Con un messaggio televisivo improvvisato, il primo di aprile, il presidente filippino Rodrigo Duterte ha minacciato di morte, lanciando l’ ordine di sparare quei cittadini che causano guai durante l’isolamento dell’isola di Luzon che serve a bloccare l’epidemia da COVID-19.
Il messaggio del primo aprile è stato fatto dopo che sono apparse le immagini di cittadini di Quezon City, di Sitio San Roque, che sono stati arrestati perché manifestavano senza permesso chiedendo aiuto materiale. Sono lavoratori giornalieri che col il blocco ed il coprifuoco a Luzon hanno perso ogni forma di sostentamento d il programma di aiuti del governo trova ostacoli e difficoltà di applicazione.
Nel suo discorso Duterte ha individuato il gruppo dei poveri urbani Kadamay e la sinistra come gli autori di queste manifestazioni.
“Ricordatevi voi sinistrosi, non siete voi il governo. Non andatevene in giro a causare guai e disordini perché vi faccio arrestare finché non finisce questa epidemia di COVID… Non esiterò. I miei ordini alla polizia ed ai militari, anche ai Barangay, che se si creano guai o la situazione evolve fino al punto che la gente si solleva e le vostre vite sono in pericolo, sparate per ucciderli. Avete capito? Morti. Invece di causare guai vi manderò nella fossa”
Dopo aver detto che a perdere sarebbe la gente e non il governo, “perderete voi sicuramente”, ha invitato ad attendere gli aiuti del governo anche se ritardano.
“Aspettate che arrivino anche se in ritardo, arriveranno e voi non morirete di fame” ha detto il presidente che ha anche invitato a non discriminare i lavoratori della sanità per paura che abbiano il coronavirus.
La realtà è che il blocco dell’isola di Luzon è giunto senza un minimo di preparazione ed organizzazione causando la perdita di lavoro per migliaia di lavoratori precari che vivono in base a paghe giornaliere, mentre ritardano le misure di contenimento dei disagi, dagli aiuti finanziari agli aiuti alimentari.
Nelle varie unità di governo locale è sempre implementato il coprifuoco, sono bloccati i mezzi pubblici ed alle persone è dato spesso un lascia passare per poter andare a comprare i beni di prima necessità.
Questo messaggio del primo aprile ha riaperto ovviamente una grande ferita nella società filippina perché Duterte lanciò già qualche ordine di sparare simile all’indomani delle sue elezioni a luglio 2016 nella famigerata guerra alla droga che ha visto la morte di almeno 30mila persone.
Si possono citare anche le tante stragi compiute sull’isola di Negros contro le popolazioni contadine che si battono per condizioni migliori di lavoro e di vita. Si possono citare gli omicidi extragiudiziali di tanti avvocati dei diritti umani, oltre alla criminalizzazione dei parlamentari di opposizione. Si possono citare le minacce verbali del presidente prima e le pratiche giudiziali poi contro moltissimi giornalisti del Rappler. Si possono citare anche le minacce ai vescovi e preti coinvolti nella protezione dei familiari delle persone uccise nella guerra alla droga.
Più che messaggi di rabbia e di incapacità a contenersi, questi sembrerebbero ordini di battaglia inviati alle forze di sicurezza.
La polizia nazionale filippina ha precisato che non sparerà a nessuno dopo il duro messaggio di Duterte ed il capo della polizia filippina, Archie Gamboa, ha detto:
“Naturalmente no, probabilmente il presidente voleva solo sottolineare di applicare la legge in questo momento di crisi… Noi vediamo il messaggio forte e credo che tutto il personale filippino lo abbia capito”
La gente dovrebbe capire che non deve fare queste manifestazioni e che ci vuole pazienza mentre si attendono gli aiuti. “La pazienza deve essere una virtù. Duterte ha anche assicurato che nessuno avrà fame”
Di fronte ai vari abusi testimoniati contro chi ha violato le regole dell’isolamento, Gamboa ha promesso una indagine e che la polizia userà il massimo contegno e tolleranza dentro i confini della legge. Il comitato che gestisce l’emergenza da parte sua ha sottolineato che non si deve applicare nessuna pena fisica contro chi è arrestato per violazione del coprifuoco.
Ma quelle parole di Duterte hanno riacceso le paure che invece si tratti di qualcosa di più serio, visto che nelle strade ai posti di blocco si trovano soldati armati.
Secondo Rappler, i gruppi dei diritti umani hanno condannato il pericoloso ordine di sparare per uccidere contro chi viola le regole della quarantena lanciato da Duterte.
Per Human Rights Watch (HRW) le nuove minacce di Duterte non devono essere considerate come vuote dopo le migliaia di omicidi della sua campagna contro le droghe.
“Come minimo Duterte dà alla polizia tutte le giustificazioni a loro necessarie per commettere abusi dei diritti umani contro persone che potrebbero violare i regolamento del COVID19 per il bisogno di trovare lavoro o alimenti” ha detto Carlos Conde di HRW in una dichiarazione, il quale ha detto che il compito del governo è invece di dare loro la necessaria assistenza di fronte a questa epidemia.
“Duterte è forse esasperato dagli incidenti di persone che violano le regole del coprifuoco ma deve comprendere che per i poveri colpiti dalla crisi è una questione di sopravvivenza”.
Il rischi che l’ordine di sparare di Duterte possa portare ad altre violazioni di diritti umani lo sostiene anche il gruppo dei diritti umani Karapatan:
“Siamo seriamente allarmati che le parole del presidente si tradurranno in forme più brutali e peggiori delle violazioni di diritti umani, in repressione e violenza di stato nei prossimi giorni… C’è invero un virus più mortale del COVID-19. E’ gestito da nessun altro che il presidente stesso responsabile delle migliaia di vite perse per le sue politiche assassini, aperte contro i poveri”
La retorica di Duterte mostra l’approccio oppressivo del governo contro chi lotta per i bisogni fondamentali, secondo Amnesty International.
“Non si deve mai fare riferimento alla forza mortale e senza controllo come metodo per risolvere un’emergenza come la pandemia del COVID-19” dice Butch Olano di AI Filippine il quale invita Duterte ha finirla con “l’incitamento pericoloso alla violenza” ed ad iniziare un dialogo con le comunità per le tanto necessarie misure di fronte al blocco di Luzon.
“Devono essere una priorità le vite di chi è più a rischio per minimizzare la minaccia del virus”.
“Le dichiarazioni del presidente Duterte rendono le cose peggiori di quanto lo siano già. Deve concentrarsi su come assicurarsi che siano date le cose ai cittadini affamati” dice COURAGE che teme che le proteste possano crescere ed espandersi se il governo non si affretta nelle sue misure di contenimento. “La violenza non è la risposta ma l’assistenza alimentare e finanziaria”
Sono tre settimane che l’isola più popolosa delle Filippine sono sotto una quarantena rafforzata per contenere la diffusione del virus, ma il governo si dibatte con le sue linee guida anche perché manca un approccio chiaro su come affrontare la perdita di entrate di milioni di lavoratori informali e a paga giornaliera.
Al 1 aprile ci sono 2311 casi confermati con 90 morti e 50 persone dimesse. Resta però molto insufficiente sia il numero di persone analizzate che gli strumenti di protezione individuale per chi lavora nella sanità.
A febbraio il ministro della sanità sostenne che il paese era pronto a sostenere l’epidemia e avevano a disposizione solo 2000 tamponi.