Militari e polizia thai hanno detto di aver arrestato, il 13 giugno scorso, un noto uomo delle milizie paramilitari della difesa, Abdul Hakeem Darase, nella sua casa di un sottodistretto della provincia meridionale di Yala per alcuni crimini nel quadro dell’insorgenza meridionale thailandese.
Abdul Hakeem Darase avrebbe contribuito all’arresto di un altro civile Saimaweee Waekaloh.
Secondo Human Rights Watch l’uomo sarebbe ancora sotto i poteri dei militari per la legge dell’emergenza e non sarebbe ancora possibile incriminarlo formalmente.
Abdul Hakeem Darase sarebbe “responsabile di una lista lunga di omicidi di uomini e donne malay musulmane accusati di coinvolgimento con il gruppo separatista del BRN” secondo il ricercatore di HRW Sunai Phasuk.
Il BRN, Fronte Rivoluzionario Nazionale, è il gruppo separatista delle province del profondo meridione thailandese, al confine con la Malesia, di Pattani, Narathiwat, Yala e 4 distretti di Songkla, un’area che si autodefinisce Patani, secondo l’antico sultanato di Patani, annesso agli inizi del 900 dalla Thailandia.
Da quando è esplosa agli inizi del 2004 l’insorgenza aperta in queste province sono morte oltre 7000 persone e decine di migliaia di persone sono risultate ferite. Nella stragrande maggioranza civili e in maggioranza malay musulmani.
Secondo HRW inizialmente si è sperato che i militari thailandesi volessero mostrare un po’ di serietà nel combattere l’impunità che le forze di sicurezza hanno nel profondo meridione affrontando così alcune lamentele della popolazione malay musulmana.
Scrive Sunai Phasuk
“Citando i poteri conferiti loro dalla legge marziale, i militari mantengono sotto la loro custodia Hakeem ed affermano che lo stanno interrogando per il possesso di fucili di assalto ed altre armi militari, piuttosto che consegnarlo alla polizia. Ne consegue che la polizia non può fare accuse contro di lui. Finora non sono iniziate indagini penali in nessun caso di omicidio.
L’insorgenza del BRN ha citato gli abusi commessi da Hakeem come una giustificazione delle loro vendette. Hakeem naturalmente non ha agito da solo. Dall’inizio del conflitto nella Thailandia del Sud 15 anni fa, il governo thailandese non ha mai indagato un solo singolo membro della sicurezza per gli omicidi illegittimi, per le scomparse forzate, la tortura ed altri gravi abusi contro i Malay Musulmani. In molti casi le autorità hanno persino dato risarcimenti finanziari alle vittime o alle loro famiglie in cambio del loro assenso a non perseguire penalmente i membri della sicurezza coinvolti. Chi invece denuncia rischia l’intimidazione e la messa sotto processo per aver danneggiato la reputazione dei militari.”
Passo essenziale per una risoluzione di questo conflitto è quindi rompere il ciclo delle violenze, che è alimentato dall’impunità delle forze di sicurezza, militari, milizie paramilitari e polizia assicurando un processo giusto ed equo ad Abdul Hakeem Darase.
“Il governo deve fare un passo importante per rompere questo ciclo di violenze ordinando ai militari di trasferire Abdul Hakeem Darase alla custodia della polizia per una indagine penale imparziale e di perseguirlo con le prove. Non ci sono scuse” scrive Phasuk.
Abdul Hakeem Darase è accusato di due attacchi del 9 e 22 maggio che portarono a due morti secondo il portavoce del Comando Operativo della Sicurezza Interna, ISOC, e secondo il comandante della polizia di Bannang Sata, dove Abdul Hakeem era un volontario della difesa del villaggio.
Il comandante della polizia di Bannang Sata ha ammesso che dopo il suo arresto “non sono state fatte accuse formali perché è accusato per il possesso di armi da guerra. E’ stato arrestato secondo la legge marziale. Se si confermano le accuse, quando finisce il periodo della legge marziale, nei prossimi giorni, sarà possibile incriminarlo”
L’uomo delle milizie paramilitari si troverebbe in una unità militare di Yala per l’interrogatorio, mentre Saimawee è detenuto nel campo militare di Pattani. Di Saimawee non si conoscono i presunti crimini commessi.
Hakeem al momento dell’arresto possedeva fucili M16 ed altre armi di tipo militare con relative munizioni.
Abdul Hakeem Darase sarebbe accusato della sparatoria del nove maggio contro il capo villaggio Arsae Niseng che viaggiava in una macchina con moglie e due figlie davanti alla scuola Ban Cho a Yala. La moglie del capo villaggio morì e gli altri restarono feriti.
Due settimane dopo fu ucciso Samaae Sama, vice presidente dell’amministrazione locale di Tha Thong, il 22 maggio a Yala.
Il portavoce dell’ISOC Pramote ha detto a Benarnews:
“Dopo l’incidente il comandante del ISOC della IV regione ordinò l’interrogatorio dei testimoni e il controllo delle telecamere di sicurezza. Molti testimoni ci diedero informazioni utili. Attualmente la persona che sa cosa accadde è il capo del villaggio. L’ultima volta che lo abbiamo visto i bambini si stavano riprendendo dalle ferite”.
Su Twitter, l’analista della sicurezza Zachary Abuza scrive:
“C’è sempre stato un problema di milizie paramilitari nell’insorgenza nel profondo meridione thailandese, ma questo sembra essere un caso chiaro di campagna di omicidi extragiudiziali sostenuta dal governo. E’ questa cultura di impunità che alimenta l’insorgenza, più di qualunque altra cosa”