Come in tanti paesi in via di sviluppo, il problema dell’esplosione demografca è uno dei temi forti che pone problemi allo sviluppo e al superamento della povertà, ed è anche uno dei problemi che crea attriti e scontri con la Chiesa Cattolica, per la quale la pianificazione familiare è ancora un peccato.
Un esempio attuale sono le Filippine dove il forte ostracismo della chiesa sta dilazionando l’approvazione di una legge di pianificazione familiare e l’approvazione di una legge per il divorzio, favorendo di fatto la paternità e la maternità irresponsabili e ponendo sui bambini attuali il grande fardello della povertà garantita. Segue un articolo sulla esperienza indonesiana di pianificazione familiare apparsa su AsiaSentinel
Un abitante di un villaggio di quarant’anni, Deni, ha solo due figli, una bella differenza dai suoi genitori che ne avevano otto. E’ lui a spiegare cosa è accaduto negli ultimi decenni in Indonesia, dove il programma di pianificazione familiare nazionale e il cambiamento dei costumi ha causato una caduta drammatica del tasso di natalità.
Nel giorno Mondiale della Popolazione, il successo straordinario indonesiano nel tagliare la crescita della popolazione è una lezione per il mondo intero, la cui cifra globale sta per salire a 9,5 miliardi per il 2050. La chiave del successo è stato la sua Commissione di coordinamento nazionale sulla Pianificazione Familiare, il cui acronimo è BKKBN, che ha lavorato gomito a gomito con L’agenzia Statunitense per lo sviluppo Internazionale per produrre i risultati.
Il programma fu iniziato negli anni 70 dal dittatore Suharto il quale, indipendentemente dai suoi difetti, riconobbe che una esplosione demografica avrebbe potuto piegare la nazione ed autorizzò i suoi pianificatori a mettere in azione una forte ed efficace organizzazione di pianificazione familiare. Oggi il programma è riconosciuto a livello internazionale per aver successo nel tenere bassa la grandezza media di una famiglia, nell’accrescere l’uso della contraccezione e migliorare la salute delle donne e dei bambini.
E’ ovvio che i genitori di Deni non fossero a conoscenza della pianificazione familiare o persino del fatto che le famiglie potevano regolare il numero di figli da avere, Anche se lo avessero saputo. Era difficile e costoso trovare i contraccettivi.
L’esperienza di Deni è perciò agli opposti da quella dei suoi genitori. Lui e gli altri milioni di indonesiani vivono ad un tempo quando non solo la gente è cosciente di poter regolare la grandezza della propria famiglia, ma anche hanno un facile accesso alla moderna contraccezione; quando la gente può avere tante altre aspirazioni dal semplice fare tanti figli, e quando la gente capisce che possono migliorare il loro livello di vita se hanno meno figli.
L’Indonesia odierna è molto diversa da quella degli anni 60 e anche 90. Il tasso di fertilità totale della nazione, calcolata in base alle nascite per donna in età feconda, è caduto dal 5,6 nascite per donna, valore massimo del 1967, a 2,28 di quest’anno, vicino al tasso di rimpiazzo di 2,2 per donna. Benché globalmente il tasso sia 2,1 nascite, il livello indonesiano è appena più alto a causa del più alto tasso di mortalità.)
Cionondimeno, a causa dei grandi numeri del passato e delle più alte aspettative di vita, la popolazione indonesiana è salita dai 97 milioni del 1961 ai 237 del 2010. Nel 1960 l’aspettativa di vita era di 38 anni, mentre nel 2005 è salita di 31 anni in modo incredibile fino ai 69 anni per gli effetti combinati di un sistema sanitario ed un miglioramento alimentare.
La nazione, negli ultimi quattro decenni, ha vissuto una transizione demografica relativamente veloce. L’alto tasso di fertilità degli inizi implicava che la popolazione era proiettata per una crescita veloce con tanti bambini piccoli che erano ancora dipendenti dalla popolazione adulta, rendendo difficoltoso alla famiglia indonesiana il risparmio e l’investimento. La qualità della salute per i bambini sarebbe stata danneggiata dalla malnutrizione ed altri problemi che a loro volta hanno effetti sulla qualità della forza lavoro e restringono la crescita economica.
Di fronte a questo scenario poco luminoso, il governo è riuscito a cambiare il comportamento individuale tanto che le famiglie videro il fatto di avere molti bambini più come un peso che una risorsa, e fece una campagna basata sul concetto che una famiglia con due figli era una famiglia felice. Negli anni 60 gli indonesiani accettavano tutti i bambini che arrivavano, e le donne continuavano avere bambini lungo il loro periodo di fertilità. Ma oggi possono fare delle scelte sul numero di figli che vogliono, se ne vogliono.
