nelle città!
«E’ naturalmente straordinario che l’esercito di un paese debba porre dei cartelli di rassicurazione sui propri mezzi semoventi. Un altro segno del danno fatto alla fiducia della gente nelle forze armate da decenni discesa in campo dei militari… I Thailandesi capiscono spesso a causa delle amare esperienze fatte che quando i militari iniziano ad insistere che non c’è alcun golpe in arrivo, questo è spesso il segno che stanno per prendere il potere» ha scritto il giornalista Andrew MacGregor Marshall su Twitter.
Una ragione per queste paure di un golpe imminente sono attribuibili alle divisione interne tra i militari, tra le Tigri Orientali delle truppe della Regina, a cui appartengono i generali della giunta militare attuale, e quelle del Re a cui appartiene l’attuale comandante delle Forze Armate. Come dice Paul Chambers: «C’è una crescente divisione tra i militari per il governo della giunta»
Altra ipotesi per queste paure di un golpe è che il re tema che la crescente polarizzazione creatasi con i recenti avvenimenti, prima delle elezioni del marzo prossimo, possano portare ad uno stato di incertezza e scontro sociale tali da oscurare la sua incoronazione.
Questa sarebbe una situazione altamente non auspicabile per il re, come dice il giornalista Andrew MacGregor Marshall, il quale aveva anticipato la possibile discesa in campo della principessa Ubolratana per il partito di Thaksin.
«Il re potrebbe sentire che gli ultimi eventi abbiano precipitato il processo elettorale nel caos e che non voglia che il disordine politico oscuri la sua incoronazione agli inizi di maggio» scrive Andrew MacGregor Marshall su Twitter.
Secondo molti analisti, questa ipotesi di golpe sarebbe al momento da scartare. Molto dipenderà da cosa succederà nel periodo elettorale, se l’attuale premier del golpe Prayuth sarà confermato capo del governo eletto, oppure se uscirà fuori un primo ministro dei partiti vicini a Thaksin.
Molto dipenderà anche dalle fazioni interne ai militari che sembrano essere sempre più fedeli alla Guardia del Re, come la nomina del generale Apirat Kongsompong testimonia.
Lo stesso generale Apirat Kongsompong quando si presentò come capo delle forze armate, nominato per la prima volta direttamente dal re, non escluse affatto la possibilità di un golpe nel caso in cui fosse in pericolo o percepito pericolo per la monarchia.
Scrive Eugénie Mérieau sul NYT:
«Gli straordinari sviluppi di questa settimana rivelano che la Thailandia è una dittatura militare unica. Dittatura militare sotto il comando reale.
Qualsiasi cosa accada dopo il voto di marzo, se vincono partiti civili o le forze dei militari, o qualche combinazione che formi un governo, le elezioni non riporteranno la democrazia in Thailandia. Esse comunque sveleranno i meccanismi che guidano la politica thailandese. Contrariamente a quanto si crede non sono al comando i militari. I militari propongono ed il re comanda, non la via opposta»
Dalle prossime elezioni, uscirà una camera bassa di 500 membri che concorrerà alla formazione del governo con 250 senatori scelti dai militari e approvati dal re che ha pure un potere di veto sulle materie più importanti.
Sull’operato del governo sono posti varie agenzie costituzionali che ne limitano la portata del proprio intervento, e tutte nelle mani salde dei militari.
Un esempio è il Comitato Strategico nazionale che presiede al piano di sviluppo ventennale a cui ogni governo eletto deve adeguarsi negli obiettivi che sono stati già scritti per legge. Ogni piccola infrazione del governo rispetto a questa legge può essere causa di rimozione del governo o scioglimento di partito politico.
Di certo le prossime elezioni, golpe o meno, non sembrano prospettare un ritorno al sistema democratico per la Thailandia.
«…ed è così che prima delle tanto attese elezioni, il curioso sistema politico thai, tutela militare dei politici civili ma sotto il comando reale, sembra sempre più radicarsi»