Per un lungo periodo di tempo, i nodi geopolitici mondiali erano localizzati in Europa, i Balcani, l’Alsazia e la Lorena. Poi per venti anni, dopo la caduta del regime sovietico, il nodo geopolitico del mondo è stato il Medio Oriente.
Ora si può dire, con una certa sicurezza, che uno dei nuovi nodi geopolitici è il Mare della Cina Meridionale.
Qui si intersecano gli interessi dei maggiori attori globali, quali gli USA, il Giappone e le nascenti potenze asiatiche di Cina ed India.
Lungo le sue coste o nelle prossimità, sono localizzate molte nazioni in rapido sviluppo come il Vietnam, la Malesia, Indonesia, Taiwan e Singapore. Le nazioni del Sudest Asiatico rappresentano il 10% della popolazione del mondo e il 2,5 del PIL globale.
Il commercio marittimo è a fondamento dell’economia globale con il 90% delle merci che viaggiano via mare.
Il mare Cinese Meridionale è il secondo tratto di mare usato al mondo con il 50% del tonnellaggio della flotta mercantile annua che passa attraverso gli stretti di Malacca, Sunda e di Lombok.
Lo stretto di Malacca vede passare quasi 10 milioni di barili di olio grezzo al giorno. Ci sono enormi risorse della pesca e di minerali, e si pensa che nel Mare Cinese Meridionale abbia 7 miliardi di barili di greggio ed enormi quantità di gas naturale.
Al contempo a queste acque sono associate moltissime minacce alla sicurezza nazionale di nazioni regionali e non regionali, minacce che possono essere classificate in tre tipologie.
Il primo tipo è la minaccia socio economica. Nonostante il rapido sviluppo economico la regione è ancora una delle più povere al mondo, con più della metà della sua popolazione che vive con meno di 1 dollaro al giorno, con un tasso di analfabetismo dei più alti. Una parte sostanziosa della sua popolazione ha problemi di alimentazione, di acqua potabile e di medicine, ed i frequenti disastri naturali stanno soltanto peggiorando la situazione, basti ricordare il terremoto e lo sunami del 2004 che però non sono i soli.
Questa situazione socioeconomica poco piacevole è una fonte del secondo tipo di minacce per giunta irregolari. Il Mare cinese meridionale è il secondo mare al mondo per la pericolosa presenza di pirati, dopo la Somalia e il Corno d’Africa. Anche ovvia la minaccia terroristica internazionale particolarmente nelle Filippine, Indonesia e Thailandia.
Sono molte le organizzazioni che operano nella regione, tante che sono legate ad Al Qaeda e alla guerriglia maoista. La regione col suo Triangolo d’oro, insieme all’Asia Centrale, all’Afghanistan e al Sudamerica, è uno dei centri prinicipali del traffico di droga, e vi prosperano altre attività illegali. Sono tutti fattori che conducono ad un crescente insabilità interna.
Quasi tutti gli stati hanno la propria sorgente di conflitti politici, religiosi ed etnici. Uno dei tanti esempi di instabilità politica fu il golpe del 2006 con le conseguenti instabilità politiche in Thailandia.
Il terzo tipo di minacce, forse la più importante, la regolare, tradizionale minaccia di conflitto che include le dispute territoriali non risolte tra Cina, Vietnam, Filippine, Malesia, Brunei e Taiwan, con la Cina che reclama la maggior parte del mare come anche delle isole Paracelso e Spratly. La Cina si fa forte della cosiddetta mappa a nove linee fortemente contestata in primo luogo dal Vietnam e dalle Filippine. Secondo il presidente filippino Noynoy Aquino:
«La richiesta territoriale cinese basata sulla mappa a nove linee sull’intero mare cinese meridionale è contrario alle leggi internazionali, specie la COnvenzione delle Nazioni Unite sulla Legge del mare.»
L’autorevole giornale cinese Global Times in un suo recente articolo dice «Il mare cinese meridionale è il posto miglior per la Cina per lanciare guerre. Dei più di 1000 pozzi petroliferi nessuno appartiene alla Cina; dei quattro aeroporti nessuno appartiene alla Cina».
