Da un po’ di tempo il regime comunista del Laos sembra essere stato al riparo da inchieste sugli abusi dei diritti umani, sulla corruzione endemica e sui poverissimi servizi dati ai propri cittadini, ma ora qualche persona autorevole comincia ad indagare.
L’inviato speciale dell’ONU per l’estrema povertà ed i diritti umani, Philip Alston, ha visitato lo stato laotiano dal 18 al 38 marzo ed ha concluso il suo viaggio con una dichiarazione mai vista prima di 23 pagine sulla cattiva situazione laotiana che sarà portata al Consiglio dei Diritti Umani a giugno.
Sono in pochi a pensare che questo rapporto cambierà molto le direttive delle politiche nella Repubblica Popolare Democratica del Laos che è sin dal 1975 sotto un governo autoritario del Partito Rivoluzionario del Popolo.
La dichiarazione di Alston forse avrà un impatto sul modo di relazionarsi delle agenzie ONU ed altre agenzie di aiuto, fondamentali nella economia del paese che dipende molto dagli aiuti, in una delle nazioni più isolate, povere e discutibilmente abusive.
“Molti interlocutori mi hanno detto che l’ONU nel Laos non è riuscita ad essere una voce delle persone vulnerabili e per i diritti umani, e che ha proposto un quadro troppo ottimistico dei successi del paese mentre metteva da parte tantissime questioni a cui erano sensibili l’agenzia e il governo” scrive Alston nel suo rapporto.
“Quello che spero di fare con questa dichiarazione è di convincerli che c’è troppo autocensura per iniziare a parlare più liberamente” ha detto ad Asia Times.
La posizione per lo più acritica dell’ONU sulla gestione dall’alto del governo laotiano non è cosa nuova per quei pochi stranieri che hanno vissuto e lavorato in Laos da quando inizi ad aprirsi agli stranieri agli inizi anni 90.
Allora l’ONU aveva un grande potere sul governo che era del tutto dipendente dall’aiuto allo sviluppo dall’estero che riusciva a far sopravvivere una delle economie più povere al mondo.
Il discorso è però cambiato da quando la Cina ha cominciato a far arrivare aiuti e investimenti nel vicino stato senza richieste di miglioramenti di diritti, di buon governo o di trasparenza.
“Sono troppo in ritardo” ha detto un uomo di affari straniero sul cambiamento chiaro di posizione dell’ONU. “Le avrebbero dovuto fare venti anni fa le riforme forzate, ma ora sono in competizione con l’aiuto cinese”
Laos probabilmente ha la stampa più imbavagliata nella regione. E’ il solo paese nel sudestasiatico continentale a non avere uffici di media principali sia per le scarne possibilità di scelta in un luogo incastonato nella terra ferma, che per un divieto non ufficiale di residenza verso i media esteri.
La mancanza di notizie dal Laos, comprese le questioni della corruzione ufficiale, la si deve anche al dono del regime di sopprimere ogni forma di dissenso e di critica da parte della società civile e persino dai residenti della comunità internazionale.
“C’è un clima totale di paura che permea tutta la società civile” ha detto Alston ad AT. “E direi che c’è una forma di intimidazione dell’intera comunità internazionale”
Esempio può essere il caso noto della scomparsa misteriosa di Sombath Somphone, capo importante della società civile che fu visto l’ultima volta ad un posto di blocco di polizia a Vientiane nel 2012.
Sebbene le telecamere di sicurezza mostrassero che Sombath era stato arrestato e condotto via da poliziotti in abiti civili, il governo non ha mai riconosciuto il suo arresto né ha fatto sapere dove si trovasse, nonostante il grido insolitamente forte da tutto il mondo.
Secondo molti critici il ruolo dell’ONU fu particolarmente pusillanime. Prima della sua scomparsa nel 2012, l’allora coordinatore residente dell’ONU aveva scritto un articolo sulla consultazione partecipativa insieme a Sombath.
“Dopo che circolò una bozza dell’articolo, il governo laotiano fece alcune obiezioni spingendo il coordinatore residente a fare l’insolito passo di disconoscere di aver scritto l’articolo e a chiedere ai gruppi della società civile di rimuovere l’articolo dalle loro reti” ha scritto Alston nel rapporto. “Solo due mesi dopo Sombath scomparve”.
Questa scomparsa inspiegabile di Sombath mandò un messaggio forte e raggelante al resto della società civile che non era ammesso alcuna forma seppur minima di dissenso.
Alston nota che le agenzie ONU in Laos operano sotto limiti severi che tollerano per mantenere le loro operazioni nella povera nazione.
Devono per esempio chiedere permesso al governo prima di andare nelle aree rurali dove devono recarsi con persone del governo. I rapporti ONU non possono essere pubblicati senza il permesso precedente del governo e sono spesso messi in cassaforte piuttosto che rilasciati.
“Non parlano perché sanno che saranno cacciati via” ha detto Alston nell’intervista. “Ma credo che la comunità internazionale non fa a se stessa una cosa giusta se non parla con onestà al governo”.
