Per il 2050 ci si attende che la produzione globale dei rifiuti crescerà fino a 3.50 miliardi di tonnellate, più del raddoppio della popolazione mondiale nello stesso periodo.
Secondo un rapporto della banca mondiale “Che spreco 2.0” sulla gestione dei rifiuti solidi, la regione del Pacifico e dell’Asia Orientale genera la maggior parte dei rifiuti del mondo con il 23%.
Le discariche sono state il metodo più economico di smaltimento ma la crescita rapida dei rifiuti li rende più difficili da gestire. Mentre peggiorano le questioni dei nostri rifiuti, la regione guarda all’opzione di gestire la massa di rifiuti trasformandoli in elettricità.
Sebbene ci siano molti modi di trasformare il rifiuto in energia, l’incenerimento è la tecnologia più economica e più conosciuta che elimina il peso fisico del rifiuto mentre produce la tanto necessaria energia.
Il Giappone di recente ha espresso la propria intenzione di diventare il gestore dei rifiuti nel Sudestasiatico ed ha messo da parte 18,6 milioni di dollari nel budget del 2019 per sviluppare proposte e piani di accordo sulla gestioni dei rifiuti nel Sudestasiatico.
Il Giappone ha attualmente 380 impianti di trasformazione energetica dei rifiuti ed offre sistemi di servizio ch includono sistemi di gestione del rifiuto e conoscenze in differenti aspetti della gestione, dalla raccolta alla separazione. Il Giappone proporrà anche piani specializzati per affrontare l’accumulo dei rifiuti nelle città filippine e nelle acque di falda inquinate in Vietnam e Indonesia.
Nel ASEAN
Il Vietnam produce una media di 70 mila tonnellate al giorno di rifiuti e con gli impianti potrebbe produrre un miliardo di kilowattora nel 2020 e sei miliardi nel 2050 solo dai rifiuti.
Attualmente gli impianti in Vietnam includono Nam Son, Hanoi e il progetto di gestione di rifiuti di Go Cat ad Ho Chi Minh con una capacità di 2.4 MW. Ad Soc Son ad Hanoi l’impianto di progetto Giapponese vietnamita produce 1.93 MW di elettricità.
Gli impianti nelle Filippine includono uno da 48 milioni di dollari che sarà costruito a Davao, uno da 40 milioni a Puerto Princesa a Palawan ed un impianto operativo nella città Lapu Lapu di Cebu.
Il primo impianto di trasformazione di rifiuto in energia malese sarà operativo questo anno.
“Secondo la politica del ministero della Casa e del governo locale vogliamo che ogni stato ne abbia almeno uno di inceneritore entro due anni, mentre stiamo chiudendo la fase delle discariche” ha detto il ministro Zuraida Kamaruddin.
Ad aprile 2018, il presidente indonesiano Joko Widodo emise un regolamento per istituire impianti ecologici per trasformare il rifiuto in elettricità come un modo per affrontare la montagna crescente di spazzatura del paese.
Il ministro Pramono Anung disse allora che le città di Giacarta, Surabaya, Bekasi e Solo si erano impegnate a costruire tali impianti che bruciano rifiuti per far girare turbine e produrre elettricità. 12 impianti del genere saranno operativi nel 2022 con una capacità totale di 234 MW di energia usando 16 mila tonnellate al giorno di rifiuti.
Il governo thailandese offre sussidi ed incentivi fiscali per vari impianti di trasformazione di rifiuti in elettricità come inceneritori, gasificatori, fermentazioni e cattura del gas di discarica. Per accrescere gli investimenti il governo thai ha accresciuti la quota di acquisto di elettricità da 500 a 900 MW ed assegnato un altra quota di 106 milioni di dollari per finanziare la strategia di gestione di rifiuti.
Secondo il database del dipartimento di sviluppo dell’energia alternativa ci sono 33 impianti operativi in Thailandia con capacità complessiva di 283 MW. Una delle politiche fondamentali della giunta militare thailandese era la costruzione di impianti piccoli e localizzati. Dei 33 impianti solo due generano più di 10 MW.
Le proteste per l’inquinamento
Sonthi Kotchawat, un noto esperto di salute ambientale, mette in guardia sullo sviluppo incauto di questi impianti di trasformazione energetica dei rifiuti per il loro impatto ambientale vasto di inquinamento pericoloso.
Piccoli impianti energetici causano più inquinamento secondo Sondhi e dice che i piccoli impianti non hanno gli stessi standard di protezione ambientale dei grandi. I padroni di questi piccoli impianti di trasformazione energetica dei rifiuti non hanno soldi a sufficienza per investire in sistemi costosi di intrappolamento degli inquinanti obbligatori per i grandi impianti.
I rifiuti non separati rendono il rifiuto troppo pieno di sostanze organiche e di altri materiali non infiammabili che riducono l’efficienza degli impianti di incenerimento perché abbassano la temperatura necessaria per produrre elettricità e per evitare emissioni tossiche e prodotti secondari pericolosi. Questo ha portato alcune comunità locali e gruppi della società civile a protestare per l’inquinamento.
Anche l’Indonesia si trova davanti a questioni simili. Nonostante il sostegno governativo agli impianti di trasformazione energetica dei rifiuti , il progresso fatto è lento per la protesta pubblica contro gli inceneritori. Nel 2018 la Corte Suprema Indonesiana decise che l’incenerimento dei rifiuti era illegale per la produzione di inquinanti pericolosi.
L’incenerimento dei rifiuti nelle Filippine è anche vietato secondo la legge sull’aria ma ciò non ha impedito a compagnie private di provare a costruire inceneritori che producono elettricità.
Sebbene gli inceneritori eliminino il rifiuto fisico, andare al di là del tradizionale incenerimento è importante per un’operazione sostenibile e di lungo termine degli impianti.
Se ben gestiti la trasformazione energetica dei rifiuti può ridurre il bisogno dell’immagazzinamento fisico. Rifiuti non gestiti porteranno ad ulteriori impatti ambientali. Per una maggiore efficienza si deve creare un sistema di selezioni perché la regione possa usare le migliori tecnologie di trasformazione energetica dei rifiuti a disposizione oggi.
Liyana Hasnan, Asean Post