Come se si volesse ricordare ai Thailandesi ciò che hanno rappresentato i passati cinque anni di governo militare autoritario, il primo governo del dopo golpe presieduto da Prayuth Chanocha rappresenta la manifestazione piena di ciò che era solo un arraffare il potere.
Combriccole e file di persone che volevano il potere scesero per strada e posero le condizioni perché Prayuth facesse un golpe. Sua volta il generale Prayuth guidò un governo di nominati dopo un golpe incolore e si assicurò che fosse scritta una costituzione per assicurarsi un governo di lungo periodo.
Ora la Thailandia si è allontanata da un governo militare ad un governo autoritario misto di civili e militari con una dissimulata legittimazione elettorale manipolata. Nel futuro questa combriccola di capi di governo causeranno più instabilità politica e più rischi.
Ma ora non c’è più la pretesa della promessa della giunta Prayuth di restare per un periodo breve e di fare le riforme politiche, di promuovere un compromesso nazionale e di affrontare la corruzione. Ogni categoria dopo cinque anni si è svuotata di tutto. I cambiamenti politici sono stati reazionari non progressisti.
Le divisioni politiche del paese si sono approfondite perché una parte ha prevalso senza il dovuto rispetto per l’altra parte. Corruzione e accaparramento non sono spariti con l’acquisto inspiegabile di armi, con la crescita della spesa militare, con i conflitti di interesse tra chi detiene il potere per non citare quegli infami orologi portati dal vice primo ministro generale Prawit Wongsuwan.
Si discuteva, con prove e convincimenti, che il governo eletto e cacciato di Yingluck Shinawatra era pieno di corruzione per la politica del riso e per la mancanza di legittimazione a causa della legge di amnistia. Ma gli organizzatori delle manifestazioni di strada guidate dal PDRC da ottobre 2013 che portarono al golpe del maggio 2014 non erano lì per ragioni altruistiche.
Se avessero cacciato un governo eletto per la corruzione e l’abuso del potere e poi si fossero fatti da parte per lasciar esprimere i thailandesi in una nuova elezione, questo sarebbe stato comprensibile e sarebbe stato apprezzato. Ma i capi delle proteste insieme ai loro alleati militari vollero prendere il potere per se stessi. Manipolarono e manovrarono con scaltrezza fino a giungere alla sommità del potere.
Ora li possiamo vedere nella nuova formazione del governo. Un pugno di capi della protesta si è sistemato nei ministeri dell’istruzione dell’economia digitale, del lavoro della società e dei trasporti. Di particolare interesse è il nuovo ministro dell’istruzione perché la sua famiglia stretta lavora nel campo dell’istruzione internazionale. Altri capi del PDRC, che sono restati nel partito democratico, hanno fatto meglio in questo giro di nomine di governo.
I vice ministri dell’agricoltura sono controversi perché uno fu implicato in uno scandalo di droga in un paese straniero e l’altro è parente di un’altra figura ombrosa ed influente. Questi individui disgustosi sono signorotti della provincia e intermediari del potere e chiari faccendieri del regime militare, che hanno ancora molto da dire su come si conduce il teatrino della politica thailandese.
Per assurdo molti nomi di questo governo furono al lavoro sotto governi eletti allineati col premier deposto ed esule Thaksin Shinawatra. Due dei vice primi ministri ricadono in questa categoria. Una facile verifica rivelerà che oltre un terzo del governo attuale lavorò sotto Thaksin ed i suoi primi ministri. E’ difficile affermare che questo governo è qualitativamente differente dalle precedenti amministrazioni rovesciate perché continuano a ritornare gli stessi nomi.
Di tutti i ministeri, quello degli esteri è il volto della Thailandia al mondo esterno. Tuttavia resta al suo posto lo stesso ministro che in precedenza negò che la Thailandia avesse un problema di diritti umani fino a spingersi a razionalizzare il golpe e inginocchiarsi di fronte al regime militare.
Forse la Thailandia da presidente del ASEAN ha bisogno di un paio di mani per gestire i processi diplomatici fondamentali e questo paese ha tantissimi talenti nel campo diplomatico. Sostenitori e sicofanti troveranno le loro giustificazioni ma il paese avrebbe fatto meglio con qualcuno nuovo e più esperto.
Vari ministri che stavano nel governo militare sono stati mantenuti, tra i quali il nuovo ministro delle finanze che fu coinvolto in uno scandalo bancario che risale alla precedente amministrazione Thaksin di oltre un decennio fa.
I nuovi alleati che sono stati convinti ad unirsi al partito Palang Pracharat hanno ricevuto il ministero di loro scelta come Suriya Jungroongruangkit. Questa è la stessa persona che era ministro dei trasporti con un governo Thaksin tanto sprofondato in accuse di corruzione per degli scanner ai raggi X degli aeroporti da rischiare il crollo politico.
I generali Prayuth, Prawit e Anupong controllano ancora il ministero degli interni e della difesa. Chiaramente la loro presa sulla sicurezza nel paese è sempre la stessa.
Il paese si è mosso verso una nuova fase di governo autoritario con civili con una qualche condivisione di potere. I militari sono sempre alle loro spalle con poteri che violano le libertà fondamentali.
Mentre una mediocre formazione di governo si appresta ad annunciare politiche che riecheggiano poco saggiamente quelle dell’era populista di Thaksin, quello che non è altro che un arraffare il potere diventerà ancora più manifesto.
La nozione un tempo vantata secondo cui ci sono persone per bene e persone cattive che vogliono dirigere la Thailandia è una farsa.
Sono tutte le stesse persone. Non dimentichiamolo e cerchiamo per lo stesso insieme di regole che sono precise e giuste per tutti.
Thinitan Pongsudhirak, BangkokPost