Nel turbolento stato Rakhine birmano, dove si agita lo scontro armato tra l’esercito buddista separatista di Arakan Army e l’esercito birmano, hanno perso la vita, uccisi dagli elicotteri birmani, in questa settimana dieci Rohingya musulmani ed altre decine sono rimasti feriti negli scontri armati tra le due armate a Sai Din vicino Buthidaung.
“Dicono una decina di persone ma nessuno può recarsi lì. Finora solo sette corpi sono stati recuperati e riportati al villaggio” ha detto un Rohingya parente di una vittima che lavorava insieme ad altri in un sito di produzione di bambù.
Questa notizia degli scontri è stata confermata in parte dai militari ma respinta dal portavoce del Arakan Army, Khine Thukha, il quale ha negatoo che ci siano stati scontri nella zona di attacco degli elicotteri.
“Non ci sono stati scontri con noi in quell’area. Non ci sono state battaglie nell’intera area quel giorno”
L’Agenzia Narinjara ha detto che sei persone erano state uccise e 19 ferite citando un anziano musulmano del villaggio di Phon Nyo Leik, mentre un’altra agenzia parlava di 11 morti e tredici feriti.
The Irrawaddy riportava sei lavoratori Rohingya uccisi ed altri dieci feriti stando a portavoce militare e testimoni.
Il portavoce del governo Zaw Htay ha detto a fine marzo che gli scontri avevano fatto 58 morti nel Arakan Army, 27 poliziotti e 12 civili uccisi tra 4 gennaio e 28 marzo. I militari non hanno fatto sapere il numero dei morti da loro sostenuto.
Sono stati cacciati via dalle case oltre 26 mila civili da varie città Rakhine che vanno ad aggiungersi ad altri già fuori dalle case.
Il 2 aprile il Congresso Etnico Rakhine dava un numero di persone dislocate internamente di 28700 persone (IDP) dicendo però che il numero era destinato a salire per gli ultimi scontri e che le condizioni materiali nonostante gli aiuti erano cattive. In alcuni punti mancano sia l’acqua potabile che gli alimenti.
Le ostilità tra Arakan Army e Tatmadaw birmano sono riprese a fine 2018 e sono cresciute all’inizio di gennaio con vari assalti alle posizioni della polizia che hanno fatto decine di morti. Lo stesso territorio fu il luogo di una feroce pulizia etnica dell’esercito nel 2017 che spinse alla fuga in Bangladesh 740 mila Rohingya.
Sia l’Arakan Army che testimoni hanno accusato le forze di sicurezza birmane di sparare in modo indiscriminato sui villaggi del Rakhine, cosa rigettata dall’esercito birmano che avrebbe risposto a loro dire agli attacchi dei separatisti e che accusa i separatisti di nascondersi tra i residenti quando accadono gli scontri.
I separatisti del Arakan Army sono accusati di usare anche le mine nelle aree di conflitto e sarebbero esplose 48 mine.
Un appello dell’UNCEF a tutte le parti in guerra, mentre dice che sono morti 48 persone tra cui 16 bambini a causa delle mine in Birmania nel solo 2018, chiede anche di non porre altre mine e proteggere la vita dei bambini.
“I bambini non devono essere obiettivo della violenza” ha detto June Kunugi del UNICEF Birmania. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per proteggere tutti i bambini e le comunità dalle mine e dagli altri oggetti esplodenti”
Su 15 stati che formano la Birmania nove contengono mine, resti della guerra ed altri oggetti esplosivi e di questi il Kachin e lo Shan sono gli stati più colpiti, secondo UNICEF.
La Birmania non ha firmato il trattato che mira ad eliminare l’uso delle mine antiuomo nel mondo.
RFA