Quando si parla di lotta alle fakenews, si sa da dove si parte ma non si sa dove si può finire, quando entrano in gioco i regolamenti e le leggi statali di regolamentazione.
Un lupus in fabula potrebbe benissimo essere Singapore che ha prodotto alcuni mesi fa una legge ad hoc, POFMA, un acronimo per Protection from Online Falsehoods and Manipulation Act che si traduce con Legge della Protezione dalle falsità e manipolazioni online.
Chi stabilisce cosa costituisca un falso e cosa no, cosa sia vero o cosa sia falsa, cosa una fakenews e cosa no?
Singapore ha affidato questo compito ai ministri che, al di fuori ed oltre alla magistratura o dell’agenzia delle comunicazioni, possono intimare a qualunque piattaforma di media sociale, giornale o altro media, agente nella città stato, di aggiungere un avviso di correzione della notizia, se non di cancellarla o addirittura di impedire l’accesso stesso alla rete.
Scriveva una giornalista di Singapore, Kirsten Han, alcuni mesi fa:
“Sotto questa legge approvata da poco, un ministro del governo avrà il potere di emettere direttive che richiedono agli individui o compagnie di porre correzioni, rimuovere articoli o bloccare l’accesso a contenuti ritenuti contenenti ‘dichiarazioni false dei fatti’ legati all’interesse pubblico.
I ministri secondo questa legge possono designare una pagina che abbia ricevuto tre ordini del genere nel periodo di sei mesi, come ‘luogo online dichiarato’, un atto che mira a privare di finanziamenti un sito web impedendogli di guadagnare dalle entrate pubblicitarie o dalle sottoscrizioni.
Né un individuo associato con tali siti designati ha il permesso di ricavare un beneficio finanziario o altro beneficio dalla sua gestione.”
Se tutto questo non dovesse bastare si passa sul piano legale con multe salatissime da 30 mila euro e/o qualche anno di carcere. Se poi questa informazione falsa è stata fatta circolare con “un profilo online non autentico o controllati da bot” i guai crescono sia per le multe che per gli anni di carcere e peggio ancora rischiano le compagnie.
Un quadro del genere non ispira molta fiducia e il ministro della giustizia di Singapore Shamugam disse a maggio, dopo l’approvazione della legge, che il governo voleva contrastare le falsità, i sistemi automatici di diffusione dei post sui media sociali, i profili falsi e i cosiddetti trolls. Il governo di Singapore non ha alcuna intenzione di toccare la libertà di parola.
La legge è stata approvata a fine novembre e sono già quattro le persone, tutte di opposizione, a cui sono state inviate le notifiche di notizia falsa, una compagnia come Facebook ha fatto la correzione ma un giornale online come il WashingtonPost ha declinato di fare come Facebook.
L’ultimo caso è del 12 dicembre e riguarda un politico di opposizione Lim Tean il quale in un suo post su Facebook criticava la politica governativa sui sovvenzionamenti agli studenti singaporeani che, nel complesso, riceverebbero meno degli studenti stranieri che vanno a studiare nella Città Stato.
Gli altri tre casi, secondo la Reuters, parlavano di varie cose, come il governo influenzi le decisioni del fondo di investimento statale alla crescita della disoccupazione degli impiegati a Singapore.
Quando poi si va sulla pagina di Lim Tean si trova il post del 12 dicembre con la correzione ed il link che porta ad un ufficio governativo in cui si contestano le affermazioni di Lim Tean.
Sembrerebbe una buona legge se chiaramente ci fosse uno strumento indipendente che accerti i fatti ed i falsi. Lim Tean ha la sua opinione a riguardo quando dice:
“Mi è chiaro che POFMA è usata da questo governo prima delle prossime elezioni generali per mettere in silenzio i critici e gelare la discussione pubblica delle politiche governative impopolari”
Le elezioni sono previste per il 2021 ed il partito al potere PAP governa la città stato ininterrottamente dal 1965, anno in cui le violenze settarie anticinesi separarono Singapore dal resto della Federazione Malese, con una maggioranza che un tempo si definiva bulgara.
Il governo di Singapore afferma da sempre che il controllo delle fakenews si rende necessario per prevenire possibili disordini razziali derivanti dall’urtare le rispettive suscettibilità razziali o religiose delle tre etnie cinese, malese ed indiana che convivono a Singapore.
Gli effetti di questa legge POFMA sulla libertà di espressione e sulle attività online sono di difficile previsione. Si possono registrare però le reazioni delle ONG internazionali e dei giganti di internet.
