In un video orribile e raccapricciante di due minuti da un campo di battaglia nell’isola di Sulu, si vedono tre giovani del Gruppo Abu Sayaff, armati di fucili M16, sparare ad un nemico invisibile.
Si sente uno straniero gridare in arabo l’incoraggiamento ad un capo locale a macellare il corpo di un soldato filippino.
L’uomo armato taglia la testa e la mantiene davanti alla telecamera ripetendo l’azione col corpo di un altro soldato filippino: la chiamano localmente chop chop questa pratica. Si crede che il video risalga a qualche mese fa.
Nonostante che il numero dei soldati filippini sia nettamente superiore, troppe volte, secondo esperti, le forze armate filippine perdono contro Abu Sayaff sul campo di battaglia.
In molti commenti sui media sociali malesi si assume che sia facile dare la caccia ed eliminare i militanti, che in Malesia sono noti per i loro rapimenti estorsivi sulla costa di Sabah,
Parlando con alcuni esperti della sicurezza a Zamboanga, che si trova a 150 chilometri da Sulu, chiesi la loro opinione sulle ragioni per cui Abu Sayaff non è stato ancora estirpato.
“E’ la topografia del luogo. Il gruppo Abu Sayaff è ben avvezzo al terreno perché è la loro area. Possono chiudere gli occhi e sapere dove sono” dice un ufficiale dell’intelligence. “Per molti soldati è la loro prima volta nell’isola di Sulu. Non conoscono il luogo. Molti sono giovani. Non hanno punti di riferimento nella giungla”
La giungla sembra differente a seconda delle condizioni atmosferiche e dell’ora. Un soldato potrebbe trovarsi nello stesso posto ad ore differenti e gli alberi sembrano differenti ogni volta.
“Se è mezzogiorno le foglie sono più verdi. Quando ti avvicini al tramonto il colore vira verso il bruno” dice una donna Tausug che vive sull’isola. I Tausug è il gruppo etnico che popola l’arcipelago di Sulu e che si ritrova anche nel Sabah malese.
La donna descrive il campo di battaglia come una corsa ad ostacoli ondulata in un panorama che è un ombrello rovesciato, una valle. Il terreno secondo la donna è come un puzzle in cui sono disperse tante mine.
Nella giungla dell’isola a Patikul, due gruppi di Abu Sayaff, guidati separatamente da Radulan Sahiron e Hajan Sawadjaan, sono accampati su una collina elevata.
“Se sotto si svolge un’operazione militare, il sottogruppo di giovani del gruppo di Sawadjaan, chiamati Ajang Ajang, correrà ad informare i miliziani di Abu Sayaff che si possono spostare in un luogo prefissato” dice Octavio A. Dinampo che insegna all’università di Jolo. I militari secondo il professore spesso hanno perso per lo stile militare da guerriglia del gruppo Abu Sayaff contro lo stile convenzionale dei militari filippini.
“Quando dico convenzionale significa che la divisione di fanteria si muove in massa. Anche se non li vedi puoi sparare e li puoi colpire. I militanti di Abu Sayaff si muovono agilmente e si nascondono facilmente. E’ difficile colpirli” dice Dinampo che fu rapito dal gruppo a giugno 2008.
L’unità di comando delle operazioni speciali, Scout Rangers, operano in modo differente e si muovano in piccoli gruppi furtivamente di notte.
Il gruppo di Abu Sayaff usa le esche per ingannare i soldati.
“I militari daranno la caccia ai giovani miliziani di Abu Sayaff che salgono come lepri per i pendii delle colline portandoli dentro una imboscata. I miliziani sparano da una posizione più alta verso i soldati che si trovano in una posizione di bersagli facili” dice l’ufficiale dell’intelligence il quale aggiunge che è la tattica solita dei militari che però non sembrano mai imparare la lezione dall’esperienza.
Un soldato spiega come si svolge:
“I militari assumono una formazione ad L per evitare il fuoco incrociato, mentre Abu Sayaff una posizione a C. Il centro del C pretende di ritirarsi e i militari avanzano. Poi i miliziani alla testa e alla coda della C sparano ai soldati”
Un esperto malese che conosce le Filippine meridionali mi ha descritto la formazione a C che però è più una formazione a mezzo gancio. E’ una tattica appresa dal MNLF quando era addestrato dall’esercito malese nei primi anni 70, che a sua volta acquisì questa esperienza combattendo contro l’insorgenza comunista.
Zachary Abuza docente al National War College di Washington dà una sua versione.
“Il terreno favorisce le imboscate difensive. La copertura della giungla a Jolo è davvero folta ed il gruppo di Abu Sayaff ci sprofonda davvero bene. Conoscono il terreno” dice l’esperto americano. “Francamente l’esercito filippino non è ben addestrato. Se lo fossero, non si affiderebbero al fuoco di sbarramento di artiglieria come tattica di controinsorgenza”
Abuza si domanda da dove arrivano le munizioni dei miliziani di Abu Sayaff.
“Hanno sempre armi e munizioni a sufficienza. Mentre riescono a prendere qualche soldato ucciso, la loro abilità a tenere una guerra per così tanto tempo la dice lunga sulla corruzione endemica dentro le forze armate filippine”
Mentre Abu Sayaff non è un Robin Hood, Abuza nota che hanno legami profondi di clan con la comunità Tausug e la loro intelligence è perciò molto buona.
Nella caccia tra Abu Sayaff e militari filippini la maggior parte delle volte la lepre vince sul proprio terreno.
Philip Golingai, Thestar.com.my