Il primo ministro cambogiano Hun Sen guadagnerà un potere senza precedenti con l’approvazione della nuova bozza di legge dell’emergenza cambogiana, designata chiaramente per aiutare il governo dell’affrontare la crisi del COVID-19 in Cambogia.
Alquanto ironicamente nel contempo la sua eredità politica di persona che ha portato pace e prosperità al paese rischia discutibilmente di macchiarsi irreversibilmente. Non è mai stato tanto potente eppure così debole.
La crisi sanitaria della pandemia del COVID-19 in Cambogia può solo peggiorare nei prossimi mesi, sebbene peggiore possa essere la aleggiante crisi economica.
La Banca Mondiale ora prevede che la crescita economica cada tra il 2,5 e 1% ma potrebbe essere anche ottimista. E’ difficile di metterla in modo succinto proprio come i tanti problemi che si trova davanti e come potrebbe crollare.
I vitali settori tessili e turistico sono stati decimati a causa del COVID-19 in Cambogia, ed il resto dell’economia rallenta fino a fermarsi. Ma ci sono anche altri numerosi problemi non legati al COVID-19 in Cambogia: la siccità sta distruggendo l’economia delle campagne; le esportazioni in Europa sono messe in pericolo dalla parziale rimozione della Cambogia dalle preferenza EBA; la bolla dell’immobiliare è scoppiata ed peggiorerà la crisi del debito; la valvola di fuga della emigrazione in Thailandia non è più una opzione.
Il governo semplicemente non ha il denaro per sostenere l’intera economia. Ha messo da parte 2 miliardi di dollari per dare l’esenzione dalle tasse al settore turismo e manifatturiero, ed ha promesso di finanziare la disoccupazione ai lavoratori della manifattura.
Ma la maggioranza delle piccole imprese e dei lavoratori non otterranno probabilmente alcun aiuto dallo stato. I tassi di povertà cresceranno di nuovo vertiginosamente specie se si considera che per moltissimi la differenza tra povertà e non povertà vale meno di un dollaro al mese. La maggioranza delle piccole imprese chiuderanno. Gli investitori esteri porteranno i loro soldi altrove.
Ci sono due detti che si dicono quando qualcuno cincischia durante una crisi. “Nerone suonava la cetra quando Roma Bruciava” e “cambiare le sedie attorno al tavolo sul Titanic”.
Hun Sen è riuscito a mischiare questi due detti da gennaio quando giocava e sviava l’attenzione dei cambogiani sui pericoli della crisi del COVID-19 in Cambogia, che sta solo peggiorando, e probabilmente farà così nei prossimi mesi.
A gennaio accusò gli studenti cambogiani a Wuhan definendoli rammolliti perché volevano tornare a casa ed attaccò i giornalisti perché portavano le mascherine. Altezzoso è una parola troppo debole per definire la sua risposta.
Tutta la sua risposta quando l’epicentro del virus era la Cina era designata a mantenere relazione stretta con Pechino, non proteggere la popolazione cambogiana che rappresenterebbe. Ora l’epicentro del virus è in Occidente e il suo governo si è finalmente deciso a considerare seria la minaccia del virus, ma è troppo tardi.
Dopo aver cincischiato per mesi, la scorsa settimana ha iniziato un continuo rimpasto del governo che era pianificato ma che poteva essere spostato più in là. Hun Sen ha detto che si voleva sostituire i vecchi politici, di cui ha detto: “Sono vecchi e hanno bisogno di dormire di più”.
In realtà sono stati spostati ad altra posizione. Certo che fa bene vedere un rimpasto generazionale specie in questo governo di ottuagenari. Ma ad eccezione della nomina a ministro della giustizia del suo consigliere ed avvocato Koeut Rith, il rimpasto è avvenuto su ministeri poco importanti. Non si è detto nulla sul ministero della sanità, Mam Bunheng che persino l fedele Khmer Times ha attaccato in modo poco gentile. Hun Sen mantiene Mam Bunheng per poterlo accusare dopo per la gestione disastrosa della crisi.
