Nel volgere di una notte sono svaniti i piccoli guadagni di Ainie Ali che vende ciabatte, fazzoletti e articoli per il bagno.
Il 16 marzo il presidente Duterte annunciava un “blocco”, una quarantena rafforzata di comunità per l’isola principale filippina di Luzon che include la capitale Manila. La misura ha fermato il traffico aereo e marittimo mentre ha tagliato i viaggi intercontinentali.
Ainee è stata costretta a lasciare il suo lavoro di ambulante e di commerciante online.
La quarantena limita il movimento del personale aereo commerciale e permette l’attraversamento della frontiera solo ai lavoratori ed imprese registrate.
“Nessuna altra consegna” per clienti fuori dell’isola di Luzon dice Ainee a LiCAS.news. “Nessuna vendita per strada”
Per lei valgono dei modesti 200 dollari mensili di guadagno, una cifra che si attesta sulla soglia di povertà indicata dal governo.
Ainie, madre di due ragazzi, deve anche pagare i debiti su un inventario che tiene a casa a Baseco, una comunità povera in riva al mare a 4 chilometri dal punto dove vende.
Crisi Umanitaria
Il governo dice che la quarantena ostacolerà la diffusione del nuovo coronavirus che nelle Filippine ha ucciso 12 persone, infettandone altre 140, la maggioranza delle quali, tranne tre, si sono registrate nelle ultime due settimane.
Nessuno discute il bisogno di misure di contenimento.
Il prete carmelitano Gilbert Billena, la cui parrocchia di San Isidro Labrador serve le comunità povere della periferia della capitale, mette in guardia di una possibile crisi umanitaria.
Il clero e le ONG che lavorano alla base dicono che i disomogenei servizi sanitari e l’informazione piena di strafalcioni, di minacce e disprezzo per i poveri sono un grave pericolo ai 4 milioni di residenti delle baraccopoli di Manila.
I lavoratori sanitari di base accusano anche la scarsezza di misure protettive mentre girano per le baracche vulnerabili dove potrebbe scoppiare un’epidemia completa in ogni momento.
Jeorgie Tonelete, che guida a Baseco l’organizzazione Kabalikat, dice che sono stati già portati da quest’area agli ospedali per le analisi e la cura due nuovi casi di coronavirus.
La scomparsa di guadagni per sopravvivere toglierebbe alle persone il necessario per pagare l’acqua e da mangiare favorendo la diffusione della malattia.
A condividere il destino di Ainie sono 5,6 milioni di altre persone e piccoli commercianti a basso reddito nell’economia frenetica e informale di Manila.
Nel villaggio da 1 chilometro quadro stipato di 60 mila persone i vicini si domandano come nutriranno le loro famiglie.
Ainie si appella al governo perché faccia qualcosa per le conseguenze della quarantena.
“Almeno avessero cura di ciò che serve ai ragazzi” dice citando come bisogni più urgenti il latte, pannolini ed acqua potabile.
Il ministero del lavoro ha promesso ai lavoratori regolari un sussidio per le entrate perse una volta che si esauriscono i fondi per l’emergenza e la vacanza.
Ma chi è a contratto sulla base “senza lavoro nessuna paga” non godono di questa protezione. Li ritroviamo nei settori della vendita al dettaglio e nei servizi che soffrono il programma di distanziamento sociale forte del governo.
Gli operatori dei centri commerciali, ad eccezione di banche e farmacie, sono stati fermati creando un’ondata di dislocazioni di lavoro.
Con il blocco migliaia di autisti dei trasporti di massa come tassisti, bus, jeepney e motociclisti sono senza lavoro. [jeepney sono jeep trasformate per il trasporto più economico]
“Con l’economia ferma molti rischiano la fame nei prossimi giorni” dice Padre Billena che invoca “misure di salvaguardia” per aiutarli.
Il senatore Villanueva che ha strappato il risarcimento per lavoratori a contratto del governo, prova a convincere il dipartimento del lavoro ad espandere i programmi di assistenza per dare un livello di paga minima di emergenza per il settore privato.
La senatrice di opposizione Risa Hontiveros ha proposto una legge di assistenza di 200 dollari per le famiglie povere e quasi povere colpite dal blocco.
“Nel panico non dobbiamo dimenticare il quadro complessivo” dice la senatrice. “Nessuno deve essere lasciato indietro”.
La fonte principale di guadagni nel povero quartiere Baseco sono i lavori di banchina nelle vicine strutture nazionali ed internazionali, nella pesca, nel lavoro manuale e nel commercio al vicino mercato generale. La stragrande maggioranza delle attività economiche qui sono informali come quella di Ainie con il suo doppio lavoro.
