Tre soldati ed almeno un ribelle indipendentista papuano sono morti giovedì in uno scontro a fuoco quando decine di guerriglieri papuani hanno attaccato i soldati di guardia ad un cantiere della autostrada nella provincia orientale di Papua.
L’attacco è avvenuto a Nduga dopo alcuni giorni in cui le forze armate Indonesiane TNI annunciavano l’invio di altri 600 soldati nell’area per mettere in sicurezza il completamento del progetto dell’Autostrada Trans Papuana che era stata interrotta lo scorso primo dicembre da un attacco dei ribelli indipendentisti papuani che uccisero 19 lavoratori a Nduga.
Per la sicurezza del cantiere erano stati posti una ventina di soldati che sono stati attaccati a Mugi, nel distretto di Nduga, secondo il portavoce militare di Papua Muhammad Aidi.
“C’è stato un attacco improvviso di un gruppo folto di persone armate in modo vario dall’arco con frecce alle armi di tipo militare”
E’ stato ritrovato il corpo di un ribelle ma si crede che a morire siano stati molti di più e che molti morti siano stati portati via a braccio, lasciando molte armi sul terreno.
Aidi ha detto che gli attaccanti dovrebbero essere membri della fazione ribelle papuana di Egianus Kagoya, fazione che si fa chiamare Esercito di Liberazione Nazionale di Papua Occidentale, TPNPB.
Questo gruppo rivendicò l’attacco che costò la vita a 19 lavoratori alcuni mesi fa.
Il TPBPB per bocca del portavoce Sebby Sambom ha negato che ci siano stati ribelli uccisi negli scontri. Il portavoce sostiene che gli scontri sono scoppiati dopo che otto soldati hanno interrogato una persona del posto Amos Kogeya incendiando varie case tradizionali dei residenti. Il fuoco avrebbe attratto l’attenzione dei combattenti che sono andati sul posto.
“Abbiamo attaccato i membri del TNI. Abbiamo ricevuto un rapporto che indica in cinque i soldati uccisi negli scontri. Da parte nostra nessuno è stato ucciso” ha detto Sebby a Benarnews che ha detto anche che il corpo appartiene ad un civile, un contadino di 52 anni Amiri Nimiangge.
“Quel corpo non ha nulla a che fare con lo scontro a fuoco” ha detto Sebby Sambom.
Victor Yeimo del Comitato Nazionale Papua Occidentale WPNC, che proviene anche lui dalla provincia di Papua ricca di minerali, ha chiesto un referendum di autodeterminazione a Papua per risolvere il conflitto pacificamente.
“Invitiamo la Commissione dei diritti Umani dell’ONU a venire a Papua. L’Indonesia dee avere la volontà politica di risolvere pacificamente e democraticamente il conflitto a Papua attraverso un referendum”.
Laurens Kadepa del Consiglio legislativo Papuano ha detto che i soldati si trovano in una situazione difficile perché i ribelli separatisti si confondono con la popolazione locale e si trovano su un terreno difficile.
“Deploro la morte dei soldati del TNI e dei civili. Si deve fermare il conflitto violento immediatamente” ha detto Kadepa.
L’uccisione di tre soldati giovedì è stato il primo caso di morti legati all’insorgenza tra i militari dalla morte di un soldato ucciso all’aeroporto di Nduga il 29 gennaio quando i ribelli provarono ad abbattere un aeroplano che trasportava rappresentanti indonesiani.
Dopo gli scontri moltissimi residenti di Nduga non sono rientrati nelle case per paura di restare intrappolati in scontri armati tra gruppi indipendentisti e soldati indonesiani.
Dagli anni 60 è in atto un conflitto separatista a bassa intensità nella provincia papuana che è segnatamente differente dalla popolazione indonesiana, dopo che Papua dichiarò la propria indipendenza dal dominio coloniale olandese il 1 dicembre 1961.
La dichiarazione di indipendenza fu rigettata dall’Olanda e poi dall’Indonesia che invase la regione nel 1963 e che nel 1969 tenne un referendum definito truffa che sancì l’occupazione indonesiana di Papua Occidentale.
Victor Mambor e Ahmad Syamsudin Benarnews