La politica agricola di Yingluck Shinawatra di sostegno al prezzo del riso solleva preoccupazioni al di fuori delle frontiere thai
Nel bel mezzo di incertezze e scetticismo, in questi giorni entra in vigore, in Thailandia, un nuovo programma di sostegno per il riso che ha già sospinto globalmente i prezzi verso l’alto.
La politica ideata dal maggiore esportatore mondiale di riso, ha sollevato preoccupazioni umanitarie che vanno ben al di là delle frontiere thailandesi e che toccano particolarmente le nazioni consumatrici ma non produttrici di riso. Il progetto del governo è di offrire ai suoi coltivatori di riso un prezzo superiore a quello di mercato per comprare il loro riso.
“Siamo davvero preoccupati per questo soprattutto perché avrà influenze di certo sul mercato africano” sostiene Aliou Diagne, economista del Africa Rice Center del Benin.
Lo scorso mese il Network FEWS NET, finanziato da USAID che si interessa a gestire i sistemi di monitoraggio dei primi avvisi di carestia, ha segnalato che sarebbe stato molto probabile un incremento dei prezzi almeno del 20% nei seguenti tre mesi, mentre altre previsioni indicavano che l’impatto a più breve termine era già passato.
Quello che succederà dipende, secondo gli economisti, da come la Thailandia applica il programma. A lungo termine, gli analisti dicono di attendersi un incoraggiamento per le altre nazioni ad aumentare le esportazioni e quindi a tenere basso il prezzo del riso, che è consumato da tre milioni di persone al giorno. Ma per alcuni quello che sta facendo la Thailandia non è sostenibile e dubitano che durerà molto.
“Questo progetto sarà negativo per il settore del riso in Thailandia specialmente a lungo termine. Stanno facendo dei prezzi del proprio riso che non sono competitivi.” dice Concepción Calpe della FAO a Roma.
Quale sarà l’impatto della nuova politica agricola di Yingluck?
Secondo la politica agricola di Yingluck Shinawatra, una sua promessa elettorale, il governo sta innalzando il prezzo minimo garantito per gli agricoltori di più del 60% a 15mila bath o 355€ a tonnellata, più del 60% con lo scopo di sostenere i contadini e di incrementare il settore agricolo, come sostenuto dal portavoce governativo Anuttama Amornvivat. “Se i contadini hanno maggiori entrate, metteranno più denaro in giro per l’economia, e con esso si avrà un innalzamento del PIL significativo.”
Questo piano ha attirato le critiche che chiedono se sia un piano davvero efficace ed il metodo migliore per aiutare i contadini. Poiché i pagamenti sono legati alla produzione, i più grandi saranno quelli a prendere la maggior parte, sostiene Samarendu Mohanty, ricercatore delle politiche del riso per l’istituto filippino IRRI. I contadini che sopravvivono potrebbero essere anche danneggiati dal progetto poiché potrebbe spingere verso l’alto i prezzi di produzione. Il miglior modo per sostenere i piccoli contadini sarebbe di non legare il pagamento alla produzione, sostiene il ricercatore. “In quel modo non si fanno distorsioni sul mercato, locale o internazionale e, nel contempo, si sostengono i contadini .”
Cosa succede se c’è un surplus
Il prezzo maggiore porterà forse ad un surplus di produzione, dal momento che i contadini producono di più e la popolazione thai compra di meno. “L’impatto sul mercato globale è legato a come le autorità affrontano il problema del surplus.”
Hanno due opzioni: potrebbero vendere il riso eccedente con prezzi aggressivi sul mercato estero, ma perdendoci, con un costo di milioni di dollari per la Thailandia, e probabilmente portando nel contempo i prezzi giù al di sotto di quello che sarebbero stati senza questa nuova politica. “In questo modo il governo thai aiuta tottuo il resto del mondo ad eccezione dei thailandesi” dice David Dawe della FAO a Bangkok.
L’alternativa è di esportare il riso in eccedenza ad un prezzo che copri i costi con l’applicazione di misure di controllo del costo e il costo dello stoccaggio del riso invenduto. Questo potrebbe portare a prezzi più alti in tutto il mondo che però non durerebbero a lungo poiché altre nazioni, di contro, aumenterebbero la propria produzione ed esportazione, il che è bene per una sicurezza alimentare di lunga durata.
Secondo Mohanty “una buona conseguenza è che questo processo potrebbe fornire un’opportunità a quelle nazioni che hanno abbondanza di terra e di acqua come Cambogia, Brasile, Birmania e Brasile, di emergere come produttori alternativi di riso sul mercato mondiale.”
La sicurezza alimentare
Sin da maggio i prezzi solo saliti del 20%, effetto che è stato contenuto perché nel frattempo il divieto del governo indiano di esportare il riso è stato tolto, liberando due milioni di tonnellate per il commercio internazionale. Ma c’è la speculazione secondo cui si sta accaparrando il riso in previsione di un profitti maggiori. Le nazioni più vulnerabili ad un aumento di prezzo sono quelle che si affidano alle importazioni con limitata produzione locale, quali le nazioni dell’Africa Occidentale, il Centro America, Djibouti, Somalia e Haiti.
In risposta alla crisi agricola del 2008 le nazioni africane stanno investendo da tempo nella produzione locale per assicurarsi dalla volatilità esterna con un aumento del 9% annuo in tuttta l’Africa. Ma sono tante le nazioni che dipendono pesantemente dalle importazioni fino anche a 80% dei consumi. “Ogni fluttuazione nei prezzi è percepita immediatamente.”
In Somalia, la nuova politica agricola di Yingluck e della Thailandia è uno dei tanti fattori che aumenteranno il numero di persone in crisi nel 2012, dice Tamara Nanitashvili, manager della sicurezza alimentare della FAO in Somalia. Più della metà delle persone dipende dal riso come risorsa alimentare. Ed il suo prezzo agisce come un fattore di controllo su quello del sorgo e del mais.
Inoltre il riso rappresenta il 9% degli acquisti di alimenti del programma alimentare mondiale del 2010, ed i prezzi volatili degli alimenti rappresentano una grande sfida a cui si risponde con un acquisto in anticipo come misura precauzionale, dice Marcus Prior portavoce del Programma Alimentare Mondiale.