Lo scrittore e saggista malese, Karim Raslan, in un articolo apparso su Jakarta Globe, ci racconta la storia di “Nostromo”, un romanzo di Joseph Conrad, avendo nella mente quello che accade nella provincia indonesiana Irian Jaya nell’isola di Papua, come in una qualunque regione del mondo dove la ricerca ossessiva dei minerali da parte delle compagnie occidentali distrugge ogni parvenza di umanità, come nell’altro romanzo di Conrad, “Cuore di Tenebra”.
Il romanzo inizia con un’apertura panoramica. Il lettore è posto crudamente di fronte alla natura: un panorama duro, drammatico, da incubo e, in gran parte, privo di persone. Ci troviamo molto lontano dal centro della civiltà.
A fianco vediamo una baia desolata soggetta a correnti oceaniche imprevedibili, ed una città aggrappata alla costa. Poi, da lontano, che si alzano sulla scena: le montagne, pure e impenetrabili che incorniciano e chiudono la vista.
Mentre il romanzo si dipana, entriamo in un mondo di avidità e di intrigo politico, di ossessioni iniziate da favolose risorse minerarie riposte profondamente nelle montagne.
Finanziata da un gruppo di oscuri finanzieri senza scrupoli provenienti dall’America, la miniera raccoglie grandi profitti e tormenta generazioni di abitanti della regione. La maggior parte delle comunità locali restano frustrate e piene di risentimenti della ricchezza che non potranno mai condividere. Ogni spedizione della miniera, ne consegue, parte sotto una stretta vigilanza di gruppi paramilitari armati fino ai denti. I convogli corrono per il terreno ostile, col timore di quello che si nasconde al di là della strada tortuosa che collega la miniera alla costa e da qui ai mercati mondiali.
Il romanziere disegna una società confusa dalla corruzione, il potere corrosivo di una ricchezza immensa che ha roso la coscienza civile di quelli che sono stati designati a governare. Infatti, la provincia dove si trova la miniera è da tempo diventata un punto caldo del separatismo.
Benché possa sembrare così, non mi riferisco alla miniera immensa di Gransberg della Freeport, la più grande miniera al mondo di oro e la terza per il rame. Ricapitolo soltanto “Nostromo” di Joseph Conrad, un romanzo pubblicato nel 1904.
La storia non appartiene ad un periodo dissimile dal nostro, quando la globalizzazione regnava incontrastata ed i finanzieri internazionali setacciavano il mondo alla ricerca di risorse per alimentare le nuove industrie in espansione in America e in Europa. Naturalmente oggi questi attori sono stati raggiunti dai russi, dai cinesi e dagli indiani, tanti dei quali sono determinati a estrarre la ricchezza dalla terra senza la minima preoccupazione per le conseguenze.
“Nostromo” forse non è conosciuto tanto bene quanto il suo compagno più sottile e insieme più agghiacciante, “Cuore di Tenebra”, ambientato nella brutalità rabbrividente del Congo Belga e successivamente ispiratore dl film grandioso di Coppola sulla guerra del Vietnam “Apocalypse Now”.
Nonostante questo, con “Nostromo” Conrad ha creato il suo romanzo più comprensivo e onnicomprensivo che porta in vita un mondo intero nello stato immaginario e ricco di risorse della Repubblica di Costaguana. Qui scopriamo una società sostenuta (e di fatto avvelenata) dalla miniera di argento di San Tome. Strappiamo la patina della società cortese o dei vestiti importati costosi e siamo in un terreno tanto vizioso e da bancarotta morale come lo era il Congo Coloniale. E’ questo il mondo dove “cuore di tenebra” davvero giace nel profondo di noi, dove le persone normali sono ridotte a selvaggi semplicemente dal loro essere separati dalla comunione di altri esseri umani.
Al suo centro tutto è Nostromo, il condottiero italiano furiosamente leale e pieno di principi. Come il padrone della miniera anglo latino Charles Gould, Nostromo è onesto, lavoratore e idealista. Entrambi gli uomini sono convinti di poter vincere sul richiamo insidioso della miniera di argento di San Tome con la pura forza della loro volontà.
Alla fine del romanzo, comunque, la maggior parte dei protagonisti sono morti o irrimediabilmente screditati . L’argento che per i protagonisti aveva rappresentato una via per la ricchezza, indipendenza o il potere, ha avvelenato le loro anime.
Benché la lingua e il contesto possano sembrare arcaici, “Nostromo” ci dà uno sguardo lugubre per quanto letterario in quello che forse succede a Papua ed in altre zone ricche di risorse.
Conrad col suo attaccamento alla vita ai margini della civiltà fu tra i romanzieri più moderni. Comprese l’impatto sfiancante che potevano avere il capitalismo moderno e le attività estrattive come la miniera, non solo da un punto di vista politico ed ambientale ma anche spirituale. Illustrò la gelosia, l’ingordigia e la paranoia che spesso conducevano le società alla violenza primordiale e alla regola della folla.
Forse non sapremo mai cosa avviene a Grasberg, le notizie sono troppo oscure e Papua è troppo lontana. Ma romanzi come Nostromo ci permettono uno sguardo nel lato oscuro dell’attuale boom di risorse naturali.
E qui sorge una domanda: fino a che punto siamo davvero preparati a ricercare il benessere?