Nessuno si aspetta una caduta di Hun Sen per questa crisi, ma ne resterà sporcata la sue eredità politica. Da decenni dice ai cambogiani che la società cadrebbe nella tirannia del genocidio e della guerra civile se lo si mandasse via dal potere. E la sua altra dichiarazione è che la pace e la prosperità del paese sin dagli anni 90 sono il risultato diretto del suo governo. Per quanto discutibile è di certo una promessa allettante per i cambogiani comuni.
Un contratto sociale sviluppato: la gente stia lontano dalla politica ed Hun Sen assicura che ogni anno la gente diventa un pò più ricca.
In genere è stato così per gli ultimi due decenni, ma non più. L’economia slitterà verso una dei tassi più bassi di crescita da decenni. Nel 2009 dopo la crisi finanziaria globale crebbe solo del 0,1% per recuperare in fretta l’anno successivo. Sarebbe una follia attendersi semplicemente la stessa ripresa economica a V questa volta per come appare la realtà ora.
Rispetto al 2009, l’economia cambogiana è molto più complessa e dipendente dai mercati occidentali, ha meno accesso agli aiuti occidentali ed è legata in modo incredibile alle fortune della Cina. Inoltre Hun Sen aveva un po’ di buona volontà verso i governi occidentali. Ora è un reietto.
Quando sciolse il principale partito di opposizione CNRP nel 2017 e poi imbrogliò le elezioni del 2018, il suo obiettivo era di creare un ambiente politico abbastanza stabile per assicurare l’autorità del suo partito negli anni successivi e dare il potere ad uno dei suoi figli, il più grande, il comandante Hun Manet. La successione non è mai facile, ma un sistema stabile o falso ed una economia in salute la rendono più fattibile. Ora è tutto sconvolto.
Il piano di successione non è stato buttato fuori. Hun Sen sa che ogni tentativo di passaggio di consegne con l’economia in rovina, che lo sarà per qualche anno, sarebbe disastroso. Ci possiamo perciò aspettare che Hun Sen resta al potere almeno fino alle elezioni del 2023.
Non è chiaro come sarà usata la nuova legge dello stato di emergenza che potrebbe anche essere lasciata cadere dopo qualche mese. I suoi poteri resteranno per un futuro prevedibile per come facilita gli interessi di Hun Sen. Se Hun Sen vuole mantenere la sua autorità unica sulla politica, avrà bisogno di convincere una popolazione sempre più arrabbiata che si disaffezionerà anche di più con l’economia che cade, con la disoccupazione crescente e con sempre più persone espulse dalle case e dalla terra.
Avrà bisogno di convincere i militanti del suo partito che furono contenti di sottomettersi a lui nei tempi belli ma che diventeranno sempre più faziosi nei periodi di magra.
Si possono dimenticare dei nuovi ravvicinamenti con USA ed Europa. Se l’economia cambogiana deve superare questa tempesta, dovrà dipendere ancora di più dalla bontà cinese se si considera che già dipende molto da Pechino. E mentre la crisi permetterà al partito di opposizione ed ai suoi capi in esilio una breve finestra di opportunità di riprendersi il sostegno popolare, mentre l’economia rallenta e la rabbia cresce contro il governo, Hun Sen ed il partito al potere si terranno ancor più stretti alla autorità autocratica.
Quindi l’opposizione ha bisogno di giocarsi bene le proprie carte nei mesi a venire se punta a ritornare nella politica indonesiana. Sfortunatamente non sembra sapere bene dove e quando colpire.
Di conseguenza, uno scenario molto più probabile è che Hun Sen diverrà sempre più impopolare sebbene più potente, una dinamica che alla fine potrebbe significare l’inizio della fine per gli stessi uomini forti come lui.
David Hutt, TheDiplomat