Nel suo insolente discorso di domenica, il primo ministro Najib ha detto che il governo applicherà la sua legge di riforma secondo i propri dettati e ha aggiunto: “Vogliamo il rispetto del mondo per la Malesia e per l’UMNO. Quindi tornate, rafforzate la nostra unità e, se a Dio piace, avremo successo nella nostra lotta”
Tra i discorsi di riforma e di ulteriori proteste dell’opposizione da pianificare, il Ministro degli Interni Hishan Hussein ha dichiarato che la polizia indagherà sui conti bancari dei manifestanti, mentre il governo specula che alcuni dei manifestanti hanno provato a portare armi a quella che le autorità consideravano una manifestazione illegale.
Non c’erano segni di disordine o di tentativi di violenza da parte dei manifestanti sabato a Kuala Lumpur, secondo quanto testimoniato da me stesso in alcune differenti posizioni attorno al centro cittadino, diventata da venerdì notte una città fantasma a causa dei blocchi stradali della polizia.
La polizia ha lanciato bombe lacrimogene e sparato cannoni d’acqua verso la folla, spesso senza alcun preavviso. I manifestanti provavano a dirigersi, da vari punti della città, verso lo stadio Merdeka il luogo dove fu dichiarata l’indipendenza malese nel 1957. Un manifestante è morto e ci sono stati 1667 arrestati, compresi il parlamentare d’opposizione Anwar Ibrahim e l’organizzatrice della manifestazione Ambiga Sreenavasan, quest’ultima alla guida di Bersih2, una coalizione di 62 organizzazioni non governative che vogliono la riforma del sistema elettorale, considerato da Bersih2 favorevole alla coalizione Barisan National che governa senza sosta dall’indipendenza.
Due giovani manifestanti, tossendo e correndo lontano dal fumo dei lacrimogeni che restava sospeso nell’afa e nel caldo del sabato pomeriggio, hanno detto al sottoscritto che la loro protesta è contro un sistema elettorale che funziona solo a favore del governo. “Ci imbrogliano” dicono e se non ci sarà alcuna riforma non voteranno alle prossime elezioni. “Il sistema è corrotto, non serve a nulla”
La manifestazione cresceva e scendeva per tutto il centro cittadino altrimenti vuoto del sabato pomeriggio, con i manifestanti che si disperdevano e radunavano dopo che la polizia spara i suoi lacrimogeni e i cannoni d’acqua in varie parti attorno al centro cittadino. Sivarasa Rasiah, deputato di opposizione e vecchio membro del partito di Anwar Ibrahim, ha detto al Irrawaddy che la reazione del governo alla manifestazione “mostrava il vero volto autoritario della polizia malese che non è preparata a tollerare ogni forma di pacifica assemblea pubblica che non sia di suo gradimento.”
Secondo vari analisti la repressione è stata eccessiva e potrebbe danneggiare l’immagine internazionale della Malesia orientata al turismo. Secondo i dati del 2010, la nazione attira più visitatori di ogni altra nazione della regione con 18 milioni di turisti contro la Thailandia che ne ha 16 milioni. “Che succede qui?” ha chiesto un australiano, che preferisce l’anonimato, con lo sguardo perplesso nel vedere i manifestanti scappare dai lacrimogeni vicino ad un’arteria altrimenti vuota vicino alla Moschea Negara.
Si dice che il governo del Barisan National abbia paura di ogni movimento di riforma vicino all’opposizione o appoggiato da essa in prossimità delle elezioni, cosa che può spiegare la reazione esagerata alla dimostrazione di sabato. Secondo un ricercatore della Rajaratnam School of International Studies di Singapore, il movimento originario di Bersih fu ideato dall’opposizione e probabilmente contribuì un maniera significativa al risultato elettorale delle ultime elezioni. “E’ importante non dimenticare le implicazioni e l’eredità della prima manifestazione del Bersih nel 2007 che contribuì allo tsunami politico malese” quando il partito di maggioranza perse, per la prima volta, la sua maggioranza parlamentare dei due terzi.
Da qualche altra parte nell’area di Bukit Bintang, la polizia ha interrotto una contro protesta dei giovani dell’UMNO, il partito del premier nella coalizione al governo, ed ha anche cercato di prevenire un’altra manifestazione minacciata dal gruppo del Perkasa, i cui capi erano stati invitati a non entrare a Kuala Lumpur pena l’arresto, come per i leader del Bersih e della gioventù dell’UMNO.
Secondo Greg Lopez, questi ultimi divieti sono serviti al governo per fornire una “parvenza di neutralità”, suggerendo anche che è in atto una lotta interna nella coalizione di governo con Najib che cerca di parare i colpi della eminenza grigia Mahatir, già primo ministro malese, che mina a minare la sua leadership
La Malesia con le sue tante etnie è sempre stata attenta alle differenze etniche e religiose da quando nel 1969 violenti scontri portarono alla morte di 3000 cinesi uccisi negli attacchi di folle di Malay, risentiti della percepita dominazione cinese in alcuni settori degli affari. Sia il partito al governo che quello dell’opposizione, guidata da Ibrahim Anwar, hanno cittadini di tutte le razze prevalenti (Cinesi, Malay e Indiani) tra i loro membri e negli ultimi anni la posta in gioco è salita notevolmente con l’ascesa del Partito Islamico PAS sotto l’ombrello dell’opposizione, che per alcuni ha stimolato un contro sciovinismo Malay da parte dell’UMNO e di alleati estremisti come il Perkasa.
La manifestazione di sabato per la riforma elettorale ha visto la partecipazione di tutti i gruppi etnici, mentre il governo specula che i manifestanti siano motivati dalla politica di partito a ridosso delle elezioni attese al più presto anche se la scadenza naturale è il 2013.
Le opinioni sulla dimostrazione sembrano essere differenti tra i vcari residenti di Kuala Lumpur. Per un ristoratore indiano-malese intervistato poco prima che la manifestazione avesse inizio, in una zona meridionale della città, “Il governo dovrebbe permettere la manifestazione. Sembra proprio che abbiano paura”.
Il tassista David Teo, cinese-malese, ha detto alla fine della manifestazione di sabato, di essere “arrabbiato con tutti”. Con le strade chiuse per tutta la città, stava lottando per trovare passeggeri in quello che sarebbe potuto essere un buon sabato di lavoro. “Non è bello per gli affari” mormora ma poi ammette di essere un sostenitore dell’opposizione e di essere d’accordo con Bersih2 ma non con i metodi usati per pubblicizzarlo.
Comunque, secondo Greg Lopez, potrebbe essere difficle valutare l’impatto della manifestazione, almeno a breve termine, in una nazione con una cultura politica tradizionalmente addomesticata. I social network erano pieni di commenti e articoli dalla manifestazione, compreso quelli indifferenti agli argomenti del Bersih prima di sabato, che avevano deciso in quel pomeriggio di diventare almeno a voce sostenitori.
“Bersih è un’idea che è penetrata nei cuori e nelle menti dei malesi”. Secondo un altro studioso Ooi Kee beng, un politologo malese a Singapore, la dimostrazione e la repressione potrebbero forse spingere le persone fuori della politica ad interessarsi maggiormente degli affari pubblici.
“La dura reazione del governo e la risonanza vasta nei media avranno fatto arrabbiare molti e avranno indotto molti altri a prendere in seria considerazione il problema delle regole elettorali e della democrazia”