La polizia antiterroristica malese ha detto di aver sventato vari attacchi terroristici ed assassini pianificati da una cellula del ISIS in Malesia di cui facevano parte due Rohingya musulmani, durante la prima settimana del Ramadan.
I quattro sospettati tra cui i due Rohingya musulmani birmani volevano attaccare siti religiosi e di intrattenimento e pensavano di uccidere quattro personalità religiose che avrebbero insultato l’Islam.
I quattro sospettati sono stati arrestati tra Kuala Lumpur e lo stato orientale di Terengganu.
Uno dei Rohyngia musulmani birmani è un ventenne rifugiato con certificazione del UNHCR.
“Questa operazione fu lanciata dopo che la divisione antiterroristica individuò una cellula solitaria del ISIS che aveva pianificato di assassinare quattro personalità e lanciare attacchi in grande stile contro luoghi di culto cristiani, induisti e buddisti oltre che nei centri di intrattenimento nella Klang Valeey.” ha detto Abdul Hamid Bador, ispettore generale della polizia malese.
Secondo la polizia i quattro uomini volevano vendicare la morte di Muhammad Adib, un pompiere che morì per le ferite sostenute durante gli scontri al tempio induista a Subang Jaya nella periferia di Kuala Lumpur.
Sono stati sequestrati oggetti esplodenti improvvisati, una pistola e 15 proiettili, mentre la polizia ricerca altri due malesi ed un indonesiano.
Questa sembra la prima volta che questioni interne malesi sono usate dal ISIS per ispirare militanti stranieri in Malesia, una cosa estremamente preoccupante per gli esperti di antiterrorismo.
“Il coinvolgimento di stranieri in una questione locale indica la capacità di Daesh, ISIS, a sfruttare stranieri e questioni locali per far prevalere la loro ideologia” ha detto Ahmad El-Muhammady, un lettore della International Islamic University Malaysia. “E’ una cosa nuova in Malesia che potrebbe ingrandirsi ancor di più… odio dirlo. ISIS potrebbe capitalizzare sulla percezione che l’Islam sia minacciato in Malesia… Dato il crescente sentimento religioso in Malesia c’è da attendersi l’emergere di questo tipo di gruppo.”
La cellula ISIS, di cui facevano parte due Rohingya musulmani, secondo Hamid della polizia Malese, si sarebbe istituita a gennaio e comunicava con l’app WhatsApp. L’ideatore è un lavoratore delle costruzioni malese arrestato il 5 maggio a Terengganu.
“Le armi e i sei oggetti esplodenti si crede provengano da un paese vicino” ha detto Hamid senza riferirne il nome ma le armi sequestrate si ritiene provengano dal meridione thailandese (dove è viva un’insorgenza malay musulmana di bassa intensità)
Un rifugiato Rohingya pensava di attaccare l’ambasciata birmana in Malesia e ha ammesso di fare parte del gruppo insorgente Rohingya del ARSA. Si trovava in Malesia dove lavorava come cameriere prima dell’arresto a Kuala Lumpur. In un’altra città è stato arrestato il secondo Rohingya.
Un altro arrestato indonesiano aveva piani di andare in Siria a combattere.
Ci sono dubbi tra gli esperti se questa sia una sola cellula.
“Sono più preoccupato di queste cellule di branco di lupi che non sono state individuate. Questa volta siamo stati fortunati” dice Ahmad che lavora sui processi di deradicalizzazione con la polizia malese. Finora sarebbero stati 25 gli attacchi sventati dalla polizia dal 2013.
L’attuale difficoltà nella società malese su questioni religiose e razziali ha comportato che il governo malese ha dovuto essere molto attento.
“Creare narrative di unità, armonia e coesistenza. Organizzare più dialoghi tra le fedi” ha suggerito Ahmad. “Spendere più risorse finanziarie per combattere estremismo e terrorismo investendo in un programma complessivo per contrastare e prevenire la violenza” (Amy Chew, SCMP)
La Malesia, paese a maggioranza musulmana, è considerata un porto sicuro nel Sudestasiatico per la comunità Rohingya che fugge dalla persecuzione e dal genocidio nel Rakhine come anche dai campi profughi del Bangladesh. In Malesia ci sono oltre 90 mila rifugiati
In passato il ministro della difesa malese aveva espresso le preoccupazioni che gli esuli Rohingya in Malesia potessero radicalizzarsi.
“Abbiamo paura che i Rohingya possano essere manipolati e diventare dei combattenti suicidi o reclutati nelle cellule terroristiche nella regione” disse il ministro Mohamad Sabu.
“L’ambiente regionale oggi è pronto per un tale attacco. Abbiamo visto eventi simili in Sri Lanka e Nuova Zelanda” ha detto Ahmad El Muhammady, esperto malese.
Nel 2019 sono state arrestate 30 persone per attività terroristiche in Malesia, delle quali dieci sono state incriminate, sei deportate ed altre quattro agli arresti. (Benarnews)