La AIC, Asia Internet Coalition, associazione industriale creata nel 2010 che promuove la comprensione e la risoluzione delle questioni delle politiche di Interne nell’Asia Pacifico, a cui partecipano Amazon, Apple, Facebook, Google, Twitter e altri, ha descritto questa legge POFMA come “la legislazione di più vasta portata del genere finora per la completa discrezione del governo di Singapore su quello che è considerato vero o falso”.
Come scrive sempre Kirsten Han, AIC, dopo l’approvazione del parlamento di Singapore, poi si è posta in termini conciliatori promettendo di “lavorare con governo di Singapore sull’applicazione del POFMA e sulla promozione della conoscenza digitale ed affrontare e ridurre l’impatto delle falsità online” e di “sperare che la legge sarà applicata con trasparenza ed equità”.
Mentre Facebook ha espresso preoccupazioni che la legge dà troppi poteri al governo, Reporters Without Borders (RSF) ha definito la legge totalitaria e mirata ad eliminare il dibattito pubblico.
Human Rights Watch definì la legge POFMA come “enormemente vasta e minaccia di minare la discussione sui siti web nel mondo”. La legge definisce come pubblico interesse la protezione delle relazioni amichevoli con stati esteri, la prevenzione della diminuzione della fiducia pubblica nel governo o di corpi dell’amministrazione, la protezione della tranquillità pubblica. Per altro dice HRW che la legge non dà alcuna guida su come i ministri “determineranno se una dichiarazione è vera o falsa o quali standard devono essere usati per fare ciò”.
“I ministri di Singapore non devono avere il potere di decretare da soli quello che è vero e quello che è falso” ha detto Phil Robertson di HRW Asia. “Considerata la storia lunga di Singapore di proibire discorsi critici del governo, le sue politiche o rappresentanti, appaiono farsesche le sue preoccupazioni sulle falsità online e la manipolazione presunta delle elezioni”
Per quanto attiene le preoccupazioni dei giganti informatici bisogna considerare che hanno fatto tutti pesanti investimenti a Singapore, come Facebook che ha investito un miliardo di dollari a Singapore, e che non possono gettare via né inficiare i propri investimenti per questa legge.
Nel Sudestasiatico, il Vietnam ha imposto a Facebook di adeguarsi alla sua censura di stato, mentre altre piattaforme online come Tik Tok e BIGO lavorano già in ambienti poco inclini alla libertà di espressione.
“Facebook per esempio, ha già ricevuto attacchi per la censura in Vietnam. Un rapporto di Facebook rivelava che nella seconda metà del 2018 aveva ristretto l’accesso al 500% di siti in più di quanto fatto prima”. Come richiesto dalla legge vietnamita, Google e Facebook hanno i loro dati in Vietnam.
Va sottolineato però l’impegno di Facebook e Twitter, benché tardivo, a combattere le fakenews di stato come in Birmania, dove hanno chiuso profili legati ai generali birmani che hanno diffuso molte notizie false sui Rohingya, o come nelle Filippine dove hanno chiuso siti e profili legati all’amministrazione filippina che diffondevano notizie false su personaggi dell’opposizione.
Terence Lee di TechInAsia dice ad Asiatimes:
“La gente investe a Singapore non per il suo mercato nazionale. E’ la porta di ingresso al resto del Sudestasiatico”
Certo il POFMA potrà avere un impatto sui giganti come Facebook o Twitter, ma i benefici di esserci a Singapore probabilmente superano per ora l’impatto della POFMA, oltre al fatto che moltissime piattaforme del ecommerce non sono per nulla interessate a ciò che accade nella politica e nella vita sociale a Singapore.
Nel complesso la legge POFMA danneggerà un po’ i media sociali ma stare a Singapore vale la pena per il futuro dell’economia di Internet del Sudestasiatico.
Chi invece lotta per sopravvivere nel panorama dei media indipendenti di Singapore e che prova a raccontare una storia differente dai media classici ha una diversa percezione di questa legge che minaccia anche la sopravvivenza economica e le entrate dei media indipendenti, su cui spesso abbiamo già parlato in questo blog.
Dice Kumaran di The Independent Singapore che il problema vero è dei media locali e non delle grandi imprese che comunque hanno vari canali di comunicazione col potere.
“Non c’è da sbagliarsi. POFMA è un mezzo per controllare la narrazione politica a Singapore”