Il segretario del Commercio Ramon Lopez ha dato tre opzioni con la quarantena: andarsene, registrarsi o cessare le operazioni. La registrazione è difficile in questo momento. Le agenzie di stato ad eccezione della sanità, welfare e sicurezza hanno rallentato se non fermato del tutto le operazioni.
Molti poveri filippini non hanno i documenti legali. Una settimana prima che scattasse la quarantena LiCAS.news vide una palestra sportiva piena di adulti, giovani e bambini, tutti in fila per richiedere il certificato di nascita nel villaggio di Culiat, un altro quartiere di lavoratori dell’economia informale a 20 chilometri da Baseco.
“Non hanno un volto, un nome per il governo, se non diventano obiettivi della guerra alla droga e al terrorismo” dice Naila Asap, un’esperta e giovane leader di comunità e lavoratrice di pace insieme a International Alert.
La grande differenza nel programma di quarantena delude e fa arrabbiare coloro che lavorano con i poveri. La previsione è amara.
“Se non lavorano non mangeranno” dice Naila, il cui avviso trova un eco in Rose Deblois che dirige il mercato del pesce a Navotas.
Durante la prima giornata del blocco, il commercio ha rallentato mentre pescatori e commercianti inondavano l’ufficio dell’amministrazione alla ricerca dei permessi per portare avanti il lavoro.
“Hanno tutti paura dei posti di blocco. Non si possono permettere di essere fermati” dice Deblois che è vicepresidente di Courage, organizzazione nazionale dei lavoratori governativi.
I residenti di due villaggi vicini sono bloccati dietro ai cancelli impossibilitati ad andare a lavorare in altre parti della metropoli.
Queste comunità sono state le più colpite durante la guerra alla droga di Duterte.
Le statistiche del governo mostrano che i pescatori sono più poveri persino dei contadini e diventano reclute perfette per le bande di spacciatori.
Il tasso di povertà di Navotas è il secondo maggiore nella regione della capitale, preceduta solo da Caloocan che ospita altre comunità di baraccopoli ed è il campo di battaglia della guerra alla droga.
Gruppi religiosi e organizzazioni delle donne provano a tamponare il versamento di sangue con programmi di riabilitazione e sostentamenti alternativi.
Tagliati fuori dal lavoro e dai mercati i poveri si ritrovano punto a capo.
Nessuno muore di fame
Il portavoce di Duterte, Salvador Panelo, ha minimizzato queste preoccupazioni. “Nessuno muore di fame” ha detto Panelo alla radio. “Anche se durasse un mese, non morirete”. Panelo ha detto che l’agenzia di welfare del governo fornirà aiuti alimentari se verranno a mancare le scorte in qualche comunità.
Ma tra tanti segnali in contraddizione segnalano il loro dissenso.
Migliaia dei residenti di Metro Manila hanno assaltato stazioni di bus, aeroporti, porti nel fine settimana, in un esodo che ha sconfitto quello di Natale e del Venerdì Santo nel paese più cattolico dell’Asia.
Negli aeroporti le donne piangevano e gli uomini erano furenti con i bambini seduti sulle valige confusi nella bolgia mentre i voli sono stati bloccati due giorni prima dell’inizio della quarantena.
Padre Billena dice che quegli uomini col compito di portare il pane a casa mandavano moglie e figli in posti sicuri mentre loro afferrano qualunque possibilità di lavoro resta.
Contagio
Ainie sostiene la quarantena ed invita gli altri del quartiere ad obbedire agli ordini. Ma teme che la sfida di evitare l’infezione, nel mezzo di blocchi di case improvvisate dove c’è poca ventilazione o accesso all’acqua potabile, potrebbe essere troppo per il suo villaggio.
Sono circa 800 mila le famiglie della metropoli che vivono in baracche dove tutti vivono in una stanza singola che può essere anche dieci metri quadri.
Di conseguenza i poveri trasformano le viuzze in estensioni di casa. I bambini, molti dei quali malnutriti cronicamente, si azzuffano nello sporco o si inseguono attorno alle pompe dell’acqua e nelle cucine comuni di fortuna.
La campagna del governo contro il coronavirus pone in cima alle sue linee guida il frequente lavaggio delle mani con sapone. Ma a Baseco solo alcuni degli spessi tubi blue che percorrono le viuzze terminano in cucine interne o bagni.
Ainei vive in una casa di cemento a due piani costruita dal marito, ma la famiglia deve rifornirsi di acqua con secchi e cilindri di plastica per lavarsi.
