Coronavirus ha portato il Meridione thailandese ad un cessate il fuoco senza precedenti, ma mentre la crisi sanitaria finisce la cessazione delle ostilità potrebbe non durare
Se c’era bisogno di confermare l’adagio per cui è una buona notizia non avere notizie, basti vedere alle province di frontiera meridionale thailandese dopo 16 anni di indomabile violenza paralizzante.
Per i due mesi passati è scesa una fase notevole di pace quasi inquietante su un conflitto tra i ribelli separatisti malay musulmani e le forze di sicurezza thai che è costato oltre 7000 vite umane tra bombe in continuazione, scontri ed omicidi mirati.
Ma con la fine del Ramadan e l’attenuazione della crisi del Coronavirus, la regione di frontiera si trova essa stessa in modo precario ad un punto di svolta tra il ritorno alla violenza nelle prossime settimane, oppure, solo possibilmente, ad una pace sostenuta radicata in un cessate il fuoco formale e negoziati facilitati.
E’ emersa da un’unica convergenza di eventi una pace inquieta che è discesa sulla maggioranza delle province malay musulmane di Pattani, Yala, Narathiwat e parti di Songkla
Non ultimo il radicarsi a marzo del COVID-19 che nelle province di frontiera è iniziato con i casi importati da Malesia e Indonesia e poi ha posto una reale minaccia di un contagio che sfugge di mano.
E’ meno compreso il ruolo della pressione malese sugli insorgenti raggruppati nel BRN per rafforzare con un cessate il fuoco i primi colloqui, riconosciuti pubblicamente, col governo thai ed iniziati a gennaio a Kuala Lumpur con la facilitazione della Malesia.
Il 3 aprile dopo qualche giorno di diatribe interne, il BRN alla fine annunciò una cessazione delle attività unilaterale per sostenere la risposta del governo thai alla crisi sanitaria.
Poiché questa è la prima volta che il BRN si sia pubblicamente impegnato ad un cessate il fuoco, ci sono due ragioni perché questa dichiarazione è una cosa notevole.
La prima abbastanza prevedibile è che la paura doveva restare in atto “finché il BRN non è attaccato dal personale del Governo Reale Thailandese”.
La seconda è che il cessate il fuoco, per come annunciato, non aveva limiti di tempo lasciando un grande punto interrogativo su come il BRN considerasse la propria strategia per il futuro. Forse era prevedibile anche perché proveniva da una organizzazione ribelle la cui retorica è sempre stata superiore alla propria capacità di pianificare.
L’impressionante efficacia del cessate il fuoco, e per estensione il controllo e comando sui militanti sul campo da parte della guida politica, erano sottolineati da un importante violazione della pace.
Il 30 aprile, una task force militare thai dei Rangers lanciò un’operazione su una casa nel villaggio del distretto di Nong Chik a Pattani, il cuore di sempre delle attività del BRN.
Prevista solo prima della rottura del iftar del digiuno del Ramadan, l’operazione accese uno scontro a fuoco con la morte di tre militanti ribelli.
Tutti e tre erano operativi anziani e di esperienza del BRN ricercati per una serie di grandi attacchi; forse non per coincidenza non ci furono negoziati per cercare di persuaderli ad arrendersi.
Secondo le autorità thai, il gruppo si era radunato per pianificare attacchi durante il Ramadan, cosa che ha poco senso perché nelle settimane precedenti non si sono avuti attacchi.
La rabbia del BRN si manifestò immediatamente in una dichiarazione repentina rilasciata il giorno dopo di condanna dell’operazione thai, che però non minacciò in modo significativo la fine della cessazione delle ostilità completa.
Poi il 3 maggio, furono attaccati due ranger paramilitari a Saiburi vicino Pattani, un morto ed un ferito, mentre andavano con la moto da un posto di blocco ad un negozio, in un attacco molto calibrato di vendetta per l’operazione di Nong Chik.
Dopo questa vendetta il resto del Ramadan di maggio fino al Eid al Fidr è rimasto calmo come lo fu il mese di aprile prima dell’operazione militare thai.
Cosa farà ora il BRN sarà critico per il futuro del conflitto ed il BRN ha due opzioni.
La prima opzione sarebbe di sfruttare l’alto vantaggio morale guadagnatosi nella regione ed oltre.
