Un uomo domina la politica thailandese da oltre venti anni e non è il monarca attuale, Re Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun. A parte, lo sfortunato dalle buone intenzioni capo militare Thailandese Prayuth Chanocha sembra destinato ad essere una mera nota a pie’ di pagina nella storia contemporanea del regno.
Odiato dalla elite, Thaksin Shinawatra, l’impudente miliardario di Chiang Mai datosi alla politica, primo ministro dal 2001 al 2006, resta una presenza magica, nonostante fosse stato estromesso dal potere e poi mandato in esilio nel 2008.
Infatti i partiti politici col suo imprimatur, che si chiamassero Pheu Thai o Thai Rak Thai e suoi precedenti come Partito del Potere Popolare, hanno vinto tutte le elezioni tenutesi dal 2001. Per gli scorsi undici anni, il sessantanovenne non ha mai messo piede nel regno e tuttavia la sua presenza, o meglio dire assenza, resta l’elemento di distinzione della vita politica thailandese.
Come e perché questo uomo, un mero cittadino comune, riesce ad avere una forte presenza nell’immaginazione pubblica?
Molto del suo fascino è radicato nelle politiche pionieristiche (denominate Thasinomia) che introdusse durante il suo mandato da primo ministro. Dopo essere salito al potere appena tra anni dopo la dolorosa crisi finanziaria asiatica del 1998, Thaksin entrò nel palazzo del governo con una botta, una botta populista, che ridiede vigore ad una economia devastata tanto che il PIL schizzò del 6.15% in un anno dal suo arrivo al potere.
Concentrando la sua attenzione sulla popolazione rurale trascurata da sempre, Thaksin istituì un gigantesco sistema di microcredito chiamato Un Milione di Baht, Programma di finanziamento di villaggio. Inoltre la “Politica dei trenta baht”, primo programma di assistenza sanitaria universale della Thailandia, trasformò le vite dei contadini che tuttora restano la sua base di sostegno più fedele, particolarmente nelle regioni popolose del nord e nordest, Isan.
Altri capi politici hanno provato ad emulare il modello populista di Thaksin ma nessuno è riuscito ad eguagliare il suo enorme successo.
Eppure mentre la Thailandia si avvia velocemente alle sue prime dure elezioni dopo otto anni, persino il capo volubile che vive a Dubai comincia a sentire venti contrari. La riscritta costituzione dà ulteriori poteri agli elementi conservatori e militari nel parlamento mentre mina una qualunque soluzione democratica.
Thaksin ha provato a rispondere. Con una mossa a sorpresa, uno dei suoi carrozzoni politici, il partito Thai Raksa Chart ha cercato di nominare la sorella maggiore del re, principessa Ubolratana, come propria candidata a primo ministro.
Comunque la manovra estremamente controversa ha attirato un veloce rifiuto del palazzo. La candidatura di Ubolratana fu di conseguenza rigettata. A rafforzare la sconfitta il Thai Raksa Chart è stato disciolto dalla corte costituzionale.
I ricordi però durano poco ed anche meno nell’era dei media sociali.
Così mentre molti cittadini comuni come Nirada Inruang, giovane mamma che ha un negozio di abbigliamento a Phitsanulok nella piana centrale thailandese, mettono da parte il generale Prayuth, lei trova anche difficile entusiasmarsi per il miliardario in esilio.
Spiega: “Non voterò per Thaksin; la mia generazione fa fatica a relazionarsi a lui. Eravamo troppo piccoli per capire di politica quando era lui il primo ministro. Avevo solo 15 anni quando se ne andò in esilio. Dare soldi non servirà a catturare il nostro sostegno. Non funziona più in quel modo.”
Invece sembra determinata a dare il proprio voto al Partito Future Forward e al suo leader attraente Thanathorn Juangroongruangkit, conosciuto come Ake, papà. Nirada è una dei sette milioni di nuovi elettori in Thailandia, gruppo sociale che prende sempre più coscienza politica da quando la sorella di Thaksin, Yingluck Shinawatra, fu cacciata dal potere nel 2014.
Vivendo da tempo un periodo di bassa crescita ed opportunità limitate, molti thai sono sempre più frustrati dai fallimenti del governo di dare dei cambiamenti concreti. Per Nirada, che aveva sperato di diventare farmacista,il futuro non sembra così fulgido e l’amministrazione militare attuale potrebbe rischiare di pagare il prezzo per aver deluso la gente.
Inoltre, la maggioranza dei nuovi elettori sono stufi della lotta un tempo esistenziale tra le magliette rosse e le magliette gialle che dominarono la Thailandia nella prima metà del decennio.
Nel frattempo in un modo che sembra molto in stile Thaksin, Ake ha generato un buon grado di eccitazione. Il suo gruppo e lui sono esperti dell’uso della cultura popolare, radunando un immenso seguito attraverso l’hashtag virale #fahrakpor, preso in prestito da una telenovella che significa “Fah ama papà”
Nell’anno della sua fondazione, il Future Forward si è concentrato su ciò che vogliono gli elettori thailandesi che chiedono per una maggiore decentralizzazione del potere, politiche che minimizzino la disuguaglianza ed un taglio al bilancio della difesa.
Queste richieste, insieme alla dissoluzione del Thai Raksa Chart, potrebbero ben causare una migrazione di elettori al Future Forward, anche perché Ake e il suo partito rappresentano un tale messaggio politico positivo e dinamico.
Comunque i capisaldi del sostegno a Thaksin nel nord e nordest restano imperturbabili e il partito Pheu Thai sembra destinato a raccogliere anche un guadagno inatteso di voti.
Mentre il miliardario del Future Forward sembra destinato ad attirare i nuovi elettori, è ancora Thaksin l’uomo da battere.
Naturalmente, vista la passione che l’elite thailandese ha nel voler sopprimere la volontà popolare, le prossime elezioni potrebbero essere qualcosa di poco più di un esercizio retorico perché una congrega di capi militari, reali e burocratici si muoverà dietro le scene per fermare il voto popolare.
Comunque le elezioni del 24 marzo potrebbero ben testimoniare, attraverso un qualche marchingegno della elite senza dubbio, l’emergere del clone di Thaksin, il carismatico Ake con la sua positiva agenda riformista.
Karim Raslan, Ceritalah SCMP