In un solo anno, Bali ha perso 30 mila agricoltori mentre le loro favolose risaie a terrazza sono state distrutte per fare posto a ville, hotel e ristoranti, secondo un’inchiesta condotta dalla sezione di Bali del servizio statistico nazionale.
Rimangono circa 643 mila contadini nella provincia dagli originari 680 mila.
Benché i critici stiano lanciando molti avvertimenti sulle conseguenze di una crescita smisurata che distrugge un’isola da tanto tempo considerata una delle più esotiche, spirituali e belle del pianeta, negli ultimi mesi è sempre più chiaro come stia prendendo sempre più piede la spoliazione dell’isola.
Le autorità dell’agenzia di pianificazione dello sviluppo di Bali hanno avvisato all’inizio di aprile che l’isola potrebbe andare incontro nel 2015 ad una carenza di acqua potabile se la crescita dovesse continuare a questi ritmi e l’acqua estratta continuamente dall’acquifero sotterraneo.
«Quasi ogni giorno, Kuta riceve l’equivalente di 20 a 100 camion di immondizia» dice Anak Anung Ngurh Tresna che guida Kuta Beach Task Force che aggiunge che la spiaggia viene ora pulita cinque volte al giorno, ma comunque i rifiuti continuano ad accumularsi su una delle spiagge un tempo più selvagge.
La costruzione di un altro aeroporto a Nord dell’isola, a Buleleng, contribuirà ulteriormente agli arrivi dei turisti. Tuttora arrivano 2 milioni di turisti all’anno, una cifra che è destinata a crescere fino a 2,5 milioni annui secondo le autorità.
L’agricoltura rappresenta ancora il lavoro per 28,4% della forza lavoro e si concentra in alcuni punti di produzione del riso, specialmente Tabanan nel sud dell’isola.
«Il numero di lavoratori nel settore del ristoro e alberghi è ora 620 mila, mentre nel 2010 era 472 mila»
Di contro la terra per coltivare il riso è scesa a 144 mila ettari nel 2010 scendendo di 6500 ettari. «L’impatto della conversione dei suoli è di aver indebolito la produzione del riso, dalle 878 mila tonnellate a 846 mila» dice Made Putra Suryawan.
Il direttore della Banca Centrale a Denpasar dice che il settore agricolo della provincia da solo assorbiva 1,7% dei 2,8 miliardi di dollari nel credito bancario a Bali.
Secondo un economista famoso dell’Università di Cambridge, Ha-Joon Chang, è critico per l’Indonesia continuare a migliorare la produttività, specie nel settore agricolo, sfruttando anche il miglioramento delle tecnologie avanzate, come hanno fatto altre nazioni quali Olanda e Danimarca che, nonostante la loro penuria di terra da coltivare, sono nazioni esportatrici di prodotti agricoli.
Per fare ciò secondo l’economista il governo dovrebbe lavorare col settore privato invece di dominarlo. Le politiche protezioniste sono fruttuose se servono ad incrementare la produttività. «Bisogna assicurarsi che protezione si traduca in termini di obiettivi di produttività, cioè deve regolare il suo sostegno riducendo o togliendo gli aiuti a chi non produce buoni risultati.»