Secondo quanto trovato da Alston, c’è un bisogno pressante per un colloquio franco particolarmente sulla estrema povertà.
Di recente sul fronte macroeconomico il Laos ha ottenuto una crescita media del PIL del 6.5% sin dal 2005 che però non si è tradotta in una commisurata riduzione della povertà.
“Piuttosto che dare una risposta alla povertà le strategie di crescita economica del Laos hanno distrutto troppo spesso il sostentamento, creato o esacerbato vulnerabilità e portato ad un impoverimento per molti gruppi” si legge nel rapporto.
Le strategie di sviluppo del Laos negli ultimi trentanni sono state di dare 1750 concessioni minerarie e di piantagioni ad investitori stranieri che coprivano il 40% della provincia, ha detto Alston, concessioni che hanno permesso investimenti nella idroelettricità che hanno cacciato dalle case migliaia di abitanti e hanno danneggiato gli ambienti lungo i fiumi.
Questi progetti possono anche finire per danneggiare le vite e il sostentamento di chi ci vive intorno come accaduto a Xe Pian Xe, in cui il crollo della diga sull’affluente Namnoy nella provincia di Attapeu causò la morte di varie decine se non centinaia di persone e migliaia di dislocati.
Il governo ha dato poi un cattivo servizio di assistenza alle vittime.
“Nove mesi dopo restano nel limbo 3750 persone che vivono in temporaneamente in luoghi affollati, caldi senza neanche sapere cosa accadrà nel futuro e con rapporti finanziari estremamente limitati” ha detto Alston.
Nel frattempo, un progetto congiunto col governo cinese per costruire una ferrovia a media velocità, da sei miliardi di dollari. che collega lo Yunnan a Vientiane, ha cacciato dalle case centinaia di famiglie anche mediante concessioni di suolo dati ai contraenti cinesi lungo la linea per aiutare a finanziare l’accordo.
Ci sono stati miglioramenti sul fronte della povertà. Secondo la Banca Mondiale, la frazione di popolazione laotiana che vive al di sotto la soglia di 1,90 dollari al giorno di estrema povertà, è caduta dal 52,4% del 1997 al 22.7 nel 2012.
Il progresso è comunque stato fortemente diseguale. Il 40% delle persone che vivono nella provincia si trova ancora in estrema povertà contro il 10% nelle città. Le minoranze, che costituiscono il 45% della popolazione di 6.8 milioni di persone, è molto indietro rispetto alla maggioranza Lao Tai a tutti i livelli economici.
“Le minoranze etniche hanno un accesso più limitato alle scuole con solo il 5% di chi vive nei villaggi con una scuola superiore contro il 16% di Lao Tai. Il 34% della forza lavoro delle minoranze non ha istruzione, tre volte il tasso della maggioranza, e solo il 15% hanno completato la scuola contro il 60% dei Lao Tai.”
Nel campo dell’istruzione il governo laotiano ha fatto molto male. Secondo fonti vietnamiti, la spesa del governo sull’istruzione nel 2017 era solo il 3.1% del PIL ed il 13,4 del budget. La spesa per la sanità era anche meno al 1,7% o 6,7% del budget, sotto gli standard regionali.
Buona parte del buget è allocato su strade e costruzioni di infrastrutture, aree con forte corruzione, mentre la porzione crescente sarà necessaria per ripagare il debito estero futuro anche verso la Cina.
Mentre la dichiarazione critica di Alston porterà nuova attenzione alla performance inadeguata del paese a ridurre la povertà, non è molto istruttiva sul come fare. Ci sono vasti suggerimenti sull’adozione di politiche in favore dei poveri e l’aumento delle tasse sul settore privato, ma sono cose facile a dirsi ma non a farsi in Laos.
Diversamente da altri paesi della regione, il Laos ha una forza lavoro fortemente limitata e vaste zone montagnose adatte per produrre energia idroelettica ma che aggiungono sostanziali costi logistici per imprese legate all’esportazione.
Secondo economisti e uomini di affari di Vientiane, il rapporto trascura i passi fatti dall’attuale premier Thongloun Sisoulith nell’affrontare la corruzione e nel tentare di migliorare il clima per l’investimento estero diretto FDI in aree che non sono le miniere e l’idroelettrico.
“FDI sta crescendo ed abbiamo visto una migliore qualità di investimento nel paese” dice un economista laotiano che cita un investimento giapponese da 300 milioni di dollari per un’industria elettronica a Vientiane.
Un investitore estero anonimo attacca la dichiarazione di Alston perché si sofferma solo sul lato negativo del passato investimento estero diretto senza incoraggiare il governo a perseguire politiche che promuovano un clima migliore per l’investimento di qualità.
“Non ci potrà mai essere sviluppo senza investimento estero diretto ma gli investitori di qualità non hanno possibilità perché non abbiamo pari opportunità” ha detto l’investitore. “Questo ci riporta alla corruzione. Molto di quello che Alston ha detto riporta alla corruzione”.
Peter Janssen,, Asiatimes