Il ventilato acquisto di un cantiere navale strategico filippino da parte di imprese cinesi ha provocato una reazione arrabbiata nel paese mostrando le ansie nascoste verso la posizione amica verso Pechino del Presidente Duterte.
C’è una soluzione alternativa che salverebbe posti di lavoro, manterrebbe la sicurezza costruendo un’industria nazionale importante.
A gennaio l’impresa sussidiaria filippina della ditta armatrice sudcoreana Hanjin, incapace a pagare il proprio debito di 1,3 miliardi di dollari, dichiarò bancarotta. Ha cercato l’aiuto del governo per salvare i cantieri navali di Subic Bay che sono stati il quinto cantiere navale al mondo, per salvare i suoi 3000 lavoratori.
L’amministrazione Duterte annunciò poi l’interesse cinese nell’acquisto del cantiere navale e Ceferino Rodolfo, capo del Ufficio degli Investimenti, disse il mese scorso che c’erano almeno due grandi imprese cinesi che avevano mostrato interesse.
Senza fornire dettagli si capiva che il cantiere navale era offerto ad un prezzo concorrenziale avendo perso la maggior parte del valore di due anni fa. L’identità delle imprese cinesi non fu rivelata a riflettere le preoccupazioni di una risposta potenzialmente negativa della gente. Nè le autorità hanno citato altri potenziali acquirenti.
Il complesso di Subic che un tempo ospitava la più grande base navale americana all’estero, è fortemente strategica di fronte al Mare Cinese Meridionale. La Marina USA continua ad accedere regolarmente alla base che ospita strutture ottimali per porti profondi e che ha visto anche le visite delle navi da guerra dei principali alleati di Manila.
Senza alcuna sorpresa il potere dei militari filippini si è opposto con forza ad un subentro cinese nel cantiere navale per le preoccupazioni sulle reali intenzioni di Pechino. Il ministro della difesa filippina Lorenzana ha sostenuto che sia la Marina Filippina a subentrare nella struttura piuttosto che darla ad imprese cinesi.
Da quando fu lanciata la strategia cinese della Nuova Via della Seta nel 2013, le imprese cinesi sono entrate nella costruzione e operatività di oltre 40 porti in 24 paesi. Di queste imprese la China Ocean Shipping Company (COSCO) e China Merchants Group gestiscono le operazioni di vari porti nel mondo dal Pireo in Grecia a Darwin in Australia.
Sulla carta le acquisizioni sono puramente commerciali e le imprese cinesi forniscono capitale e capacità logistiche per l’operazione sostenuta di vari porti importanti.
Ci sono tuttavia legittime paure che le intenzioni cinesi trascendano gli scopi puramente commerciali al fine, per esempio, di una presa sugli assetti e strutture strategici sulle linee di traffico marittimo globale.
In particolare si teme da parte del potere della difesa filippina la replica dell’esperienza del Sri Lanka dove la ditta statale China Harbor Engineering Company si è assicurato il leasing per 99 anni del porto di Hambantota a causa di un controverso accordo di capitalizzazione del debito.
Durante la visita a Manila del presidente cinese Xi Jinping fu firmato un insieme di accordi tra i quali la partecipazione delle Filippine alla Nuova Via della Seta. Il subentro nelle strutture portuali di Hanjin è forse parte degli sforzi più vasti di Pechino di assicurars l’accesso alle strutture chiave delle Filippine con una presidenza amica di Pechino.
Duterte ha accolto a braccia aperte il grosso pacchetto di investimenti cinesi tra i quali l’entrata prospettata di China Telecom nel settore fortemente protetto delle telecomunicazioni dove la Rete di Stato della Cina ha una posizione azionaria del 40% della rete nazionale filippina.
Le imprese cinesi hanno incrementato gli investimenti in luoghi sensibili come la zona economica speciale di Clark, l’ex sito della base aerea americana, come anche nelle vicinanze di altre basi militari filippine come la base aerea Bautista che si trovano vicino alle varie strutture contese nelle isole Spratly.
Si teme che sia la “strategia economica a cipolla” in cui entità cinesi circondano e dominano un’area strato per strato con una espansione del loro impatto di investimento, come accaduto nel Mare Cinese Meridionale.
Subic che sta ad un centinaio di chilometri da Manila ed a 100 miglia nautiche dalle contese Scarborough Shoal è una prospettiva allettante per la Cina. Con un’amministrazione precedente Manila propose agli USA di aggiornare Subic nelle sue strutture militari e usarla come base logistica.
Duterte ha bloccato questa possibilità limitando l’accesso delle navi militari in visita. Ora la Cina ha un’opportunità storica di prendersi larghe parti dell’area e monitorare le attività militari degli altri paesi.
Importanti parlamentari come la senatrice Grace Poe si è apertamente opposta al subentro cinese “negli assetti nazionali strategici e critici”.
Lo scorso mese i senatori guidati da Ralph Recto citarono considerazioni di sicurezza nazionale nel bloccare un accordo da 400 milioni di dollari tra la China International Telecommunication Construction Corporation e le agenzie di sicurezza filippine per l’installazione di 12 mila telecamere di sorveglianza nel paese.
Il potere della difesa filippina ha invece proposto la nazionalizzazione del cantiere navale per salvare lavori e sviluppare l’industria.
Riconoscendo il sentimento pubblico e sensibile alle richieste dei militari, Duterte sembra aver accettato il suggerimento. Nella Fase 2 del programma di modernizzazione della difesa filippina, il paese alloca 5,6 miliardi di dollari per nuove acquisizioni con attenzione crescente agli assetti navali e alle piattaforme.
Con la crescita della spesa militare ed un’economia in genere salutare, è tempo che il governo costruisca un’industria navale nazionale. L’amministrazione Duterte ha sempre difeso il bisogno di una politica estera indipendente e di accrescere i settori nazionali dell’acciaio e della manifattura.
Conscio dei rischi della nazionalizzazione dell’industria, il governo filippino considera alcuni investimenti non cinesi nell’area che non solo salvino posti di lavoro, ma contribuiscano allo sviluppo di cantieri navali a scopi militari e civili.
Paesi vicini come l’Indonesia hanno già prodotto proprie navi da guerra e le Filippine sono uno dei loro clienti. Subentrando nei cantieri navali Hanjin potenzialmente attraverso un consorzio pubblico privato, Manila acquisirebbe maggiore fiducia strategica, costruirebbe nuove opportunità di lavoro, e accrescerebbe un complesso industriale militare nascente.
Soprattutto sarebbero protetti da potenziali agenti ostili gli assetti e le strutture strategici filippini.