Studiosi hanno proposto una decisione sulla diga di Xayaburi rimandata come su un qualunque progetto idroelettrico sul corso del fiume
Le acque turbolente del Mekong sono state testimoni di tante durezze. Dalla guerra del Vietnam al conflitto in Cambogia degli anni 90, i cittadini del Mekong sono stati divisi dalle guerre, dall’ideologia e dalla diplomazia della guerra fredda.
Ed ora una regione affamata di energia che ha visto un boom nei progetti idroelettrici ha lanciato un altro conflitto che potrebbe dividere di nuovo la subregione del Mekong. Era destino. Dopo tutto la Commissione del Fiume Mekong (MRC), che si è formata nel 1995 e che succedeva Al Comitato del Mekong e al Comitato Ad Interim del Mekong, aveva l’intenzione di unire i quattro paesi membri in una gestione cooperativa del fiume attraverso il dialogo e il negoziato.
Il fiume da da tempo formato parte integrale delle società ed economie della Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam, ed offre alla regione un ricco ecosistema che include almeno 800 specie di pesce, come pure una sicurezza di alimenti per 65 milioni di persone. Non è sorprendente che la controversia abbia accerchiato i piani per la diga a Xayaburi.
Questa diga è la prima di una cascata di 11 dighe da costruirsi sul basso Mekong sulle quali è forte l’insistenza del governo laotiano per poter così divenire “La batteria del Sudest Asiatico” ed assicurarsi le risorse di cui ha bisogno per sviluppare i suoi programmi di sviluppo.
“La costruzione della diga non porrebbe dei seri rischi” sostiene Viraphonh Viravong, ministro dell’energia e delle miniere del Laos. Il Comitato nazionale del Mekong vietnamita ha condotto gli sforzi per bloccare la diga con l’aiuto della Cambogia, e sostiene in modo considerevole che non si dovrebbe costruire alcuna diga sul corso del fiume per almeno un decennio, affermazione che riecheggia la Valutazione Strategica di Impatto ambientale sul potenziale impatto della diga commissionato da MRC e rilasciato nel 2010.
Agli inizi di dicembre, durante una sessione ministeriale a Siem Reap in Cambogia, le quattro nazioni della MRC hanno fatto un comunicato congiunto che spostava nel tempo una decisione sulla diga e chiedeva ulteriori studi sul probabile impatto della progettata diga sul corso del fiume. Il Giappone ed altri donatori internazionali saranno chiamati da assistere nel condurre gli studi.
Centinaia di associazioni e ONG, radunati sotto lo slogan “Salviamo il Mekong” hanno applaudito a questa risoluzione indeterminata. Ma questa gioia è stata subito colpita dalla dichiarazione del governo laotiano alla fine della sessione del MRC con la quale si dice: “La Repubblica Popolare democratica del Laos continuerà a lavorare con esperti internazionali di fama per rivedere e migliorare il disegno finale del Progetto Idroelettrico di Xayaburi”
Un ex rappresentante del settore idroelettrico laotiano, parlando in condizioni di anonimato, ha detto che la decisione del Laos di costruire la diga è stata già presa. “Qualunque cosa le altre nazioni del Mekong dicano, sono determinati ad andare avanti nel 2012.”
La realtà è che dietro quel vagamente proclamato “consenso” del MRC che riflette lo schema di regolazione debole della Commissione, esiste un significativo conflitto tra il Laos, sostenuto dalla Thailandia da un lato e Vietnam e Cambogia dall’altro.
La Thailandia è pesantemente coinvolta nel progetto con la ditta costruttrice Karnchang Ch della diga finanziata da quattro banche thailandesi. Un valore stimato del 95 % dell’energia prodotta sarà venduta alla Thailandia. Nel frattempo la ditta thailandese ha già costruito la strada nuova che conduce al sito, uno sviluppo a cui il governo Laotiano non è riuscito a rispondere alle domande della MRC.
Piaporn Deetes, coordinatrice di International Rivers della Thailandia, sostiene che il governo Thailandese è stato un complice del governo laotiano nel provare a spingere per la diga. Muovendosi sotto il radar della Commissione del Fume Mekong, Thailandia e Laos hanno minacciato lo spirito regionale di cooperazione e di integrità dell’accordo del Mekong del 1995. Mentre non sorprende che la ditta costruttrice della diga abbia fatto pressioni perché si vada avanti con la diga, è completamente inaccettabile che il governo thailandese si pieghi agli sviluppatori del progetto contro gli interessi della propria gente.”