Perciò la sfida attuale è di dare una “una contraccezione di qualità” e di fornire alle famiglie tutta l’informazione attualmente ottenibile compreso gli effetti collaterali, e rendere la contraccezione facilmente accessibile e poco costosa.
Il problema non è più di abbassare la fertilità, che è già bassa attorno alla percentuale di rimpiazzo, e, se si abbassasse ancora, produrrebbe una penuria di forza lavoro tipica di paesi come Singapore, la Corea del Sud ed il Giappone, che ora hanno bisogno di importare lavoratori stranieri per riempire i posti di lavoro vacanti con tutte le conseguenze e le tensioni sociali che ne conseguono.
E’ vero che la popolazione indonesiana continuerà a crescere benché il tasso di fertilità sia basso, con una previsione per il 2025 di un ulteriore incremento di popolazione di 40 milioni di persone rispetto al 2010. E’ anche vero che la crescita della popolazione potrebbe essere un fardello per lo sviluppo in Indonesia. Però, non è una esplosione demografica, ma solo una conseguenza dell’alto tasso di fertilità del passato, un momento demografico che scomparirà se la fertilità si manterrà bassa.
Insieme alla liberalizzazione dell’economia, un crescente numero di stranieri verranno in Indonesia specie dopo il 2030, ed un rallentamento del declino della fertilità potrebbe posporre l’inizio del forte influsso di lavoratori stranieri in cerca di lavoro. La sfida è quindi come utilizzare queste cifre crescenti. Cina e India erano percepite, a causa dei loro grandi numeri, come favorenti le economie globali insieme alla loro prosperità crescente. Quanta anni fa dati il cattivo sviluppo e la cattiva pianificazione, la grande popolazione cinese era considerata un fatto negativo: ora è un bene. Può fare la stessa cosa l’Indonesia?
I politici indonesiani non dovrebbero preoccuparsi troppo di ridurre ulteriormente la fertilità. Piuttosto dovrebbero spostare più in là il momento di una mancanza di forza lavoro, previsto nel 2030. Se possibile potrebbero evitarlo mantenendo la fertilità attorno al tasso di rimpiazzo, come ora. Allo stesso tempo l’Indonesia dovrebbe essere capace di trasformare la sua popolazione crescente in una risorsa nella sua sfida di unirsi alle potenze economiche mondiali. Concentrarsi sulla qualità della contraccezione e sulla trasformazione della sua popolazione crescente in risorsa sono le vere sfide, ma l’esplosione demografica non è più un problema
Un modello per la pianificazione familiare nelle Filippine?
I fatti sono lampanti. 40 anni fa, in termini di indicatori sociali ed economici chiave, le Filippine erano avanti all’Indonesia, Thailandia e Vietnam. Oggi siamo indietro, con la brutta prospettiva di perdere ancora terreno nei prossimi anni. E una delle ragioni maggiori è che, al contrario delle Filippine, le tre nazioni hanno portato avanti dei programmi, di successo, di controllo della popolazione. Di conseguenza tutte e tre stanno godendo i dividendi di una pianificazione familiare: rapida crescita economica, una povertà decrescente e una migliore qualità della vita.
Non prendemmo in seria considerazione la sfida della popolazione, mentre i nostri vicini lo fecero.
La caduta della fertilità precede la crescita economica. L’Indonesia è forse il caso più chiaro della relazione causa effetto del controllo della popolazione in favore della crescita economica e della riduzione della povertà. Come Peter Miller, un analista di pianificazione familiare con esperienza in Indonesia ebbe a dirmi: “La pianificazione ha chiaramente preceduto la crescita in Vietnam, Thailandia e Indonesia, ma è in Indonesia che si può più chiaramente notare.”
Miller ricorda quando andò a Surabaya dalla sua missione a Bohol, Filippine, nel 1975. Confrontando le due località, Surabaya era disperatamente povera, con i bambini per strada con chiari segni gravi di malnutrizione. Ma quello che per lui fu significativo è che, contrariamente a Bohol, la pianificazione familiare era largamente praticata. Surabaya era un microcosmo indonesiano durante quel periodo di larga povertà, dove il programma chiave per promuovere la crescita economica era un programma vigoroso di pianificazione familiare sostenuto dal governo di Suharto.