A partire dalla costruzione del cessate il fuoco e dalla dimostrazione di comando e controllo, il BRN potrebbe prendere l’iniziativa di proporre un accordo bilaterale come invito al governo thai di stabilire le proprie credenziali di partner credibile per la pace.
La seconda opzione sarebbe semplicemente di permettere che la situazione attuale di perdurare mantenendo l’impegno a trattenere le armi e vedere quali iniziative sceglierà lo stato thai.
Questo senza dubbio è il percorso più pericoloso poiché questa pace precaria sarebbe interrotta probabilmente da un’altra operazione delle forze di sicurezza prevedibile dal bisogno di applicare la legge e l’ordine.
Una operazione simile potrebbe poi essere seguita da una vendetta possibile generalizzata dall’ala militare del BRN, che accettò il cessate il fuoco malvolentieri, sospettosa dei negoziatori del partito suscettibili alle forzature malesi.
Secondo una fonte importante che ha parlato ad Asia Times alla fine del Ramadan, i militanti sul campo non vedono l’ora di tornare a combattere. Cionondimeno, data l’incapacità dei capi del BRN sia di fare una strategia o di fare decisioni politiche rapide, potrebbe emergere spontaneamente il perdurare della situazione attuale.
E’ ancora persino più difficile da prevedere la reazione dello stato thai e dei militari all’attuale tentata cessazione delle ostilità.
Le colombe del consiglio di sicurezza nazionale responsabili in gran parte per aver guidato i colloqui di pace pubblici a Kuala Lumpur potrebbero ben vedere il vantaggio di costruire a partire dalla pace attuale con una qualche forma di accordo bilaterale. Si potrebbe raggiungere un accordo dietro le scene piuttosto che in pubblico.
E’ meno chiaro se i militari nella forma del IV Regione Militare ed ISOC vorranno tenere un formale anche se non pubblicizzato cessate il fuoco.
Agli inizi di aprile i militari di punto ignorarono l’annuncio di cessazione delle ostilità fatto dal BRN e notarono che le forze di sicurezza avrebbero continuato ad applicare la legge sul campo. E cambiare quella posizione sarà inevitabilmente contenziosa.
Ad un livello i militari rischierebbero di abbandonare la flessibilità tattica di cui gode ora sotto il suo mandato di applicare la legge per portare avanti operazioni guidate come quella del 30 aprile. Come ha illustrato l’eliminazione di tre importanti operativi a Nong Chik, tali operazioni hanno un loro fascino militare.
Su un secondo piano, un vasto cessate il fuoco permette potenzialmente al BRN di raggrupparsi dopo una serie di sconfitte e mettere in pericolo i guadagni lenti ma continui che le forze di sicurezza hanno fatto nella lunga guerra di attrito.
Negli scorsi tre anni, quell’attrito ha portato ad una continua riduzione di incidenti violenti. Le bombe che tra il 2010 e il 2011 erano al loro massimo con 20 incidenti al mese erano caduti a circa otto nello scorso anno.
L’omicidio mirato di militanti, l’altra causa maggiore di perdite di vite umane, andavano a meno di 10 casi al mese nel 2019 dopo i picchi di oltre 50 precedentemente nel conflitto.
Terza cosa, un accordo bilaterale formale servirebbe ad accordare all’ala militare del BRN una legittimazione politica profondamente opposta alla linea ufficiale thai secondo cui i ribelli sono criminali comuni a cui dare la caccia e perseguire in tribunale. Dare una qualche credibilità politica al separatismo di Patani è sempre stato un anatema per Bangkok.
Infine l’avvento di qualcosa che si avvicina ad una pace sostenibile nella regione dopo 16 anni di conflitto avrà inevitabilmente un peso sugli impieghi e sui finanziamenti dei militari che valgono milioni di euro.
La guerra di bassa intensità nel meridione thailandese, che negli ultimi anni è verosimilmente diminuita fino a diventare qualcosa di irritante più che una minaccia, ha reso molto più ricchi molti ufficiali di rango rispetto ad una situazione di pace.
Le prospettive di costruzione della pace oggi sono allettanti. Ma contro questo oneroso e variegato sottofondo potrebbero esserci presto notizie dalle province meridionali thai. Dopo 16 anni di distruzione e morti costanti, quasi certamente non saranno notizie buone.
Anthony Davis , Asiatimes