Secondo il trattato del 1995, dopo la fine del processo di consultazione non c’è nulla che possa fermare il governo laotiano dall’esercitare il proprio diritto di procedere con la diga comunque nonostante la veemente opposizione della Cambogia e del Vietnam e stante un corpo sostanzioso di avvertimenti scientifici di un disastro ecologico.
“Le dighe hanno un incredibile impatto negativo anche in termini economici. Non è solo un problema di perdite ambientali” sostiene Philipp Hirsch dell?università di Sydney. “Secondo recenti studi, il costo economico per ripristinare questi servizi di ecosistemi è stato stimato attorno a 274 miliardi di dollari.”
Le nazioni donatrici della MRC, compreso gli USA, hanno anche espresso preoccupazioni che nessuna diga dovrebbe essere fatta prima di un credibile studio di impatto ambientale come anche dei rischi a cui si va incontro.. Una domanda che è stata posta per esempio è se i progettisti abbiano sufficientemente tenuto conto del fatto che la diga è localizzata su una linea di faglia.
Alcuni osservatori speravano che i legami storici tradizionali tra Laos e Vietnam, risalenti alla guerra comune contro il colonialismo francese, possa essere stato abbastanza per impedire al Laos di andare avanti ugualmente. Ma l’influenza di Hanoi sembra sia stata spazzata via dall’investimento thailandese nel progetto di 4 miliardi di dollari.
Una risoluzione amichevole alla questione dovrà perciò richiedere una soluzione da salvare la faccia che venga con incentivi finanziari al Laos per fare marcia indietro dal piano. La questione è se esistano tra i donatori internazionali qualcuno che sostenga questa soluzione.
Tom Fawthrop, The Diplomat
MEKONG: La decisione sulla diga di Xayaburi rimandata
Gli studiosi hanno proposto di rinviare di almeno dieci anni una decisione sulla diga di Xayaburi e su un qualunque progetto idroelettrico sul corso del fiume per poter valutare bene sia le misure di salvaguardia ambientale che gli impatti transfrontalieri cumulativi che, nella valutazione ambientale del progetto, sono totalmente assenti.
Tutte queste preoccupazioni sono state più volte espresse da tutte le associazioni ambientaliste, ONG, studiosi e tecnici che in più occasioni hanno espresso la necessità di un lungo periodo di tempo, almeno dieci anni, per studiare gli impatti sul corso del fiume, sull’industria della pesca, sulle popolazioni che dal fiume traggono i mezzi di sostentamento, sulla navigazione stessa del fiume e sull’agricoltura a valle in Cambofia e Vietnam. Di seguito è presentato il comunicato stampa del MRC.
Il 19 aprile il Comitato Congiunto della Commissione del Fiume Mekong (MRC), formata da Laos, Vietnam, Thailandia e Cambogia, ha deciso di rinviare la decisione sul progetto idroelettrico a Xayaburi ai più alti livelli ministeriali, dal momento che non si è raggiunto un accordo sulla fine della Consultazione Prioritaria a causa delle diverse preoccupazioni sollevate dai rappresentanti thailandesi, cambogiani e, soprattutto, vietnamiti.
Cambogia, Laos, Thailandia e Vietnam oggi sono d’accordo che una decisione sul processo consultivo prioritario per il progetto idroelettrico proposto di Xayaburi sia preso in considerazione a livello ministeriale, dal momento che non sono riusciti a giungere ad una conclusione comune sul come andare avanti col progetto.
I quattro membri della Commissione del Fiume Mekong (MRC) hanno raggiunto la conclusione alla sessione speciale del Comitato Congiunto della MRC a Vientiane dal momento che si erano riuniti per discutere il progetto idroelettrico proposto, il primo sul corso del fiume del Bacino del Basso Mekong.
I membri del Comitato Congiunto hanno visto che ci sono differenze di visione tra le varie nazioni se la consultazione prioritaria debba terminare.
All’incontro il rappresentante del Laos ha insistito che non c’era bisogno di estendere il processo dal momento che questa opzione non sarebbe pratica, mentre gli impatti ambientali transfrontalieri sulle altre nazioni lungo il fiume sono improbabili.
Le altre nazioni appartenenti alla MRC, Cambogia, Thailandia e Vietnam, comunque hanno sollevato le loro preoccupazioni sui vuoti nella conoscenza tecnica e sugli studi sul progetto, sul impatto previsto sull’ambiente e sui mezzi di sostentamento della gente nel Bacino del Mekong e del bisogno di una maggiore consultazione pubblica.