La transizione demografica nell’occidente fu marcata dalla crescita economica seguita da una caduta del tasso di fertilità al contrario di quanto accaduto in Indonesia. Il tasso totale di fertilità (TRT), il numero medio atteso nella vita di una donna, cadde dal 5,6 degli anni 65-70 a 5,2 nel quinquennio successivo fino a 4,11 degli anni 80-85. Questo permise all’Indonesia di posizionarsi meglio per il suo periodo dorato della crescita dal 1985 fino al 1995 quando la crescita del reddito pro-capita fu del 70%.
Un tasso di crescita basso della popolazione si traduce in un maggior PIL e questo in maggiori entrate, maggiori risparmi e più alti investimenti. Una gestione effettiva della popolazione interagì con la crescita facendo scattare un circolo vizioso che diede un contributo centrale al ridurre la percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà dal 40% di fine anni 70 al 11% degli anni 90, una riduzione complessiva del 70 % in due decenni.
Ingredienti del successo. Cosa permise il successo del programma?
Un fattore molto importante era la guida nazionale. C’erano tante cose che non andavano in Suharo che si rese responsabile di una serie infinita di violazioni di diritti umani, ma una cosa che il dittatore capì fu che una qualunque possibilità di sviluppo sarebbe stata soffocata da una crescita senza limiti della popolazione. “Suharto aveva una visione. Vide tante cose in trentanni e aveva una volontà politica di alto livello” dice Ferraris del United Nations Population Fund.
Secondo fattore, il programma divenne un movimento di massa. “Iniziò come un movimento calato dall’alto, ma subito divenne un movimento che saliva verso l’alto” dice Ferraris. Organizzazione innovativa a livello di villaggio sostenne lo slancio del programma, e centrale a questo processo fu una persona carismatica di nome Haryono Suyono. Lavoratori sul campo fortemente motivati promossero l’idea di “una famiglia piccola, in salute, prospera e felice”, con manifesti, posti dappertutto, che proclamavano “due figli erano sufficienti”, mentre sulle case dove si praticava la contraccezione erano posti dei segni blu.
Terzo fattore, il programma fu integrato dentro programmi di sostegno al reddito. Una delle maggiori ragioni per la fruttuosa espansione dei gruppi di pianificazione familiare del villaggio fu l’abilità dell’ente coordinatore (BKKBN) di offrire innovazione per rendere questi gruppi più attraenti per le donne del villaggio che facevano di incentivo alle donne per limitare le nascite.
La disponibilità di un microcredito fu una delle iniziative, secondo Ashok Barnwal: “BKKBN fornì finanziamenti a tassi bassi ai gruppi per scopi di microcredito richiedendo l’uso della pianificazione familiare per un certo periodo prima che potessero aver accesso a questi prestiti a basso tasso di interesse. Fu un incentivo a usare i metodi di pianificazione ed aiutò anche a rafforzare il legame società governo”
Un quarto incentivo fu uno sforzo governativo attivo a reclutare i capi religiosi a sostenere il processo. Il ruolo degli ulamas ferrati nella dottrina dell’Islam fu critico nel convincere la maggioranza musulmana della nazione e perciò BKKBN iniziò un dialogo sostenuto con loro. Quello che ne risultò fu che gli ulamas emisero la fatwa a sostegno dell’uso dei metodi contraccettivi eccetto la vasectomia. Ne risulta che circa il 90$ della comunità musulmana ora sostiene la pianificazione familiare secondo Eddy Hasmi del BKKBN.
I responsabili della pianificazione, consci di problemi possibili con la minoranza cattolica, misero in essere degli sforzi particolari su undialogo costruttivo con la gerarchia cattolica. Secondo Hasmi, la Chiesa in Indonesia sostiene la pianificazione familiare, e benché non sostenga la contraccezione, non vi si oppone attivamente. Secondo Ferraris c’è un dialogo tra stato e chiesa cattolica, ed il processo è stato facilitato dalla “relativa indipendenza della chiesa cattolica indonesiana”, il cui atteggiamento è che la pianificazione familiare è un argomento di scelta morale individuale, e che questa scelta morale, la si può esercitare solo “se si basa sull’informazione”. L’attitudine liberale della gerarchia è evidente nella sua approvazione a distribuire una pubblicazione governativa, dal titolo “Costruire un famiglia responsabile e prospera: la prospettiva cattolica”, dove si descrivono in dettagli, in undici pagine, i differenti metodi di contraccezione artificiali.
