Una nuova condanna per diffamazione penale inflitta dal tribunale thailandese di Lopburi alla giornalista Suchanee Cloitre con pena a due anni di carcere dopo la denuncia della Thammakaset, impresa di pollame.
La denuncia per diffamazione contro Suchanee è giunta dopo un tweet della giornalista su un’altra denuncia per diffamazione della stessa Thammakaset contro i lavoratori immigrati birmani che avevano denunciato la compagnia alla Commissione Nazionale dei Diritti Umani per il trattamento subito sul posto del lavoro.
I lavoratori denunciavano di essere stati costretti a lavorare fino a 20 ore al giorno senza un giorno di riposo per oltre 40 giorni di lavoro, di aver ricevuto una paga inferiore alla paga minima, di non aver ricevuto lo straordinario, di avere restrizioni nella loro libertà di movimento e di essere stati confiscati dei loro documenti di identità.
La Thammakaset iniziò a denunciare per diffamazione dal 2016 perché i suoi interessi erano stati mesi in pericolo.
A settembre 2017, la giornalista Suchanee fece un retwit di un messaggio del consigliere Andy Hall della MWRN, rete dei diritti del lavoro dei Migranti, in cui aggiungeva che il tribunale aveva ordinato all’azienda di pollame di Lopburi di risarcire i 14 lavoratori della ditta per pratiche di lavoro schiavistico.
La sentenza di condanna ha detto che Suchanee ha diffamato perché la frase “lavoro schiavistico” non compariva nel Tweet originale di Hall ed è in danno della compagnia. La corte ha considerato che il Tweet di Suchanee non era stato fatto un buona fede perché la giornalista non avrebbe considerato il danno possibile verso la compagnia né se il suo messaggio era accurato. Di qui la sentenza a due anni di carcere secondo l’articolo 38 del codice penale.
La giornalista è libera su cauzione ma farà ricorso in appello.
Dal 2016 a maggio 2019, la Thammakaset Company ha denunciato alla polizia, al tribunale penale e civile 22 persone in 14 cause, tra cui ci sono le denunce per diffamazione contro difensori di diritti umani, Sutharee Wannasiri che operava con Fortify Rights, Ngamsuk Rattanasatien lettore della Mahidol University e Angkhana Neelapaijit ex commissaria della Commissione Nazionale dei diritti umani.
La diffamazione penale comporta la sentenza ad un anno di carcere con multa secondo l’articolo 326 del codice penale thai, ma se avviene attraverso una pubblicazione secondo l’articolo 328 la condanna prevista diventa di due anni e si duplica la multa.
Un rapporto del 2018 del Gruppo di Lavoro dell’ONU sulla questione dei diritti umani e le imprese transnazionali espresse la propria preoccupazione per gli attacchi crescenti contro chi combatte per i diritti umani nelle imprese e per gli spazi pubblici che si contraggono, chiedendo alle imprese a non usare le leggi di diffamazione civili e penale e ad evitare casi legali strategici contro la partecipazione pubblica per mettere la museruola a chi difende i diritti umani.
Ad aprile 2018 un gruppo di esperti della commissione di impresa e diritti umani fece visita in Thailandia presentando alla fine della visita di dieci giorni delle osservazioni su cosa governo e imprese devono fare per migliorare il rispetto dei diritti umani e rafforzare l’accesso alle misure effettive riparatorie.
“Una sfida critica per la Thailandia sarà di porre termine ai continui attacchi, alla violenza e all’intimidazione di chi difende i diritti umani, ai sindacati e ai rappresentanti di comunità che si esprimono contro gli abusi dei diritti legati al lavoro” dicevano gli esperti. “Si deve fare di più per proteggere lo spazio civico introducendo la protezione di chi difende i diritti umani dalla legge di diffamazione penale e civile fatte dalle imprese per silenziare chi si erge a favore delle vittime degli abusi”