Nei due villaggi appena fuori del mercato del pesce di Navotas molti devono comprare l’acqua per cucinare e bere. La perdita di entrate potrebbe costringerli ad usare l’acqua contaminata delle fontane.
“Cerchiamo di combattere una crisi sanitaria con un programma che potrebbe peggiorare quella crisi” dice Deblois.
E poi c’è la questione di tutti quelli che si trovano impaccati in un momento in cui si chiede loro il distanziamento sociale.
“Che animale è questo distanziamento sociale?” si chiede Padre Danilo Pilario, preside della scuola d teologia.
“Il 70% di Manila vive in comunità sovraffollate come questa” dice il padre della parrocchia denominata “Madre della Terra Promessa” nel distretto povero di Payatas.
Payatas è una baraccopoli dove 5000 famiglie vivono attorno alla collina dei rifiuti che è anche fonte delle loro entrate.
“Girano in jeepney, treni e bus stracolmi, e camminano in stradine affollate. Lo spazio fisico e sociale letteralmente non esiste” dice Padre Pilario.
Ma loro comunque non sono parassiti e fanno la loro parte nel proteggere le comunità dalle infezioni.
L’Associazione Musulmana di Baseco che solitamente media nei conflitti tra vicini e monitora gli sforzi per reclutare giovani ai gruppi estremisti, si è rivolta alla sorveglianza ed educazione sul nuovo coronavirus.
A Payatas il gruppo delle vedove e madri della guerra alla droga di Padre Pilario ha sospeso i progetti di sostentamento per cucire mascherine per i residenti che non se le possono comprare.
Il gruppo della chiesa di Padre Billena insegna alle famiglie povere a mescolare la candeggina all’acqua come alternativa povera all’alcol che ora è stato razionato nei negozi.
Ma questi costruttori di pace di base temono che le probabilità sono contro i poveri di Manila.
La dottoressa Caguiat della Community Medical Practitioners and Advocates Association attacca il flusso intermittente di informazioni.
“Una cittadinanza che sa può essere di aiuto in una crisi. Ma nessuno dice loro cosa fare” dice la dottoressa il cui gruppo prova a dare le informazioni che mancano. Ma quando anche il governo locale è confuso dagli ordini contraddittori che danno la gente può restare senza aiuti importanti, come i test ed il tracciare i contatti.
Il dottor Gene Nisperos che lavora con i poveri della città quando non è al Philippine General Hospital dice che una quarantena funziona solo con un forte sostegno sociale.
“Bisogna dare un’entrata alternativa e resteranno a casa. Bisogna dare presidi medici e conoscenze nei centri sanitari del villaggio” dice a LiCAS.news.
Ma il problema reale a suo avviso è l’immunità compromessa dei cittadini poveri.
“Recuperare il tempo perso è quasi impossibile come il liberarsi dalla povertà in un mese” dice. “La speranza migliore che abbiamo è di mitigare: attenzione ai vecchi e a chi ha malattie”
La virulenza del nuovo virus è particolarmente forte con pazienti con condizioni di ipertensione, diabete e problemi polmonari. Ed è un incubo per un paese dove sono milioni ad avere la tubercolosi e il 50% della spesa sanitaria viene dalle proprie tasche.
La Philippine Health Insurance Corporation offre test gratis per il nuovo coronavirus e membri e dipendenti possono usufruire di pacchetti di isolamento ed ospedalizzazione.
Ma il rapporto OMS del 2019 per il paese dice che non tutti i membri sono coscienti dei benefici del programma.
Il settore sanitario pubblico ha gravi mancanze di personale e problemi di capacità. C’è solo un dottore nel pubblico ogni 31 mila filippini.
Il dottor Edsel Salvana, specialista di malattie infettive presso NIH della UP dice che il governo previde l’esodo verso la provincia.
“Il ritardo del blocco era una misura umanitaria per dare tempo alla gente di Manila che proviene dalle province di ritornare a casa, specie agli studenti con risorse limitate” ha detto su Twitter.
“Le raccomandazioni di distanziamento sociale iniziarono immediatamente” ha aggiunto parlando delle unità di governo locale che ordinavano la quarantena di 15 giorni su tutti gli arrivi.
I poveri in fuga forse hanno allentato la pressione sulla capitale, ma nelle province dove i posti letto negli ospedali sono solo un terzo della capacità della capitale, i poveri potrebbero essere giunti ad un punto morto.
Inday Espina-Varona, LiCAS.news Foto di Basilio Sepe