Il ricorso contro la sentenza obbligatoria di morte alla corte di appello di Singapore per traffico di droga nei confronti del giovane Yong Vui Kong, arrestato per lo spaccio di 47 grammi di eroina, ha segnato un punto a favore del giovane.
La Corte di Appello di Singapore si è riunita oggi per esaminare il ricorso contro la sentenza per incostituzionalità della legge. Il giudice Chan Sek Keong, dopo due ore e mezza di camera di consiglio, di fronte ad un’aula di giustizia stracolma di gente, ha affermato che la Corte si ritirava per considerare il caso e annunciare la sua decisione nei prossimi giorni.
La pena è stata nel frattempo sospesa. Il giudizio è atteso nel giro di tre settimane.
Secondo l’avvocato della difesa, M. Ravi sostenuto anche da avvocati esperti nella difesa dei diritti umani internazionali, l’incostituzionalità della condanna a morte obbligatoria discende dal fatto di non permettere ai giudici di emettere sentenze con pene proporzionali ai crimini e la presa inconsiderazione degli elementi attenuanti, con la conseguenza che, nel caso della condanna a obbligatoria a morte per casi di spaccio di droga, si ha una pena inumana.
Una pena inumana di fatto viola, secondo l’avvocato della difesa, la legge internazionale consuetudinaria che vieta l’uso di “trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti”, come affermato nell’articolo 5 della Dichiarazione dei Diritti Umani.
Una tale violazione implica che la sentenza obbligatoria di condanna a morte è in contrasto con quanto stabilito dall’articolo 9 della Costituzione di Singapore che dice:
“Nessuno sarà privato della propria vita o della libertà personale salvo che in accordo alla legge”. Quindi secondo l’avvocato la Corte esercitando le proprie prerogative deve deliberare che la condanna a morte obbligatoria è anticostituzionale. Aggiungendo che lui non era contro la pena capitale di per sé, ha concluso: “Uccidete se dovete, ma non come dei robot, in modo automatico, spasmodico e reazionario.”