Dopo le ripetute minacce del presidente Filippino Duterte al gigante dei media filippini ABS-CBN Corp, è partita la denuncia del Procuratore Generale filippino, Jose Calida, alla Corte Suprema filippina di terminarne la licenza di trasmissione.
L’azione legale del Procuratore Generale, incarico di nomina presidenziale, si basa su una richiesta di quo warranto, metodo già usato in passato da Calida stesso per cacciare nel 2018 il capo della corte suprema di allora Maria Lourdes Sereno, perché il gigante dei media filippini si sarebbe macchiato di “pratiche fortemente abusive” violando così i termini della licenza stessa.
“Vogliamo porre fine a quella che abbiamo scoperto essere pratiche fortemente abusive del ABS-CBN di cui beneficiano pochissimi a spese dei milioni di sottoscrittori leali. Queste pratiche sono rimaste prive di nota o poco considerate per anni” ha detto Jose Calida in una sua dichiarazione.
Si deve notare che la licenza di trasmissione termina tra un mese ed è in discussione in parlamento il rinnovo di tale licenza per una rete che dà lavoro tra l’altro ad 11 mila persone.
I punti della mozione del Procuratore Generale filippino attengono ad un canale pay-per-view digitale che non avrebbe il permesso del regolatore delle telecomunicazioni ed agli strumenti finanziari del PDR destinati a stranieri in cui i detentori hanno titolo a dividendi ma non sono titolo di proprietà. Questo strumento è stato già invocato nella disputa legale contro RAPPLER.
Inoltre la ABS-CBN C.I. avrebbe offerto servizi di telefonia mobile e TV digitale senza approvazione parlamentare.
Questa azione legale si sviluppa dopo che Duterte a dicembre scorso definì, e non per la prima volta, ABS-CBN il portavoce dell’oligarchia promettendo anche di non rinnovare più la licenza di trasmissione e che la famiglia Lopez che possiede il gigante televisivo avrebbe fatto meglio a vendere le proprie azioni e ricavare i soldi dei cocci da qualche oligarca vicino a Duterte disposto a rilevare quote della compagnia.
Un momento della contesa sarebbe stato secondo Duterte il rifiuto del gigante di trasmettere una pubblicità elettorale di Duterte con cui rispondeva agli attacchi del suo critico il già senatore Trillanes. Sarebbero tre pubblicità elettorali che il gigante dei media non avrebbe trasmesso nonostante fossero stati pagati.
Si deve ricordare comunque che ABS-CBN ha mantenuto una pagina di cronistoria della guerra alla droga dell’amministrazione Duterte verso cui è sempre stata molto critica anche in relazione ai tanti omicidi extragiudiziali legati ai movimenti civici e politici.
“Continuiamo a dire che tutto quello che abbiamo fatto è in accordo con la legge. Non abbiamo violato la legge. Questo caso sembra essere un caso per privare i Filippini dei servizi della ABS-CBN” scrive la compagnia in una sua dichiarazione
“KBO resta una delle forme più economiche di intrattenimento che possiamo dare alla gente. Il capitale che abbiamo raccolto dal PDR ci ha permesso di dare servizi a quasi il 90% delle Filippine e ai nostri emigrati in tutto il mondo. Il nostro lavoro con ABS-CBN Convergence sostiene la politica governativa di trovare modi per abbattere i costi di accesso ad internet”
Che questo, come i casi contro Rappler, Maria Ressa e Inquirer, sia un attacco diretto alla libertà di parola ed espressione non è sfuggito a nessuno.
NUJP, Unione nazionale dei giornalisti filippini, condanna la mozione di Calida dicendo:
“Non dobbiamo permettere che lo spirito di vendetta di un uomo, per quanto potente sia, prevalga sulle libertà di stampa e di espressione garantite dalla costituzione e al diritto della gente di conoscere … Questa mozione prova senza dubbio che questo governo è intento ad usare tutti i suoi poteri per chiudere una rete televisiva la cui licenza si rinnova, ed è ora in parlamento, e che Rodrigo Duterte ha personalmente promesso di bloccare”.
Nel sostenere ABS-CBN, Rappler che nei mesi scorsi ha subito numerosi virulenti attacchi dal governo Duterte ha detto:
“Portando ABS-CBN in tribunale, il procuratore generale Jose Calida ci ha ricordato la ragione per cui resta nella sua posizione nonostante la storia miserevole del suo ufficio: non si pone alcun problema nello spendere soldi pubblici per piacere al suo signore … Ribadiamo che i PDR sono strumenti finanziari usati dai media per permettere gli investimenti stranieri senza violazione della legge costituzionale che stabilisce che le compagnie dei media devono essere al 100% di proprietà filippina. I PDR sono una pratica comune legale e la loro legalità è stata mantenuta dalla Corte Suprema”
Analoga posizione è stata presa dal Consorzio sulla Democrazia e Disinformazione (D&D), formato da sei istituzioni e 30 individui come Vera Files, Mindanews, the UP College of Mass Communications, Foundation for Media Alternatives, Rock Ed Philippines e Rappler.
“E’ profondamente allarmante perché chiudere la rete maggiore dei media nel paese non solo causerà la perdita di migliaia di posti di lavoro e colpirà la vita di milioni di consumatori fedeli delle notizie e intrattenimento prodotto dalla rete; è anche un terribile attacco alla libertà di espressione e alla democrazia stessa … Che il Procuratore Generale abusi della scorciatoia del Quo Warranto, nonostante il fatto costituzionale che il Congresso mantiene il potere di rivedere le licenze di trasmissione, sottolinea solo la grave minaccia che questa mozione pone alle nostre libertà fondamentali e ai processi democratici”
Secondo un giornalista veterano Vergel Santos di Centre for Media Freedom and Responsibility (CMFR), come si legge su un articolo del SCMP di Alan Robles, “E’ una cosa personale, davvero pensa che ABS-CBN sia stata ingiusta … Questo è un presidente narcisista ed il solo metodo di governare che conosce è con la dittatura”
Nonoy Espina, presidente del NUJP, ha detto che se il governo avrà successo con questa mozione, si aprirebbero le porte per casi simili contro i media nel futuro. “Se chiudono ABS-CBN allora quella è una grande voce che si perde e sarà più facile per loro iniziare a spegnere le altre voci con cui non sono d’accordo”.
“Chi sarà il prossimo?” si domanda l’avvocato dei diritti umani Jose Diokno il quale definisce il metodo legale usato dal procuratore generale un metodo per zittire i critici: “Un nuovo metodo per soffocare le nostre libertà che ora l’amministrazione usa contro ABS-CBN. Chi sarà il prossimo?”
L’associazione dei corrispondenti esteri delle Filippine ha detto:
“Queste azioni minacciano e colpiscono una colonna dell’industria dei media che dà lavoro a migliaia di persone e che gioca da decenni una parte importante nell’aiutare a colpire la corruzione e gli abusi delle autorità… I nostri colleghi di ABS-CBN sono sempre sulla linea principale delle grandi notizie nel paese … chiediamo ai giudici della corte suprema di stare dalla parte dei diritti per notizie vere e indipendenti, per la costituzione e la democrazia”