Non sarà un Ramadan di festa quello indonesiano, Ramadan differente quello che milioni di indonesiani osserveranno in questo 2020 in un paese dove la pandemia di COVID-19 non dà segno di recesso.
Il Ramadan è un periodo in cui la gente prega e socializza, e si raduna dopo il tramonto per consumare il pasto unico della giornata tutti insieme per il periodo del mese santo.
In Indonesia è la festività religiosa più grande e lunga.
A giusta ragione le grandi organizzazioni musulmane indonesiane, Muhammadiyah e Nahdlatul Ulama (NU) hanno emesso delle fatwa religiose in cui chiedono ai musulmani di non tenere le preghiere di massa nelle moschee né di tenere le cene iftar con famiglie estese o colleghi.
E’ molto alta la paura di una ulteriore estensione della pandemia, che finora non dà alcun segno di aver raggiunto un picco, con un prolungamento nella stagione delle piogge che in Indonesia è luglio ed agosto, mesi peggiori per la diffusione dei virus.
Questo periodo del Ramadan indonesiano è caratterizzato dall’esodo di massa del Mudik per celebrare Idul Fitri nei propri villaggi tradizionali con un rischio maggiore di diffondere il virus in tutti gli angoli dell’arcipelago, dove il virus è già presente in 34 province.
Le fatwa emesse da Muhammadiyah e Nahdlatul Ulama (NU) sono importantissime per assicurare che le regole del distanziamento sociale vengano seguite, ma ovviamente non tutti la pensano alla stessa maniera credendo che un virus non può impedire alle persone di pregare nella moschea p di avere la cena serale con amici o familiari.
“Il Consiglio degli Ulema di Aceh, [provincia autonoma musulmana di Sumatra] ha annunciato che permetterà alla gente di pregare in massa ogni giorno e fare le preghiere tarawih della notte nonostante la pandemia, perché non tutte le aree sono considerate zone rosse e nelle aree dove la pandemia è controllata si dovrebbe permettere il pregare in gruppi” scrive nel suo editoriale il JakartaPost .
A Banda Aceh si sono tenute le preghiere della sera ma ad esse hanno partecipato masse sensibilmente inferiori al solito.
Il problema indonesiano finora è stato che la pandemia è stata negata agli inizi e che il suo controllo e monitoraggio sono per lo meno deficitari. Di qui è difficile dire quali sono le aree in cui la pandemia è controllata o dove non esistono casi semplicemente perché mancano ancora in molte aree laboratori dove fare le analisi.
Scrive il JP:
“Per esempio Muhammadiyah ha citato un hadith in cui si cita il Profeta Maometto che dice: quando sentite che una pestilenza è in un luogo, non entrateci, e se la pestilenza scoppia in un luogo mentre siete lì, non lasciate quel posto. In un altro Hadith il Profeta ha detto: Non ponete una persona malata con una persona sana”.
Sebbene sia profondamente umano ricercare un conforto religioso e si possa ricercarlo nell’istituzione religiosa, che sia la chiesa o la moschea, bisogna però essere molto attenti a non rischiare un contagio di massa come già avvenuto nel caso della moschea di Sri Petaling in Malesia, ma anche in India e Pakistan.
“Allah desidera il vostro conforto; non desidera le avversità per voi” fa notare il JP.
A precettare questo Ramadan indonesiano in modo ufficiale, è la decisione del presidente Joko Widodo di vietare l’esodo tradizionale del Mudik del Idul Fitri che va dal 24 aprile fino al 1 giugno, mentre erano già vietati gli spostamenti in entrata ed uscita dalle zone rosse, particolarmente Giacarta Metropolitana che rappresenta l’epicentro nazionale dell’epidemia da COVID-19.
Per comprendere la scala di questo esodo basti dire che nel 2019 si sono spostate 18 milioni di persone nella settimana precedente e seguente Idul Fitri. Di queste 5,4 milioni di persone si sono spostate in aereo, 2,85 milioni di persone via bus, 6,20 milioni col treno ed 3,7 milioni di persone via mare. Ed il punto di partenza maggiore è proprio Giacarta Metropolitana, l’epicentro maggiore della pandemia.
E di questo mancato movimento di persone a soffrire economicamente saranno tutte le imprese di trasporto, dalle compagnie aeree già sofferenti per il calo del 20% dei movimenti, ai treni, ai bus alle compagnie marittime.
In Malesia, che ha visto a marzo lo scoppio dell’epidemia dopo il raduno della setta musulmana dei Tablibi Jammath, si ha una situazione analoga di un Ramadan non festivo.
Il principale religioso musulmano malese dello stato conservatore del Kelantan Mohamad Shukri Mohamad, ha detto che salterà le preghiere pubbliche e le cene della sera con la famiglia anche se questo vorrà dire non vedere i suoi sei figli e 18 nipoti, scrive Reuters.
“Questa è la prima volta nella vita che non sono riuscito ad andare alla moschea. Ma dobbiamo accettarlo ed obbedire alle regole del distanziamento sociale per proteggerci la vita”
La Malesia, che ora sta vedendo un rallentamento dell’epidemia con 5600 casi totali e 90 morti, ha deciso di estendere la sua serrata fino al 12 maggio.
Il premier malese Muhyiddin Yassin ha detto che la jihad contro la pandemia ha dato dei risultati ma la si deve portare avanti ancora.
Sia la Malesia che Singapore che il Brunei hanno vietato i mercati del Ramadan dove si vende da mangiare, da bere ed il vestiario in mercati all’aria aperta affollati di gente che però rappresentano una fonte notevole di entrata per tanti piccoli commercianti.