Trentacinque anni fa HIV fu identificato come l’agente che causa la malattia mortale conosciuta come AIDS. In quel periodo il mondò si unì per combattere il flagello che ha ucciso 35 milioni di persone.
Scienziati, militanti e nazioni si unirono e svilupparono un trattamento efficace che ha quasi riportato l’aspettativa di vita ai valori normali per le persone che convivono con HIV e che ha eliminato la trasmissione nelle persone trattate.
Negli ultimi anni abbiamo visto due casi di una cura vera. Due settimane fa gli scienziati riportavano di aver eliminato il virus nel topi con sistemi immunitari umani trapiantati, primo stadio importante verso la scoperta di una cura pratica.
Sembrava solo ieri il giorno in cui Magic Johnson annunciava di aver il HIV negli anni 90.
Fummo tutti scioccati. Molti pensavano che HIV infettasse solo gli uomini gay. Ma proprio mentre Johnson sorprese tutti con quell’uscire all’aperto, fummo anche colpiti dal fatto che non morì e che combatteva rimanendo importante nel suo campo nonostante la diagnosi della malattia.
Mentre nella maggior parte del mondo i casi di HIV sono scesi per la diffusa possibilità di avere farmaci antiretrovirali, si è scoperto che le Filippine sono esplose in ritardo. I primi casi locali di HIV furono diagnosticati nel 1984. Misteriosamente i casi sono restati pochi mentre i paesi vicini come Cina e Thailandia vivevano epidemie complete.
Molti se ne chiedevano la ragione fino al punto di sentire che i filippini avevano qualche sorta di immunità al virus dell’AIDS. Si dimostrò presto che non era affatto vero ed ora abbiamo l’epidemia più in rapida crescita al mondo.
Cosa è cambiato? E perché ci è voluto così tanto per lo sviluppo della nostra epidemia?
Parte della spiegazione è che molti filippini sono circoncisi, cosa che diminuisce la suscettibilità maschile all’infezione del HIV.
Uno dei maggiori agenti dell’aumento senza precedenti fu scoperto dai nostri laboratori del National Institutes of Health. Studiavamo le notizie di una maggiore resistenza ai farmaci da parte del virus e trovammo che un sottotipo o ceppo del virus nelle Filippine era drasticamente cambiato.
Il virus HIV è uno delle specie che cambiano più rapidamente sul pianeta con un tasso di un milione di volte superiore a quello dei batteri. Ha un set di geni duplicato diversamente dalla maggioranza dei virus e più come gli esseri umani e gli animali che possono riprodursi sessualmente.
Sfortunatamente il 90% della ricerca sul HIV è solo sul sottotipo B che costituisce il 12% di tutti HIV al mondo. E’ il più studiato perché è il sottotipo predominante negli USA ed in Europa, dove avviene la maggioranza della ricerca sui trattamenti.
Mentre ci piace pensare che quello che funziona sul B funzioni sugli altri sottotipi, è invece una assunzione pericolosa. Le differenze genetiche sono solo troppo grandi e con la mancanza di un vero e proprio monitoraggio, potrebbe emergere rapidamente una resistenza ai farmaci antiretrovirali.
L’attuale epidemia si alimenta con uno spostamento dal sottotipo B del HIV ad una forma che gira ricombinante emersa per la prima volta in Thailandia e conosciuta come CRF01_AE.
Se lo si accoppia con un monitoraggio non ottimale il fallimento del trattamento lo si vede tardi, e la resistenza dei farmaci agli agenti aniretrovirali multipli si accumula.
E’ terrificante che persone sessualmente attive con un virus resistente ai farmaci lo possono trasmettere a partner sessuali non infetti rafforzando il problema con un fallimento dei farmaci precoce.
Osserviamo un tasso di resistenza maggiore del 10% tra i nuovi diagnosticati filippini che convivono col virus.
Ma la speranza non è morta. Facciamo pressione per farmaci più nuovi per i nostri pazienti a prezzi accessibili. L’emendamento alla legge dell’AIDS approvato dal parlamento scorso darà più risorse per promuovere il test e ed il trattamento per i nostri cittadini.
Lo stigma lo si affronta con una maggiore istruzione e la protezione della confidenzialità dei pazienti.
La nuova legge proibisce alle organizzazioni della sanità di negare l’assicurazione sanitaria ai pazienti che convivono con il virus.
Articoli contro la discriminazione includono la proibizione del test al virus per chi chiede lavoro, ed è stata abbassata a 15 anni l’età del consenso per un test riservato del HIV.
Il Dipartimento di scienze e tecnologie ha investito nel nostro progetto che sviluppa test di resistenza ai farmaci rapidi e poco costosi per individuare la resistenza in quelli che cominciano o finiscono il trattamento, un sistema da primo mondo con implicazioni enormi nella lotta alla resistenza in ambienti a risorse limitate.
Abbiamo detto con forza al OMS che un monitoraggio non ottimale del HIV, quando controlliamo solo dopo un anno l’inefficacia del trattamento rispetto ai tempi più brevi dei paesi sviluppati, accrescerà la resistenza e non lo si può accettare.
I regimi antiretrovirali che OMS raccomandava prima non sono più usati nei paesi in via di sviluppo a causa della maggiore resistenza e degli effetti collaterali, per non citare il loro effetto meno pronunciato sull’epidemia del nostro sottotipo che non è il B.
Le linee guida del OMS devono riflettere le pratiche migliori nel mondo non quello che pensano possiamo permetterci. I nostri filippini che convivono con virus meritano il meglio dei trattamenti e dobbiamo lavorare con i partner internazionali per aiutarci a fare quello che dobbiamo e non per dirci cosa possiamo e non possiamo fare, e rendere questi interventi da pratiche migliori accessibili ed economiche.
HIV ha ucciso abbastanza filippini ed è tempo di invertire la rotta. I farmaci antiretrovirali non riportano solo la vita, ma eliminano la trasmissione se presi in modo appropriato. Questo vuol dire che i filippini che convivono col virus possono avere relazioni normali, avere figli senza la paura di trasmettere il virus e i lavoratori della sanità con HIV possono operare e prendersi cura dei pazienti senza il rischio di infettarli.
Abbiamo i mezzi per invertire questa epidemia. Dipende da noi usarli in modo efficace e chiedere il meglio per i nostri fratelli e sorelle filippini che convivono col virus che possono ora vivere vite piene e produttive.
Edsel Salvana, direttore del Institute of Molecular Biology and Biotechnology at the National Institutes of Health Philstar