Eppure nonostante l’attitudine relativamente tollerante della Chiesa Indonesiana, il tasso di fertilità nella parte orientale del Nusa Tenggara, a maggioranza cattolica, è 3.7, il più alto nell’Indonesia, dove la media è di 2,3. La proporzione delle donne sessualmente attive in età riproduttiva che vogliono praticare la pianificazione familiare ma non hanno accesso ai servizi o i metodi è attorno al 15% nella provincia, molto più alto della media del 9%. In relazione a questo dato scarso è forse anche il fatto che la regione è anche depressa, dove il taso di disoccupazione nella sua parte più popolosa, Timor Occidentale, raggiunge anche l’80%.
La perdita e la riscoperta della direzione
Per un decennio dopo la crisi asiatica del 1998, l’Indonesia è entrata in un periodo di crisi economica e instabilità politica con la pianificazione che vedeva qualche perdita di colpo e di enfasi. Comunque l’abitudine dell’uso del contraccettivo per limitare la grandezza della famiglia restò, con una diminuzione del tasso di natalità da 2.8 a 2.3 nel 2007.
Cionondimeno la perdita di enfasi sul programma potrebbe aver avuto conseguenze negative. L’attuale alta incidenza degli aborti, stimati nel 2010 a circa 1,2 milioni, potrebbe aver a che fare col fatto che “l’acceso e la qualità della consulenza di pianificazione familiare e gli altri servizi si sono0deteriorati per negligenza” secondo Eddy Hasmi citando molti studi che puntano tutti nella stessa direzione. C’è anche il senso che con una popolazione di 241 milioni di persone nel 2011, una crescita dell’1,3% è ancora alta aggiungendo ogni anno una quantità di persone quasi quanto Singapore.
Temendo questa tendenza, il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha riproposto all’attenzione del governo sul tema e cercato di incrementare le risorse durante il suo secondo periodo di presidenza.
La finestra indonesiana dell’opportunità
Oggi si dice che l’Indonesia sia sulla soglia della sua “finestra di opportunità” con un rapporto di dipendenza, cioè il rapporto tra la popolazione inattiva di età tra 0 e 14 ed oltre i 65 e la popolazione in età di lavoro tra 15 e 65, che si muove da 51,9 del 2005 a 48,8 del 2010 a44 del 2030. La forza lavoro di questo periodo è ritenuta essere di qualità migliore in termini di abilità della precedente, per il fatto di essere nati in famiglie più piccole, condizione che ha permesso una migliore istruzione, una migliore condizione di salute e valori moderni.
L’entrata nel mondo del lavoro di questo gruppo è coinciso con un nuovo e sostenuto boom dell’economia indonesiana con una crescita del 4.9 % durante il punto più basso della crisi attuale nel 2009, anche quando le altre economie erano immerse nella recessione. Secondo il World Economic Forum, “Tra i punti di forza dell’Indonesia emergono l’ambiente macroeconomico.. rapidacrescita e buona gestione fiscale hanno posto la nazione su un buon cammino fiscale. Il peso del debito si è ridotto drasticamente ed il rating sul credito è stato migliorato.” Dice che “come una delle venti economie maggiori al mondo, l’Indonesia vanta un vasto numero di potenziali consumatori, come pure una crescente classe media, di grande interesse agli investitori locali e stranieri.” Una forza che il rapporto avrebbe dovuto anche menzionare è l’aver superato con successo il problema della popolazione.
Quali insegnamenti ne può trarre le Filippine?
In definitiva, il più rilevante è un forte impegno del governo nazionale rimasto uguale nel tempo. Secondo la pianificazione familiare non può essere lasciata al governo ma deve essere sostenuto dalle organizzazione di base, a livello di comunità. Terzo, gli incentivi possono facilitare la pianificazione. L’amministrazione Aquino potrebbe ad esempio fornire più generosi aiuti nell’assicurazione della salute, nella casa e altri programmi governativi destinate a famiglie poco abbienti che pratichino l’effettiva pianificazione familiare
Infine il programma potrebbe essere accelerato se gode del sostegno dei capi religiosi della nazione, come in Indonesia dove il supporto degli ulama è stato un grande valore aggiunto. Sfortunatamente la gerarchia cattolica filippina non sarà smossa dalla sua opposizione alla pianificazione familiare. Quindi sarà necessario mobilitare i capi cattolici laici, come pure i clerici che credono nel programma, per neutralizzare l’opposizione dei vescovi.
L’esperienza indonesiana mostra il valore della volontà politica, dell’innovazione, partecipazione e del dialogo nella pianificazione familiare, e sarà una che le Filippine farebbero meglio a studiare e replicare con sensibilità, naturalmente, alle nostre particolarità nazionali.
Walden Bello, parlamentare filippino e giornalista. da FocusWeb