«Apprezziamo tutti i commenti ma noi valuteremo tutte le preoccupazioni» ha detto il capo della delegazione Laotiana Viraphonh Viravong.
Il Laos ha proposto la fine del processo di consultazione prioritaria come in accordo con l’articolo 5.5.1 delle Procedure di Notificazione, di Consultazione Prioritaria e di Accordo che stabiliscono che l’intervallo di tempo per la consultazione prioritaria è di sei mesi dalla data di ricezione dei documenti sulla Consultazione Prioritaria, e in accordo all’articolo 5.5.2 che afferma che se necessario sarà permessa un periodo esteso dalla decisione della Comitato Congiunto del MRC.
Il Laos ha anche notato che un’estensione per condurre ulteriori studi richiederebbe molto più di sei mesi e non sarebbe possibile soddisfare le preoccupazioni di tutte le parti.
Il progetto di Xayaburi rispetterà la Guida sul disegno preliminare della segreteria del MRC e le pratiche migliori basate sui modelli internazionali, ha detto il delegato laotiano, aggiungendo che i grandi impatti sulla navigazione, sul passaggio dei pesci, sui sedimenti, sulla qualità dell’acqua e sull’ecologia acquatica e la sicurezza della diga possono essere mitigati fino a livelli accettabili.
Gli altri membri hanno comunque espresso una varietà di preoccupazioni sul progetto proposto e fornito ulteriori raccomandazioni.
La Cambogia ha detto che potrebbe essere richiesto più tempo per la nazione che notifica e chi sviluppa il progetto per soddisfare le mancanze nelle richieste tecniche e per le effettive consultazioni tra le nazioni membri e col pubblico.
La Cambogia ha affermato c’era un bisogno di uno studio comprensivo e della valutazione degli impatti transfrontalieri e ambientali cumulativi, aggiungendo che la messa in opera di contromisure e soluzioni per mitigare questi impatti necessitavano di essere chiaramente sviluppati, mentre altre misure quali la condivisione dei benefici con le nazioni affette, la gestione ambientale transfrontaliera e i fondi sociali dovevano essere messi in pratica in modo unitario.
«Con le limitate informazioni relative al progetto, la Cambogia perciò suggerisce che il periodo di Consultazione prioritario sia esteso» ha detto la nazione nella sua risposta ufficiale.
Riconoscendo il ruolo importante del progetto nel piano di sviluppo del Laos, la Thailandia rispondeva che nello spostare in avanti il progetto, si dovrebbero condurre misure precauzionali e di mitigazione per la salvaguardia della gente e dell’ambiente nella regione. La Thailandia, citando le preoccupazioni sollevate nelle sue consultazioni nazionali sul degrado ambientale quale la perdita del pescato, delle terre umide e della mancanza di misure mitigante chiaramente identificate, ha detto di essere preoccupata sull’impatto che avrà sulla gente la cui vita dipende dal fiume.
Anche la Thailandia ha sollevato le preoccupazioni sorte dagli incontri pubblici che è dubbia la sostenibilità del progetto, e che l’intervallo temporale per il processo della consultazione prioritaria è insufficiente e dovrebbe essere esteso.
«Perciò vorremmo vedere che le preoccupazioni e i punti di vista pubblico sia ben preso in considerazione» ha dichiarato nella risposta ufficiale al progetto Jatuporn Buruspat, direttore generale del Dipartimento Thailandese delle risorse idriche.
Nel frattempo, il Vietnam ha espresso le sue profonde e serie preoccupazioni sulla mancanza di valutazioni adeguate, appropriate e comprensive degli impatti transfrontalieri e cumulativi che il progetto può causare a valle specialmente nel Delta del Mekong. Il Vietnam raccomandava il rinvio di questo e di altri progetti idroelettrici pianificati sul corso del Mekong per almeno dieci anni.
Il rinvio deve essere visto in chiave positiva come un modo per dare il tanto necessario tempo per i governi rivieraschi di portare avanti studi comprensivi e più specificatamente quantitativi su tutti i possibili impatti cumulativi» ha enfatizzato il capo della delegazione Vietnamita Le Duc Trung che ha aggiunto che il tempo limitato per il processo di consultazione era inadeguato per facilitare il raggiungimento del processo. «Il rinvio permetterebbe alla nazione di assicurarsi una maggiore comprensione e confidenza del pubblico e delle comunità locali.»
I membri del Comitato Congiunto faranno rapporto di quanto uscito dall’incontro ai rispettivi ministeri nelle loro nazioni.