Il tempo stringe, ha fatto sapere alla Cambogia l’Unione Europea dopo aver lanciato ufficialmente il processo di sospensione dei privilegi commerciali a causa delle preoccupazioni sui diritti umani, aprendo la strada a qualcosa che potrebbe rivelarsi catastrofico per l’economia cambogiana.
Il trattato commerciale Everything But Arms, EBA, permette alla Cambogia di esportare i propri prodotti che non siano armi in Europa con privilegi tariffari.
La revoca di questo accordo di favore costerebbe alla Cambogia 676 milioni di US$ e comporterebbe il licenziamento di massa nell’industria delle confezioni dove lavorano 800 mila persone e dove c’è una storia ricca di proteste di massa.
La commissaria europea Cecilia Malmstrom nell’annunciare la decisione ha detto:
“Si deve essere chiari che l’iniziativa di oggi non è né una decisione finale né la fine del processo. Ma ufficialmente il tempo stringe ed abbiamo bisogno di vedere qualcosa di reale ora”
Il trattato EBA, al cui accesso ci sono diversi prerequisiti di democrazia e diritti umani, è sotto minaccia da quando il principale partito di opposizione cambogiano, CNRP, fu sciolto dalla corte costituzionale ed il suo presidente Kem Sokha arrestato per tradimento prima delle elezioni dello scorso anno.
Le elezioni del luglio 2018 videro la vittoria essenzialmente incontrastata del partito CPP del primo ministro Hun Sen che ha esteso la sua presa del potere nel tempo.
“Se volete l’opposizione morta, andate avanti” minacciò lo scorso mese Hun Sen in un discorso di commemorazione del suo trentaquattresimo anno di potere, ed ha minacciato la UE sulla prospettiva della revoca dello schema preferenziale.
Il giorno dopo fu arrestato un membro importante del CNRP che sostiene le sanzioni.
Alcuni giorni fa il portavoce del governo Phay Siphan usò un approccio più morbido.
“Non consideriamo la UE il nostro nemico, solo un partner, e facciamo del nostro meglio per spiegarci e mantenere la cooperazione” ha detto ad Al Jazeera.
Secondo Phay Siphan, la Cambogia è trattata in modo ingiusto e la UE non riconosce il progresso del paese nel sostenere la pace e lo sviluppo dopo essere emersi da anni di conflitto e del regime dei Khmer Rossi.
Secondo il professore cambogiano Sophal Ear presso Occidental College, la perdita dei privilegi commerciali derivanti dal EBA sarebbe “profondamente catastrofico, ma forse è proprio quello che Phnom Penh ha bisogno: un scossa per svegliarsi”
“Nessuno vuole il dolore associato alla revoca del EBA, ma francamente, Se minacci di uccidere l’opposizione, fai proprio la parte dello zoticone” dice Sophal Ear.
Molte persone critiche del CPP salutano positivamente le sanzioni come un mezzo che costringa il governo a fare concessioni democratiche o come un mezzo per istigare le proteste contro di esso. Altri temono che la Cambogia potrebbe essere spinta ancor di più nell’orbita cinese e che le sanzioni colpiranno negativamente le parti più vulnerabili del popolo cambogiano.
“Se la UE dovesse decidere di sospender l’EBA alla fine di questo processo, di certo sarebbero colpite permanentemente le relazioni tra Cambogia e UE” dice Astrid Noren-Nilsson. “E’ importante notare che non ci troviamo ancora a quel punto. Per avere risultati positivi il solo modo è attivare tutti i canali formali ed informali per far avanzare il dialogo con il governo cambogiano”
Mentre continuano i negoziati, la Cambogia rifiuta di prendere in considerazione di far rientrare sulla scena politica il CNRP, che sarebbe una delle richieste della UE.
“Non possiamo fare nulla” dice Phay Siphan che nota come fu la corte suprema a decidere di sciogliere il principale partito di opposizione che nel 2013 alle precedenti elezioni nazionali aveva quasi vinto.
Comunque la Cambogia si trova in modo costante tra la schiera dei paesi peggio messi n termini di indipendenza giudiziaria, e i tribunali sono visti come uno strumento del governo di Hun Sen.
Il processo di ritiro durerà 12 mesi secondo la dichiarazione della UE compresi i sei mesi di “monitoraggio intenso e di dialogo con le autorità cambogiane”.
Sophal Ear dice che, indipendentemente dal risultato di questo periodo, l’economia sente la pressione perché i compratori hanno ridotto gli ordini e gli investimenti crollano.
“Si tiene in ostaggio la gente. Cosa possiamo farci?” si domanda il professore. “Guarda, nessuno deve un commercio preferenziale a Phnom Penh. Quello che Phnom Penh deve al popolo cambogiano è un modico di rispetto per i diritti umani e la democrazia”.