L’ammiraglio Wu Shengli, capo della Marina Cinese, afferò: «Come vi sentireste se vi tagliassi le braccia e gambe? E’ proprio quello il modo in cui la Cina si sente per la questione del Mare Cinese Meridionale.»
Poi c’è una possibilità di conflitto tra Taiwan e la CIna continentale. Pechino cerca una riunificazione pacifica secondo la dottrina di Deng Xiaoping «una nazione due sistemi» ma non si può escludere un conflitto armato. La riunificazione con Taiwan è un’impresa di importanza incredibile. E’ necessaria per il consolidamento nazionale e per la sicurezza cinese. la riunificazione romperà la catena della Prima isola e mettere in dubbio la politica statunitense di contenimento della Cina.
«Mentre otteniamo la sicurezza assoluta della nostra linea di comunicazione marittima, implica l’assoluto controllo sulla linea di comunicazione marittima del Giappone». dice il professore Ni Lexiong, un sostenitore della potenza navale cinese.
Infine, c’è la possiblità di un conflitto tra Cina ed India, tra le quali le relazioni non sono mai state facili, e nel prossimo decennio le tensioni potrebbero salire. La Cina sta sviluppando un sistema di legami diplomatici, militari e politici nell’Oceano Indiano con il nome della teoria «Collana di Perle» e l’India sta tentando di forgiare un’integrazione più stretta e profonda con i sui vicini del Sudest Asiatico con la sua politica «Guardare ad Est».
Il 22 luglio dopo un tragitto di 45 miglia nautiche dalle coste vietnamite, la nave indiana per il trasporto truppe INS Airavat fu chiamata su un canale radio libero da qualcuno che si identificava come «Marina Cinese» che avvisava:
«State entrando nelle acque cinesi», secondo il governo indiano. Questo caso potrebbe sembrare un gioco stupido, ma è un’altra prova della crescente tensione nelle relazioni tra i due paesi nella regione, specie dopo che Vietnam e India hanno lanciato un progetto petrolifero congiunto nel Mare Cinese Meridionale che ha attratto una reazione negativa da Pechino.
La Cina nello scorso decennio ha cominciato a prestare attenzione speciale alla sua forza navale. Secondo l’ammiraglio americano Gary Roughhead, la Cina ha la marina in più rapido sviluppo al mondo. Il presidente cinese Hu Jintao ha definito la Cina una Potenza navale e ha difeso una marina popolare potente «per sostenere i nostri interessi e diritti marittimi».
La Marina militare Cinese è costituita da 200 navi escluso la flotta ausiliaria e la flottiglia. Secondo il dipartimento della difesa americana il 55% dei sottomarini ed il 25% delle navi da combattimento di superficie sono moderne e altamente potenti.Mentre sono sovrastimati la prima portaerei cinese Shi Lang e il missile balistico anti nave DF 21D, sono sottostimati i sottomarini convenzionali, e la potenza distruttrice e di piccolo attacco.
Anche l’India sta ingrandendo la sua forza navale sviluppando la propria industria costruttrice e comprando navi attivamente ed altre tecnologie navali all’estero. I progetti maggiori sono di costruire il proprio sottomarino a propulsione atomica, l’acquisto di navi da trasporto russe, fregate e sottomarini francesi.
Anche altri stati stanno prestando attenzione allo sviluppo di proprie marine. Secondo Bob Nugent, la regione Asia Pacifico sarà il secondo mercato mondiale navale dopo gli USa nei prossimi 20 anni.
A loro volta gli USA, mentre restano la superpotenza militare e marina, vanno incontro ad un declino nel suo potenziale nella regione a causa dei tagli alla difesa, pesante fardello degli impegni internazionali e della sua presenza sfacciata. Più di tutto, il debito nazionale è la minaccia più grande alla sicurezza secondo Mike Mullen. La Cina è la più grande creditrice del debito americano ed anche il suo partner commerciale maggiore.
Questo insieme complessivo di sfide e minacce determineranno in gran parte le politiche mondiali nei decenni a venire. L’Europa, la Russia, il Brasile e le altre potenze extra regionali dovrebbero tenerne conto.